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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA POMERIGGIO: « APPROVATO L’ORDINE DEL GIORNO DI CIA, RESPINTO IL DDL 89 DI MARINI »

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19.28 - giovedì 8 giugno 2023

Il Consiglio approva l’ordine del giorno di Cia: respinto il ddl 89 di Marini

Il Consiglio provinciale ha di fatto respinto al termine della sessione d’Aula, dopo un altro pomeriggio trascorso su esso, il disegno di legge 89 di Alex Marini di modifica della normativa provinciale sui referendum. È avvenuto, dopo che il consigliere Ossanna aveva ritirato il proprio emendamento e le minoranze si erano dette disposte a ritirare gli oltre 320 ordini del giorno ostruzionistici, con l’approvazione di un ordine del giorno di Claudio Cia volto a non esaminare l’articolato.

L’obiettivo dichiarato dai firmatari degli ordini del giorno ostruzionistici era quello di impedire l’approvazione dell’emendamento di Lorenzo Ossanna (Patt) che interveniva in modifica della legge elettorale provinciale del 2003 con l’innalzamento a quattro delle preferenze esprimibili mantenendo la regola del genere diverso. L’ordine del giorno di Claudio Cia (Fratelli d’Italia), presentato questa mattina, era invece volto a decidere il non passaggio alla discussione articolata del ddl 89.

 

LA DISCUSSIONE GENERALE

Lucia Maestri: atto furbesco
I lavori del pomeriggio sono iniziati con l’intervento di Lucia Maestri (Pd) che si è detta dispiaciuta per la scarsa dignità conferita al ddl di Marini in riferimento all’emendamento presentato da Ossanna. Un emendamento che ha definito un atto furbesco, fuori tema, fatto confidando forse nella distrazione della minoranza, che però è abituata a studiare i provvedimenti. La consigliera ha smentito le parole di chi ha parlato di un atto furbesco, nella scorsa legislatura, per l’introduzione della doppia preferenza di genere: nessuna qui dentro ha barato, sotto gli emendamenti presentati con Bottamedi sono state ottenute le firme dei capigruppo di maggioranza e di minoranza. Ciò è avvenuto a un anno dalle elezioni, a ottobre 2017, ha ricordato la consigliera Maestri. Che è quindi entrata nel merito: con le due preferenze la donna è co-protagonista, mentre con le quattro preferenze la donna è portatrice d’acqua; le quattro preferenze favoriscono le cordate tra uomini. E la media dell’espressione delle preferenze in provincia è di 1,2, a cosa ci azzecca portare a 4 preferenze? Certi atti furbeschi, ha proseguito, portano indietro il Trentino e l’emendamento furbesco ha creato disagio non nelle minoranze ma nell’aula, ha messo in difficoltà il presidente del Consiglio e la maggioranza. È davvero buffo scaricare sulle minoranze il blocco d’aula, ha affermato e ha invitato Ossanna a ritirare l’emendamento prospettando un eventuale conseguente ritiro degli ordini del giorno. Si è poi rivolta al presidente Kaswalder dicendo che le minoranze non si sentono tutelate sul rispetto delle regole e sollecitandolo a esprimersi in aula circa la non ammissibilità dell’emendamento, rassicurando sul fatto che non saranno ammessi nemmeno emendamenti gemelli.

Kaswalder: espressione di ammissibilità durante la discussione articolata
Chiamato in causa, Kaswalder ha ricordato a Maestri l’iter previsto dal regolamento: gli emendamenti sono ammessi o non ammessi quando si passa alla discussione articolata. Allora, ha detto, si dirà se l’emendamento sia o meno ammissibile. Nessuna trasgressione ai regolamenti, ha assicurato il presidente, anzi.

