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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * QUINTA COMMISSIONE: « SCUOLE PER L’INFANZIA, AUDIZIONI AL DDL FILIPPO DEGASPERI (ONDA) »

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18.11 - martedì 12 marzo 2024

Si sono svolte questo pomeriggio presso la quinta Commissione permanente di Christian Girardi le consultazioni al disegno di legge di Filippo Degasperi di modifica alla legge provinciale sulle scuole dell’infanzia. Oltre a rendere definitivo il limite massimo di 24 bambini per sezione introdotto a seguito del Covid (limite già inserito nella recente legge di variazione di bilancio), la proposta del consigliere di Onda prevede la riduzione della sezione di due unità per ogni bambino con bisogni educativi speciali presente e di uniformare il calendario della scuola dell’infanzia a quello della scuola primaria.

 

Garante dei minori: bisogni in costante aumento
Il Garante dei diritti dei minori Fabio Biasi ha ammesso di non essere uno specialista della materia. Ha comunque espresso delle perplessità in ordine al prolungamento della scuola per l’infanzia nel mese di luglio, evidenziando il timore che i bambini non avrebbero la possibilità di trascorrere del tempo nelle famiglie e con i servizi conciliativi. Detto questo, tolto il mese di luglio, l’articolazione della scuola per l’infanzia su 10 mesi, un mese in più di cui i bambini possono godere rispetto alla scuola primaria, è tutto sommato una risorsa e non andrebbe dunque cambiato, anche per andare incontro alle esigenze delle famiglie.

La norma che riguarda il limite del numero di bambini nelle sezioni e la riduzione ulteriore in caso di bisogni educativi speciali, l’ha definita “opportuna”, aggiungendo che il numero andrebbe a suo avviso ulteriormente ridotto, dal momento che i bambini oggi soffrono di un malessere generalizzato e di altri malesseri inediti spesso derivati da un disagi famigliari, che aumentano il bisogno di essere curati e seguiti rispetto al passato. Senza contare che i bambini bes necessitano del supporto di un insegnante e dunque la scuola in questo modo si arricchirebbe ulteriormente. Sarebbe interessante poi, ha aggiunto, poter implementare la formazione degli insegnanti anche in piano preventivo, perché c’è un numero elevatissimo di insegnanti della scuola dell’infanzia (si parla di oltre 60.000) affetto da burn out, numeri significativi del fatto che qualcosa deve cambiare.

 

Consiglio sistema educativo: no al prolungamento a luglio
Martina Detassis e il Giovanni Ceschi, rispettivamente consigliera e presidente del Consiglio del sistema educativo provinciale hanno espresso contrarietà all’apertura delle scuole dell’infanzia nel mese luglio. Il Consiglio del sistema educativo, ha detto Detassis, ha rilevato una fuga delle insegnanti verso la scuola primaria e l’impoverimento conseguente della scuola per l’infanzia. Già oggi il calendario della scuola per l’infanzia copre 220 giorni di scuola all’anno contro i 175 giorni della primaria e 800 ore in più rispetto al tempo pieno della primaria. Le aperture di luglio spacciate per straordinarie ed emergenziali sono costate molto di più di quanto sarebbero costati i servizi conciliativi a copertura.

Infine, hanno espresso un parere nettamente positivo al disegno di legge in discussione che mostra una particolare attenzione e sensibilità verso i bisogni speciali. Ceschi ha aggiunto che il Consiglio del sistema educativo ha affrontato la questione in svariate occasioni e nell’aprile del 2021, in una data dunque “non sospetta”, aveva segnalato alcuni aspetti che è opportuno richiamare: dissenso rispetto all’ipotesi di prolungamento nel mese di luglio, la funzione didattica e non assistenziale della scuola dell’infanzia, l’importanza di non investire la scuola di un ruolo conciliativo che non le compete. Preoccupa la possibilità che le aperture da emergenziali diventino fisiologiche anche al fine dell’allineamento del calendario con quello dei nidi d’infanzia.

 

Federazione Scuole materne: Bes, categoria non applicabile alla scuola per l’infanzia
Per Lucia Stoppini e Sandra Mucci della Federazione provinciale scuole materne la riduzione del numero massimo di bambini in presenza di bambini Bes rappresenta un elemento di ostacolo e criticità sul piano formale: la categoria non rappresenta a loro avviso una categoria formalmente applicabile alla scuola dell’infanzia perché non utilizzabile dal punto di vista normativo. Un ulteriore considerazione è che la presa in carico non è un elemento sufficiente a richiedere la risorsa supplementare, ulteriore elemento che rende il termine bes una definizione generale, ma non una categoria che può essere utilizzata per le scuole dell’infanzia. Quanto agli utenti la scuola per l’infanzia è spesso il primo contesto in cui i genitori prendono contatto con le fragilità incontrate dai loro bambini, da cui poi si attiva un tempo lungo per la presa in carico dei bisogni.

