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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * PRIMA COMMISSIONE: « ESAME DELLA LEGGE DI BILANCIO, SONO IL NUMERO 36, IL 37 E IL 38 I DISEGNI DI LEGGE A FIRMA FUGATTI »

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12.59 - giovedì 21 novembre 2019

In prima Commissione l’esame della legge di bilancio.

Sono il numero 36, il 37 e il 38 i disegni di legge a firma Maurizio Fugatti che compongono la manovra di bilancio della Provincia per il 2020, la cui discussione si concluderà in giornata presso la prima Commissione permanente di Vanessa Masè. Dopo l’illustrazione delle norme da parte degli assessori e le audizioni dei giorni scorsi, si sono espresse le Commissioni permanenti sugli articoli di competenza e questa mattina l’organismo ha iniziato l’esame delle norme che saranno licenziate entro sera e quindi discusse dal Consiglio provinciale nella sessione di dicembre. Siamo ancora in fase di discussione generale.

 

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Gli emendamenti
In apertura di lavori sono stati illustrati gli emendamenti da parte del Presidente della Giunta Fugatti. All’articolo 6 della collegata (ddl 36): l’emendamento interpreta la volontà di favorire nelle graduatorie di formazione dei concorsi pubblici i genitori con figli disabili in caso di parità di merito di titoli. All’articolo 11 si interviene sulla materia dei veterinari aziendali escludendo l’indennità in caso di macellazione. All’art. 14 si specifica che l’Itea esercita per conto della Pat e si introducono aspetti di tutela della privacy, mentre non cambia nulla nella sostanza dell’articolo come formulato in origine. L’art 16 sulla clausola sociale: si introduce una deroga all’obbligo di ricorrere alle aggregazioni nel caso di appalti in cui è inserita la clausola sociale e si esclude l’obbligo di andare alla Consip: un testo ”aperto” sul quale siamo pronti ad interloquire con le minoranze e con le categorie, ha notato Fugatti. All’art. 18: un emendamento introdotto ai fini di evitare l’impugnativa sulla legge Via; un’altra modifica interviene sullo sconto alle cooperative edilizie che adesso ottengono lo sconto sugli oneri di urbanizzazione in caso dell’individuazione degli assegnatari finali: con l’emendamento si consente lo sconto anche se gli assegnatari non sono ancora stati individuati purché questo avvenga entro il termine dei lavori; sempre sullo stesso articolo, sulle acque reflue un emendamento richiesto dagli imprenditori prevede l’innalzamento dei metri cubi da 1500 a 2500 per gli scarichi dei laboratori artigianali.

Quanto agli emendamenti al ddl 37 (legge di stabilità): all’articolo 2 ci sono gli emendamenti dell’assessore Spinelli in materia di Irap (eliminazione aliquota per le holding industriali) all’articolo 11 si parla di rinnovo dei contratti: erano previsti 6,7 milioni nel 2019, 10 nel 2020 e 10 nel 2021 per l’indennità di vacanza contrattuale. Dalla trattativa seguita al confronto sindacale abbiamo impostato la proposta di arrivare ad un rinnovo contrattuale nel biennio/triennio. Oggi non abbiamo le risorse da mettere a bilancio per un pieno rinnovo e non sappiamo quante risorse avremo in futuro. “Apriamo dunque oggi una stagione del rinnovo”, mettendoci 3,3 milioni con un emendamento che porterebbe il monte risorse a 10 milioni per l’oggi e poi ne abbiamo altri 20 fino al 2021. Possiamo impegnarci ad integrare negli anni successivi fino a colmare il rinnovo che vale complessivamente circa 60 milioni, ha aggiunto.
All’articolo 12: abbiamo in previsione il tema delle Olimpiadi e il governo dovrebbe inserire le risorse. Abbiamo bisogno di personale aggiuntivo a tempo determinato nell’ottica di 6 anni di qui alle Olimpiadi sulla parte ingegneristica e di lavori pubblici e qui introduciamo la possibilità di assumere.
Articolo 17 sulle scuole musicali: introduciamo la possibilità di concedere finanziamenti a federazioni e associazioni non superiore al 75%.
All’articolo 29 introduciamo lo studio di fattibilità sul tema della ferrovia Rovereto-Riva.