Rossi: l’assessore Tonina chieda a Ossanna il ritiro dell’emendamento
Ugo Rossi (Misto) ha preso parzialmente le difese di Kaswalder: nulla vieta di poterlo fare prima, ma ha ragione, si dichiarerà l’ammissibilità o meno quando sarà il momento. Chi ha proposto il ddl, ha sintetizzato poi Rossi, è disponibile a un ragionamento e anche la Giunta che ritiene che alcuni argomenti del ddl di Marini siano accoglibili, il problema che rimane è quindi politico. Per fare questo ragionamento è necessario togliere dal tavolo la proposta Ossanna di togliere la doppia preferenza di genere che ha determinato la presentazione di ordini del giorno. Il tema non è di regolamenti, è politico ha ribadito Rossi e ha invitato il vicepresidente Tonina a chiedere, da membro di una maggioranza che ha un accordo politico con la forza di appartenenza del consigliere Ossanna, il ritiro dell’emendamento.

Ossanna: doppia preferenza di genere, iniziativa fallimentare
Lorenzo Ossanna si è detto deluso dall’intervento di Maestri: il lavoro di tutti ha lo stesso valore, non si può definire truffaldino e furbesco un emendamento. Ha ricordato di aver firmato, nella scorsa legislatura, l’emendamento per la doppia preferenza di genere, che ha definito un iniziativa fallimentare. Viene da pensare che chi la difende così abbia degli interessi. L’emendamento, ha proseguito, fonda la proposta che porta su uno studio, è stato presentato alle 11 e mezza, visibile da tutti. Rivolto a Zanella si è detto pronto a ritirare l’emendamento, ma non sicuro che le minoranze ritirerebbero contestualmente gli ordini del giorno.

Paccher: servono persone brave indipendentemente dal sesso
Roberto Paccher (Lega) ha ricordato che la legge che ha introdotto la doppia preferenza è stata frutto di un’operazione d’Aula. Paccher ha detto di concordare con Ossanna, forse all’interno delle minoranze c’è l’interesse di mantenere lo status quo, che vede poche donne elette. Si devono cercare donne e uomini bravi, persone brave indipendentemente dal sesso, ha affermato. Si chiuda questo ddl e si vada avanti con i punti successivi, ha esortato Paccher.

Cia: era evidente in partenza la volontà di fare ostruzionismo
Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha ricordato l’iter del ddl 89, la richiesta del tempo non contingentato da parte delle minoranze prima della presentazione dell’emendamento di Ossana, che significa prepararsi a un’attività di ostruzionismo. È evidente che si partisse con la volontà di fare ostruzionismo, ha dichiarato. Il ddl secondo Cia è degno di attenzione se non altro per il lavoro che c’è dietro, legittima la presentazione dell’emendamento da parte di Ossanna. Spetterà poi alla presidenza, ha aggiunto, dichiararlo ammissibile. Tutto è stato fatto alla luce del sole, ha precisato Cia. Ormai ci si è impantanati e la fiducia non c’è più, ha detto Cia. Quindi ha parlato del proprio ordine del giorno (quello presentato oggi volto a decidere il non passaggio alla discussione articolata del ddl 89), ricordato che la Giunta è fatta da 7 assessori votanti a cui si aggiungono altri 28 consiglieri che decidono sull’ordine del giorno e individuato nel voto su quest’ordine del giorno una possibilità di sbloccare la situazione.

Manica: situazione di stallo alla messicana
Alessio Manica (Pd) ha risposto a Cia escludendo qualsiasi premeditazione. Nessun interesse personale delle persone che hanno firmato gli ordini del giorno, ha aggiunto, ricordando di aver firmato un centinaio di ordini del giorno: quale sarebbe l’interesse personale? Del totale 170 ordini del giorno sono strettamente legati all’emendamento di Ossanna, ha detto, se fosse ritirato quello cadrebbero. La situazione è di quelle di stallo alla messicana, cinematografica, ha affermato Manica.

Sospensione dei lavori, poi Ossanna ritira l’emendamento
È seguita una sospensione dei lavori durante la quale si sono tenute un’assemblea delle minoranze, una Conferenza dei capigruppo e una riunione di maggioranza. Alla ripresa dei lavori il presidente Kaswalder ha annunciato il ritiro dell’emendamento del consigliere Ossanna. Lo stesso Lorenzo Ossana ha dichiarato di aver ritirato l’emendamento, affermando di aver dimostrato rispetto per il ddl di Marini. Si è quindi ripreso con la discussione generale.

