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VERGNANO * PERICOLO AMBIENTALE IMMINENTE: DOPO DUE ANNI LA PROCURA CI DÀ RAGIONE

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12.55 - mercoledì 14 febbraio 2018

Pericolo ambientale imminente. Dopo due anni la Procura ci dà ragione. Era il 17 novembre 2015. Dopo una interrogazione provinciale del consigliere Degasperi, presentai una interrogazione (n. 53 del 17 novembre 2015) per avere conferma delle preoccupazioni che interessavano il depuratore Aquaspace.

Il 10 febbraio dell’anno successivo, dopo poco meno di tre mesi, l’assessore all’ambiente rispose che, alla data della risposta, non si evidenziavano le problematiche espresse.

 

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Ricordo, visto il tempo passato, il cuore del problema.

“In data 1 ottobre 2015 si è svolta presso gli uffici del Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali (Sava) un incontro tra personale dello stesso Servizio, Appa e Adep.

Oggetto dell’incontro la possibile presenza di “criticità nel contenuto di alcune Aia” ed in particolare in quella in base alla quale l’azienda A. Spa è autorizzata a ricevere presso il proprio impianto di trattamento di rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi di Rovereto tipologie di rifiuto che a detta di Appa “non sarebbe in grado di trattare”.

Nella nota Appa citata nel verbale” (allegato ma non pubblicato) “si fa riferimento a tutti i rifiuti liquidi contenenti sostanze alogenate e quelli contenenti oli minerali e solventi organici.

Dalla lettura del verbale dell’incontro emerge come le perplessità di Appa siano pienamente condivise dal responsabile dell’Adep che “concorda sull’inefficacia di un trattamento sia di tipo biologico che chimico-fisico per abbattere il carbonio organico contenuto nelle suddette sostanze, le quali presentano una struttura chimica particolarmente difficile da degradare…”.

 

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Alla mia domanda:
se e come voglia ottemperare alla difesa della salute pubblica e sicurezza ambientale, in ottemperanza all’articolo 13, comma 2°, della legge 23 dicembre 1978 n. 833 (e anche art. 13 Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22), in particolare se intenda ordinare la cessazione delle attività lavorative ritenute nocive e dannose per la salute pubblica; tutto questo fino a quando non siano stati adottati gli strumenti ed i meccanismi idonei ad eliminare la predetta situazione e ripristinare, così, lo status quo ante;
l’assessore rispose:

“non avendo registrato irregolarità nell’impianto in parola, non si è potuto attivare alcun procedimento amministrativo di natura coercitiva.

 

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Alla mia successiva:
se intenda informare il sig. Prefetto al fine di indire l’apposita conferenza alla quale, così come recita il D.Lgs. 18 agosto 2000 n.267 (TUEL) art. 54 comma 5, “prendono parte i sindaci interessati, il presidente della provincia e, qualora ritenuto opportuno, soggetti pubblici e privati dell’ambito territoriale interessato dall’intervento”, visto il possibile inquinamento dei comuni bagnati dall’Adige dopo lo scarico del depuratore.

 

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L’assessore rispose:
non essendo state ad oggi rilevate difformità rispetto alle autorizzazioni vigenti, non si è dato seguito ad alcun iter amministrativo.

Occorre ricordare che, qualche giorno dopo le nostre interrrogazioni, la società rinunciò a trattare (cito) i “rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi di Rovereto tipologie di rifiuto che a detta di Appa “non sarebbe in grado di trattare””. Se l’assessore avesse proceduto immediatamente a trasmettere alla Procura le nostre perplessità, forse, l’indagine avrebbe avuto una accelerazione e si sarebbe arrivati prima alla decisione di sigillare l’impianto.

Rimanendo comunque garantista, in attesa di una sentenza e sperando che questo procedimento – per la salute della popolazione e per la vita dell’azienda – sia un errore, mi aspetto maggiore attenzione da parte dell’amministrazione nelle sollecitazioni di organismi provinciali preposti al controllo dell’ambiente.

 

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Paolo Vergnano
Movimento 5 Stelle

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