 

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Lungo dibattito sull’articolo 14
Gran parte della discussione generale questa mattina si è concentrata sull’articolo 14, quello che prevede che decada l’assegnazione della casa Itea, nel caso nel nucleo famigliare ci sia un condannato con pena superiore a 5 anni. E’ stato Paolo Ghezzi (Futura) ad accendere il dibattito chiedendo se una posizione chiara e definita dei comuni trentini delle autonomie locali potrebbe portare in qualche misura all’attenuazione dell’articolo che così come è formulato è anticostituzionale e con possibili conseguenze oggi non misurabili.
La norma ha già superato i dubbi sulla costituzionalità, ha replicato il presidente Fugatti, visto che è in vigore nella regione Abruzzo. Dopodiché si tratta di una “misura educativa” e si parla di condanna definitiva e di pena di reclusione oltre i 5 anni. La norma è legata al fatto che le case Itea sono case popolari e chi usufruisce di un alloggio pubblico deve avere un comportamento il più possibile onesto e trasparente. Naturalmente ci possono essere dei casi specifici da valutare di volta in volta. Mi rendo conto che è una norma forte, ma la riteniamo giusta.

Quella che si contesta, ha ribadito Ghezzi, è la ratio di estendere a tutta la famiglia una responsabilità penale che è di un unico soggetto. Si tratta di un discorso di civiltà giuridica, non di un discorso ideale, ha aggiunto, chiedendo se c’è stato un confronto con un avvocato penalista su questa norma. Lo stesso consigliere Cia che fa parte della maggioranza ha avuto qualche dubbio al riguardo.
Io devo essere nella condizione di evitare che negli appartamenti ci sia chi delinque, ha detto Fugatti, che ha aggiunto di non aver fatto ricorso ad alcun parere giuridico dal momento che una norma del tutto simile è già in vigore in un’altra regione e non è stata impugnata. Dopodiché, se si individuano delle formule che escludano di colpire i soggetti non coinvolti siamo pronti a parlarne, fermo restando il forte messaggio culturale che vogliamo dare.

Giorgio Tonini (PD) ha condiviso la preoccupazione del Presidente Fugatti. Tuttavia ha affermato di non comprendere la praticabilità di questa norma, perché così com’è formulata rischia di aggiungere disgrazia a disgrazia e di produrre un male peggiore di quello che si vuole risolvere. Occorre valutare bene l’impatto reale della norma, ha concluso.
Ugo Rossi (Patt) ha chiesto di approfondire bene la normativa: se non ricordo male già qualche anno fa avevamo espresso la necessità di finalizzare i requisiti per l’accesso e la permanenza negli alloggi pubblici al rispetto di determinate regole, pena l’esclusione. Però anche allora si pose il problema della validità della norma per tutti o solo per l’assegnatario. Secondo questa logica, infatti, lo stesso si dovrebbe far valere anche per gli artigiani che prendono un contributo e che hanno un figlio che spaccia, o per un albergatore che gode di contributi pubblici e ha un figlio che delinque, o per chi riceve un contributo all’affitto ed ha un figlio criminale ecc. Cerchiamo di stare nel solco di riferirsi all’utilizzo dell’alloggio, dunque, altrimenti rischiamo fare una norma che penalizza le persone senza centrare l’obiettivo.