Zeni: 7 firme, principio che non deve passare
Luca Zeni (Pd) ha detto che il tema è istituzionale di fondo, la modalità è sbagliata e in democrazia il metodo è sostanza, garantisce l’aula. Ha citato il regolamento e ha ricordato che un emendamento fuori argomento non è ammissibile. Non deve passare il principio che basta raccogliere sette firme per presentare ciò che si vuole, ha proseguito Zeni. Ha poi ricordato l’insurrezione del consigliere Rodolfo Borga alla presentazione di un emendamento fuori termine senza un via libera generalizzato.

Il presidente Kaswalder: la prassi
Il presidente Walter Kaswalder è intervenuto con una precisazione sulla procedura, spiegando che per quanto riguarda gli emendamenti presentati fuori termine la prassi è maggioranza della maggioranza e maggioranza della minoranza (8 capigruppo attualmente, non 7), mentre per gli emendamenti fuori termine e fuori argomento si passa attraverso la Capigruppo e poi rimane sempre il discorso della maggioranza della maggioranza e maggioranza della minoranza.

La replica di Marini: rischio per il futuro di emendamenti fuori tema
La replica al consigliere Marini: ha precisato che il non contingentamento dei tempi è stato chiesto dalla consigliera Mara Dalzocchio (Lega). Era chiaro e lampante, ha aggiunto, che l’emendamento di Ossanna non fosse ammissibile. La vicenda di oggi fa sì, ha affermato quindi, che per ogni ddl, a prescindere dall’oggetto, si pone la questione perché per ogni ddl si può presentare un emendamento fuori tema. Potenzialmente secondo Marini c’è dunque sempre il rischio che ci siano capigruppo che firmino l’emendamento, magari anche a fronte di uno scambio di favori. Ha detto di non aver mai preteso che il ddl fosse approvato integralmente, di aver rimesso come sempre la decisione all’Aula. Il disegno di legge 89 non è semplice, ma in questa legislatura sono state approvate una moltitudine di leggi poi impugnate; in questo caso è evidente che non c’è nessuna volontà politica per testare gli spazi di esercizio dell’autonomia. Secondo Marini ora la democrazia è diventata un tabù, siamo una democrazia illiberale, ha concluso, siamo una postdemocrazia: le minoranze sono in affanno, le maggioranze votano secondo le indicazioni di partito, sono pochi coloro che si distinguono.

L’ESAME DEGLI ORDINI DEL GIORNO
Aperto l’esame degli ordini del giorno, Claudio Cia ha dichiarato la volontà di non ritirare il proprio ordine del giorno, non essendo ancora stati ritirati gli ordini del giorno delle minoranze. Ha ricordato quanto accaduto con il ddl Zerosei di Vanessa Masè e proposto il non passaggio alla discussione articolata del disegno di legge 89.
Paolo Zanella (Futura) ha chiesto a Cia di ritirare l’ordine del giorno in cambio del ritiro degli ordini del giorno delle minoranze, alla luce di quanto affermato dal presidente in aula rispetto alla prassi per gli emendamenti fuori termine e fuori materia.
Alessio Manica (Pd) ha ricordato che ritirato l’emendamento di Ossanna, i suoi ordini del giorno sono caduti e ha annunciato il ritiro degli altri residui. Ha chiesto a Cia di togliere il suo ordine del giorno dal tavolo e descritto come inammissibile un eventuale non passaggio alla discussione articolata. Appello a cui si è accodato Ugo Rossi: sarebbe curioso che la Giunta riesca a convincere indicando la via politica al Patt e non riesca ad avere l’assenso da parte della sua maggioranza a una trattativa che ha fatto, sarebbe come dimostrare che ci sono problemi dentro la futura maggioranza. Anche Lucia Coppola ha espresso la sua richiesta di ritirare l’ordine del giorno e annunciato in modo concomitante il ritiro dei suoi.

Dopo una breve sospensione per una riunione di maggioranza, Claudio Cia ha annunciato la decisione di non ritirare l’ordine del giorno. Ha espresso dispiacere per il collega Marini, ma ha chiesto la votazione dell’ordine del giorno.

Il voto sull’ordine del giorno di Cia: approvato
Il voto: l’ordine del giorno di Cia è stato approvato con 16 voti favorevoli, 10 contrari e un astenuto (Ossanna).

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