La maggior parte accedono tra il secondo e il terzo anno di frequenza della scuola dell’infanzia e dunque la previsione del ddl sarebbe applicabile solo all’ultimo anno di iscrizione dei bambini. Adeguare i calendari non tiene poi conto della mobilità delle sezioni della scuola per l’infanzia che cambia composizione di anno in anno a differenza della scuola primaria e il gruppo non è mai soggetto ad una stabilità numerica. In definitiva, non sono le differenze numeriche a garantire l’efficacia del lavoro inclusivo. L’adeguamento del calendario rileva alcune criticità anche per il momento storico e in considerazione del metodo con cui è stato predisposto il disegno di legge, che non è frutto di un confronto con i soggetti interessati. Ancora: lo snodo più critico è a loro avviso quello di aver preso in esame un tassello ristretto rispetto al percorso di un bambino, ovvero non aver tenuto conto dello 0-3 e dei gradi successivi, in un approccio poco lungimirante e privo di una visione complessiva e di prospettiva. Sollecitiamo, hanno concluso, l’attivazione di un confronto culturale profondo su premesse, logiche e contesti ridefiniti da tutti i soggetti interessati e coinvolti nello 0-18. Detto questo, l’auspicio è il ripristino dei 10 mesi della scuola dell’infanzia, con i due mesi dedicati ai bisogni di conciliazione, ovvero che il tavolo avviato con l’assessora possa dare gli esiti positivi sperati.

Ringraziando per gli spunti positivi, Filippo Degasperi (Onda) ha “corretto” alcune delle affermazioni sui bisogni educativi speciali: la norma che sovrintende i bes, ha replicato, fa solo parzialmente riferimento alle categorie sanitarie e nella categoria dei bes rientrano anche soggetti privi di certificazione che esulano dal recinto cui si fa riferimento nella tesi sostenuta dalla Federazione. Tra l’altro nel ddl non si parla di eliminare le modalità impiegate per individuare risorse aggiuntive e dunque le affermazioni sostenute non sono in alcun modo collegate al disegno di legge. Sui risvolti organizzativi, nel momento in cui si parla di 24 bambini non c’è differenza nel dire che il parametro varia a seconda della presenza di bambini con bisogni specifici.

L’affermazione che il ddl non è frutto di un dibattito è un’opinione anch’essa smentibile perché il testo è il frutto di un prolungato e approfondito tempo di ascolto e confronto con i soggetti che la scuola la vivono e che nella scuola lavorano. Infine sull’osservazione relativa allo 0-18 questo ddl porterebbe ad un’evoluzione 3-18 che oggi manca. Mucci ha ribattuto che preme evidenziare che la categoria bes non è adeguata alla scuola per l’infanzia e il timore è che si arrivi a definire soglie numeriche e certificazioni che sarebbero deleterie visto il lavoro inclusivo nella scuola per l’infanzia. L’impatto organizzativo dal nostro punto di vista c’è e questa proposta non offre vantaggi. Non può essere irrilevante, infine, il fatto di non essere stati coinvolti nell’eventuale dibattito avvenuto con il mondo delle scuole per l’infanzia perché se c’è stato dibattito è stato molto parziale e noi rappresentiamo una grossa fetta dei gestori, ha concluso.

Con riferimento alla nota inviata da Co.E.S.I. Asif Chimelli (non presenti all’audizione), il consigliere Degasperi ha ribadito che le osservazioni al ddl in essa contenute è assolutamente parziale perché le considerazioni sono le stesse rilevate dalla Federazione scuole materne.

Erikson: bene le sezioni piccole e l’allineamento dei calendari
Dario Ianes di Edizioni Centro studi Erickson ha osservato che è perfettamente appropriata la riduzione del numero dei bambini in caso di presenza di alunni con bisogni educativi speciali. Vale la pena farlo, oltre che per la legge, per vari motivi squisitamente pedagogici: sezioni più piccole consentono di attivare più agevolmente le reti di aiuto reciproco da dove passa l’inclusione e questa è la prima risorsa che è utile attivare. Ma non solo: l’investimento fatto in quel segmento attivando i bambini offre un beneficio diretto e un investimento importante sui bimbi bes e sui loro compagni nel loro successivo percorso. Osservare un bimbo o una bimba a quell’età ponendo un’attenzione speciale è fondamentale e più grande è il gruppo, maggiore è la difficoltà. Più forte e stabile è il gruppo meno bisogno c’è di supporto esterno, mentre l’affanno e le fragilità chiedono più risorse. Rispetto al calendario scuola dell’infanzia sono convinto da tempo su un’opportunità del suo allineamento a quello della primaria, ha dichiarato, in una trasformazione educativa virtuosa che apre a possibilità dinamiche. Infine, sul segmento 0-6 ha espresso la preoccupazione sulla scarsa attrattività della professione, aldilà della natalità. E su questo la politica ha un ruolo importante, ha osservato, in primo luogo coinvolgendo le scuole.