Alex Marini (Futura) ha argomentato che non sono interventi di questo tipo ad arginare il fenomeno dello spaccio di droga. Per la mia esperienza all’interno di un condominio di edilizia pubblica, ha aggiunto, posso dire che la vivibilità non viene risolta con interventi di questa natura e la soluzione non può essere punitiva, anzi doppiamente punitiva.
Fugatti ha obiettato che lo stesso messaggio non deve essere estremizzato come ha fatto Rossi, estendendolo anche ad altre fattispecie di soggetti che percepiscono contribuzioni pubbliche. Colgo la riflessione del consigliere Tonini che distingue tra “bande” e situazioni famigliari delicate, anche se è difficile stabilire un confine, ha aggiunto: tuttavia, se riusciamo a stabilirlo sono pronto a parlarne, fatta salva la ratio del provvedimento.

Mara Dalzocchio (Lega) ha invitato a leggere l’articolo senza coinvolgimenti emotivi ed a cogliere la ratio della norma che risponde alla necessità della tutela della pubblica amministrazione dal rischio che gli immobili pubblici possano essere usati per scopi illeciti, immorali e delittuosi.

Il consigliere Claudio Cia (Agire) che ha già espresso la propria posizione di contrarietà a questa norma ha osservato che, pur condividendo l’obiettivo del rigore, noi siamo tenuti allo stesso rigore nel definire i soggetti che sono responsabili del fatto delittuoso. Lasciando questa norma così com’è, non meglio declinata, il messaggio che ne esce è che si spari nel mucchio e si penalizzino le famiglie alle quali si rischia di far pagare un delitto fatto da un componente, al quale sono estranee.
Premesso che aggravare le pene non risolve nulla e che qui c’è un problema di raccordo tra l’universalità della norma e la fattispecie singola, l’ipotesi suggerita dal consigliere Tonini è quella di introdurre un elemento di valutazione da parte di una Commissione terza nominata dalla Pat, un gruppo di “saggi” che possa avere una funzione di applicazione della norma in modo umanamente attento.

 

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La discussione generale e la replica di Fugatti
Con riferimento alle osservazioni del Presidente sul rinnovo del contratto, preferirei avere chiarezza sulle risorse a disposizione, ha osservato Ugo Rossi. Qui si confida troppo sull’amicizia con il governo, mentre sarebbe meglio contare sulle proprie possibilità. Spendiamo troppo poco tempo nel cercare vie per aiutare la nostra Provincia e portare a casa i migliori risultati per garantire che la finanza pubblica possa continuare ad essere positiva. E questo lo possiamo fare rigorosamente e solo assieme a Bolzano, anche in relazione alla tenuta del bilancio dei prossimi anni. Torno ancora una volta, ha affermato, sul fatto che oggi ci sono ancora delle norme che impediscono alla Provincia di esercitare a pieno la propria autonomia speciale e questo è il primo passaggio da affrontare. Poi viene la crescita, che si realizza evitando interruzioni nell’impegno delle risorse. Questo bilancio, ha concluso, ha un orizzonte troppo debole, manca un’esigenza di programmazione a lungo termine che noi non vediamo.

Penso che il lavoro in Commissione sia il lavoro più utile, ha esordito Giorgio Tonini: un conto è lavorare attorno ad un tavolo, un altro parlare ad una tribuna. Per il primo bilancio vero di una legislatura serve un confronto sull’impostazione generale. La relazione nella nota di aggiornamento al Defp è approfondita e curata, ma preoccupante nel suo segnale politico perché richiama un quadro congiunturale ad alto livello di incertezza di cui vengono individuate precise responsabilità. C’è, nello stesso documento, il dato di previsione della crescita tendenziale del Pil che nell’arco di pochi anni ci porterebbe a diventare il fanalino di coda del Nord. Un dato importante e in controtendenza rispetto a quanto eravamo abituati. I problemi strutturali, ha proseguito, si affrontano con uno sguardo lungo, un programma che indichi obiettivi di crescita che in questa manovra sono assenti.

