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FRACCARO E KÖLLENSPERGER * CASSE RURALI: ” RITENIAMO CHE LA RIFORMA SIA DA ABOLIRE O QUANTOMENO RISCRIVERE A FONDO ” (TESTO INTEGRALE)

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07.26 - lunedì 11 giugno 2018

Salvaguardiamo l’autonomie delle casse rurali.

Il decreto legge 18 del 2016 ha costretto le banche di credito cooperativo a trasformarsi in Spa o a sottomettersi a una capogruppo – sempre società per azioni – che esercita invasivi poteri di controllo su tutte le Bcc aderenti. É una riforma che impatterebbe significativamente sulle numerose piccole banche del nostro Paese e di conseguenza sui loro tipici clienti, le famiglie e le piccole e medie imprese. Le banche di credito cooperativo sono un importante volano di sviluppo: sono loro che raccolgono il risparmio dei territori e per legge devono reimpiegare in quello stesso territorio i capitali raccolti, nello spirito proprio della cooperazione.

L’obiettivo della riforma sarebbe quello di rendere più solido il sistema delle banche di credito cooperativo dal punto di vista patrimoniale. In realtà, per irrobustirlo sarebbe bastato un meccanismo di protezione patrimoniale reciproca tra banche basato sul mutuo soccorso tra le varie Bcc, oppure un fondo istituzionale, da utilizzare con celerità e oculatezza in caso di crisi. Una soluzione questa adottata in Germania e altri paesi europei, peraltro. La riforma del Pd invece risulta controproducente sotto il profilo del credito mutualistico locale abolendo di fatto l’autonomia gestionale delle piccole Bcc del territorio senza riuscire comunque a conferire al settore una dimensione competitiva. Rischia inoltre di agevolare gli speculatori finanziari internazionali, che potranno entrare nel capitale della holding delle Bcc, conquistare una parte del ricco mercato italiano del risparmio, senza più alcun obbligo di dare sostegno alle imprese locali e alle famiglie.

Bene ha fatto il nostro Governo a pensare a una moratoria all’implementazione di questa riforma. Gli aspetti critici sono diversi. Anzitutto lo spirito della cooperazione, della solidarietà e del mutuo soccorso non è compatibile con i fini capitalistici delle Spa. È obiettivo dichiarato della riforma attirare capitali esterni, una scelta che esporrebbe il credito cooperativo al concreto rischio di scalate straniere. L’accesso al credito per le Pmi e famiglie diverrebbe verosimilmente più difficile. Il passaggio a logiche di mercato può infatti colpire i clienti a più bassa marginalità – che verrebbero esclusi dal parco dei potenziali debitori delle Bcc – e potrebbe causare l’introduzione di prodotti finanziari standard all’interno delle strategie di vendita delle banche cooperative.

I capitali accumulati dalle singole casse finirebbero alla capogruppo per via del consolidamento e del contratto di garanzia. La concentrazione e la conseguente chiusura di molte filiali farà perdere posti di lavoro di alto valore nel territorio. Il controllo sul credito cooperativo passa da Bankitalia alla Bce. Riteniamo infine che la riforma di Renzi possa essere in contrasto con l’art. 45 della Costituzione sulla tutela della cooperazione.

A seguito della riforma, il polo Iccrea e la Cassa Centrale Banca, proprio in virtù della loro nuova dimensione, saranno inevitabilmente sottoposti alla vigilanza bancaria europea della Bce, con l’obbligo di rispettarne i parametri sui famosi crediti deteriorati (npl) e sugli stress test. Da qui la necessità di reperire nuovi capitali, con il rischio quindi di essere “conquistate” da capitali esteri. La Germania ha tenuto fuori dalla vigilanza Bce gran parte del proprio sistema di banche cooperative, che per tutelare la propria solidità patrimoniale adottano i cosiddetti Ips (Institutional protections schemes), ovvero i sistemi creditizi di mutua protezione. Questo schema di protezione prevede che le piccole e medie banche non si fondano in un unico gruppo ma che si prestino garanzia reciproca e mutuo soccorso in caso di difficoltà finanziarie e patrimoniali. Perché non adottiamo un simile schema qui in Italia?

Anche se in Alto Adige abbiamo trovato un rimedio parziale, con una cassa centrale che quantomeno resterà sul territorio e non passerà sotto il controllo Bce, la vera spada di Damocle pende sulla testa delle Bcc trentine e del resto dell’Italia. Riteniamo quindi che la riforma sia da abolire o quantomeno riscrivere a fondo. Nello spirito del M5S, il credito cooperativo (che in Alto Adige funziona benissimo) deve servire le PMI locali e le famiglie: vogliamo promuovere l’idea della piccola banca che serve un territorio e i suoi cittadini.

 

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Paul Köllensperger e Riccardo Fraccaro

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