(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Il 6 marzo si è tenuto a Dro l’incontro con il servizio Bacini Montani della PAT nel corso del quale è stata presentata la proposta di riassetto dell’alveo della Sarca tra Dro e Pietramurata. La serata, organizzata grazie all’impegno del Parco Fluviale della Sarca e del Comune di Dro, ha riscontrato una notevole partecipazione di cittadini ed ha costituito un positivo momento di confronto con il Servizio Bacini Montani, che ha presentato in maniera abbastanza dettagliata l’ipotesi progettuale che prevede interventi per il riassetto dell’alveo del fiume nel tratto compreso tra il ponte del Gobbo e l’abitato di Pietramurata.
Questo tratto è stato oggetto anche in passato di specifici interventi in seguito a piene del fiume ed eventi alluvionali di una certa rilevanza, alcuni dei quali, come evidenziato dai tecnici intervenuti nel corso della serata, molto impattanti per l’ambiente fluviale e per il paesaggio. I lavori prevedono l’asportazione di materiale dall’alveo e la risistemazione dell’argine, e dovrebbe portare ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza del fiume, in un tratto che in situazione di piena, ha presentato anche in passato notevoli criticità. L’intervento che si andrà a realizzare è uno dei tanti che negli ultimi mesi e anni si realizza sul corso del fiume: interventi realizzati in conseguenza di eventi critici, sempre più frequenti anche a causa del cambiamento climatico, con l’ obiettivo condivisibile, di garantire la sicurezza di chi vive lungo il nostro fiume. La Sarca, negli ultimi anni, è stata oggetto di vari lavori di questo tipo, senza però la definizione di un vero e proprio progetto organico degli stessi. Le frequenti asportazioni di materiali, giustificate con la tutela della sicurezza senza che esista un vero e proprio piano di gestione dei sedimenti, impattano fortemente sull’ecosistema fluviale compromettendo gli equilibri che consentono la riproduzione della fauna ittica e dell’avifauna, senza considerare gli aspetti di tipo paesaggistico.
Oltre a ciò, resta il problema della gestione dell’invaso di Ponte Pià, di cui si parla da anni, occupato per una parte considerevole del suo volume dai detriti portati dal fiume nel tempo, mai rimossi dai titolari della concessione di sfruttamento idroelettrico. Se consideriamo che, ormai da diverso tempo, l’ambiente della Sarca è classificato come parco fluviale (senza contare che nella parte alta, rientra addirittura nel Parco Naturale Adamello Brenta), è necessario che accanto agli interventi, più che legittimi per garantire la sicurezza fluviale, siano previste adeguate misure di mitigazione dell’impatto dei lavori e nell’ambito dei progetti che si prevedono di attuare, venga esplicitamente prevista una quota di lavori riferiti in maniera specifica “di riqualificazione dell’ambiente fluviale”.
Proponiamo ed auspichiamo che la Provincia Autonoma di Trento attraverso i suoi servizi competenti, coinvolga Università di Trento (dove sono presenti forti professionalità del settore) e il Centro Italiano di Riqualificazione fluviale, per produrre uno studio organico sul fiume Sarca, che comprenda un piano di gestione dei sedimenti, con l’obiettivo di unire miglioramento delle condizioni di sicurezza del fiume e recupero, rinaturalizzazione e riqualificazione dello stesso, nello spirito di quanto previsto dalla Nature Restoration Law (regolamento sul ripristino della natura), recentemente approvata dal Parlamento Europeo secondo la quale entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute di almeno il 20 % degli habitat contemplati nel testo tra i quali rientrano anche quelli dei fiumi.
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Gianfranco Maino