Chiedere al presidente dalla Giunta quali siano le risorse certe con il governo di dilettanti allo sbaraglio con cui ci troviamo ad interloquire, ha esordito Alessandro Savoi (Lega) rivolto a Rossi, è pretestuoso. Questa è una finanziaria realistica, forte e coraggiosa perché sarebbe inutile scrivere un libro dei sogni sperando che poi le risorse arrivino. E’ vero, in questa manovra non c’è una prospettiva di grande crescita, ma non possiamo promettere una crescita che non si potrà realizzare. Dobbiamo piuttosto rivendicare il 90% delle risorse che ci spettano per Statuto, su questo sì vale la pena fare una battaglia, così da avere entrate certe e potere fare programmazioni più precise. Il Pil cresce solo con gli investimenti, questo è risaputo, ma di più non si può fare. Sul rinnovo dei contratti pubblici ora fanno tutti i fenomeni, ha detto, ma perché non sono stati accantonati prima questi soldi? si è chiesto. Noi non vogliamo ingannare nessuno, ma possiamo impegnarci e programmarci affinché entro il 2021 il pubblico impiego abbia il riconoscimento che è dovuto.

Paolo Ghezzi (Futura) ha esordito notando che dalle audizioni del Coordinamento Imprenditori è emersa una certa delusione e anche una forte preoccupazione in termini di diminuite risorse e di mancata visione contenute nella manovra. Bene non avere visioni, ma a volare troppo basso si rischia di sbattere, ha osservato Ghezzi. Il consigliere ha poi rivolto alcune domande di merito rispetto alle scelte operate e posto uno spunto di natura politica sulla spesa: sappiamo quanto è bloccato nel bilancio da leggi e competenze, però da suoi calcoli sulla distribuzione dlele risorse emerge che la salute e il sociale contano il 40%, la scuola il 23%, la pubblica amministrazione il 20, la ricerca il 10, la mobilità il 6 e il resto briciole. Ghezzi ha chiesto a Fugatti, nella visione politica quale sarebbe il mix tendenziale ottimale, ammesso di avere una elasticità maggiore nell’allocazione della spesa.

Ivano Job (Lega) ha osservato che le gestioni associate hanno rallentato gli investimenti. Non sono d’accordo, ha aggiunto quando certi sindacati vanno alla ricerca di denari dal settore del turismo ovvero si afferma che le aziende turistiche dovrebbero restituire i contributi ricevuti con una tassazione: voglio ricordare all’aula, ha detto, che gli imprenditori turistici sono la locomotiva nei momenti difficili. In via generale la manovra di bilancio, pur con qualche correzione, mi sembra ben costruita: abbiamo una maggioranza compatta e possiamo prenderci la responsabilità di portare avanti scelte anche difficili.

Il presidente Maurizio Fugatti ha replicato a Tonini sulle ipotesi di crescita della nostra Provincia, citando la stima di Prometeia dell’ottobre 2019 che dice che a fronte di una crescita del Nord est dello 0,4 il Trentino si attesta sullo 0,8 e i dati per gli anni successivi sono ancora più positivi. A Rossi ha garantito che nei rapporti con Bolzano, pur con sensibilità diverse su alcune tematiche, c’è un approccio comune sulle istanze statutarie e dell’autonomia. Quanto alla difficoltà di stimare le risorse, sul capitolo che riguarda le flotte aziendali, ad esempio, sta venendo avanti un emendamento del governo, molto concreto, che prevederebbe per noi 40-50 milioni in meno sul bilancio 2020. Questo è uno dei motivi contingenti per cui si tiene aperto il dialogo tra bilancio ed assestamento. Sul tema dei ritorni degli investimenti pubblici sul territorio, insieme agli uffici si sta verificando per l’aula quale potrebbe essere l’effetto sull’economia. Gli imprenditori esprimono preoccupazione, ha detto rivolto a Ghezzi: è comprensibile, anche se 200 milioni in più nel monte opere pubbliche è una cifra importante che non si può sottovalutare, così come quasi 30 milioni in più sulla partita sociale. Se questa non è visione chiamatela come vi pare. Quanto al mix di spesa in caso di risorse aggiuntive, sociale e investimenti pubblici sarebbero i due capitoli rinforzare.

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