 

Sindacati: ridurre le sezioni a prescindere. No alle aperture a luglio
Sono quindi intervenute le organizzazioni sindacali CGIL (Bianca Francesconi), CISL scuola (Candida Berlanda) UIL scuola (Pietro Di Fiore e Daniela Tabarelli), SATOS (Ennio Montefusco). Francesconi ha esordito osservando che il ddl apre un ampio dibattito sulla scuola per l’infanzia trentina toccando scenari ampi e diversificati su diversi piani, non ultimo quello del rinnovo contrattuale in risposta ad eventuali variazioni. Il primo punto, quello della riduzione del numero dei bambini, è stato definito una previsione importante e da tempo sottoposta all’attenzione dell’assessore competente alla scuola. Una riduzione che va fatta a loro avviso a prescindere, aldilà dell’automatismo legato alle certificazioni Bes, per rispondere alle criticità che si manifestano sempre più forti. Anche perché risulta difficile comprendere come si possano definire i bes all’inizio del percorso e ci vuole il tempo per rendersi conto e riconoscere le fragilità: una riduzione del numero a prescindere, dunque. Il calendario scolastico allineato a quello della primaria aprirebbe ad una visione di scuola dell’infanzia nuova, fino ad oggi pensata sui 10 mesi.

Riflettendo su una scuola con tempi ridotti, la nostra preoccupazione sindacale andrebbe ai rapporti di lavoro a tempo determinato ove non è garantito un salario estivo: in questo caso la questione andrebbe ridiscussa contrattualmente, ha notato. Sono sempre di più i bambini con bisogni educativi speciali, ha aggiunto Berlanda, e dunque la riduzione del numero delle sezioni in presenza di questi bisogni garantirebbe a tutti la possibilità di essere seguiti. La scuola tuttavia, ha detto con riferimento alle aperture a luglio, è qualcosa di altro dal servizio conciliativo, che serve ai bambini per staccare, per uscire, per incontrare spazi e persone diverse. Montefusco ha osservato che la scuola per l’infanzia in Trentino è sempre stata gestita a livello provinciale ed è andata avanti anche per la disponibilità delle maestre finché ad un certo punto sono state introdotte la laurea e l’undicesimo mese. Questo “giocattolo” che funzionava sulla disponibilità delle persone non può più funzionare; occorre ristabilire un clima positivo, un nuovo modo di lavorare e poi risolvere i problemi. Altro tema di cui tenere conto, a suo avviso, l’aumento costante del numero di ragazzi con bisogni educativi speciali, anche non certificati e la necessità, non solo l’opportunità, di ridurre il numero delle sezioni.

La scuola per l’infanzia è riconosciuta all’interno di un percorso scolastico legato alla presenza dei bambini, ha notato Tabarelli. Rispetto al prolungamento del calendario scolastico, nel momento in cui la scuola non rispetta i periodi di sospensione, contraendo a piacere il numero dei bambini, fa cadere di conseguenza anche la progettualità tipica della scuola e si trasforma in servizio. Di Fiore ha apprezzato la proposta di Degasperi che pone la scuola all’attenzione del decisore politico. Nel merito siamo totalmente d’accordo, ha detto, invitando pacatamente a ragionare sull’importanza di ripristinare la distinzione tra ciò che è scuola e ciò che è servizio necessario, altro dalla scuola, di tipo conciliativo: prendiamoci il tempo per rivisitare la legge ed a invarianza di risorse ricostruiamo le distanze che permettono di ricreare le sinergie tra le nostre realtà a scuola.
Filippo Degasperi si è detto consapevole del fatto che questi siano temi aperti. Ho dato la disponibilità all’assessora Gerosa per una trattativa che però pare finora non abbia colto, ha dichiarato. Mi attendo che si prenda atto che dietro alla fantomatica eccellenza trentina ci sono persone che andrebbero rispettate: il ddl ha l’obiettivo politico di sancire che la scuola per l’infanzia è scuola a tutti gli effetti, ha chiarito, sbandierando il plico di ben 107 pagine di servizi per le attività di conciliazione già a disposizione delle famiglie altoatesine per l’estate prossima.

Le audizioni proseguiranno nella prossima seduta con l’ascolto del Consiglio per le autonomie locali.

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