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DOTT. NICOLA PAOLI * SANITÀ TRENTINA; « RETE FORMATIVA STRUTTURE OSPEDALIERE, NON SI PUÒ FONDARE SOLO SU APICALITÀ UNIVERSITARIE »

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10.05 - martedì 5 marzo 2024

Caro Direttore,

dice bene l’Assessore alla Salute della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, quando nei giorni scorsi ha dichiarato:”L’Azienda sanitaria sarà presto integrata territoriale e permetterà ai medici di svolgere anche ricerca e formazione”.

Altrettanto bene dice il Direttore generale di Apss Trentino, il dottor Antonio Ferro, quando dichiara: “Gli specializzandi saranno presenti in tutti gli ospedali del territorio.Ciò significa che i direttori delle unita complesse saranno tutti coinvolti nella formazione”.

Quello che invece non si dice è che una seria riforma della rete formativa trentina non si può fondare solo sulla attribuzione di apicalità universitarie in strutture ospedaliere. Bensì si deve basare sulla valorizzazione, tramite procedure selettive, delle migliori professionalità disponibili, che dimostrino merito e capacità.

Puntavamo, anni fa, sulla formazione dei medici formandi nelle valli per sostituire i nostri medici di base pensionandi. Attualmente i tutor di molte realtà periferiche si lamentano di non aver mai ricevuto formandi dal centro, perché costoro si rifiutano di pagarsi l’affitto di una stanza. Lo faranno gli specializzandi mandati negli ospedali periferici? O saranno obbligati a pagarsi vitto e alloggio lontani dalla sede universitaria di Trento?

Ben venga l’accordo del 2020 tra Apss, Pat, Universita di Verona e Trento per reclutare personale docente  ricercatori e professori. Ben vengano le parole di Fugatti dove descriveva”una via innovativa e di eccellenza con ad oggi 250 studenti medici”.

Non dubitiamo che se tutti i 30 professori dichiarati da Ferro saranno come il professor Giuliano Brunori, da decenni a capo di una struttura di eccellenza ospedaliera trentina, non avremo problemi di alcun genere, nella duplice funzione, assistenziale e di ricerca e docenza.Mi spingerei fino a sperare in un Irccs universitario in Via Al Desert, con solo professori clinicizzati apicali, rispetto ai clinici dell’ospedale Santa Chiara.

Magari che restino nell’ospedale cittadino, pur se ridotto nelle volumetrie, salvando cosi sviluppi di carriera almeno in quei trenta reparti dichiarati da Ferro, oggi, perduti. Minati nel profondo dall’auspicabile rapporto di integrazione.

Riteniamo infatti che la qualità della rete formativa trentina possa essere ampiamente garantita dalla professionalità e competenza di direttori di struttura e dirigenti medici ospedalieri. Ma consiglio, allora, di affrettarsi, come firmato oggi dal Veneto, a gratificare coloro che, come ospedalieri, faranno attività didattica e di tutoraggio nell’ambito della formazione specialistica.

Con la previsione di una quota aggiuntiva finanziata dalla retribuzione di risultato erogabile ai tutors. Infine: l’inquadramento del rapporto di lavoro dei medici universitari acquista rilevanza sotto due altri aspetti di particolare rilievo non rilevato ancora da nessuno.

L’orario di lavoro dei medici universitari e l’applicabilità agli stessi del medesimo codice etico previsto dall’Apss per i medici ospedalieri.Ci immaginiamo che la questione troverà soluzione nei protocolli tra Universita e Provincia autonoma di Trento, ma certo è che non potranno però non muovere dai principi comunitari che portano ad una distinzione tra orario di servizio assistenziale, orario di didattica e orario di ricerca.

 

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Dottor Nicola Paoli

Trento

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