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CONFCOMMERCIO TRENTINO * RISTORANTI: FONTANARI, « L’OPPORTUNITÀ DI FORNIRE IL SERVIZIO MENSA PER I DIPENDENTI PUBBLICI E PRIVATI È UNA PICCOLA BOCCATA D’OSSIGENO IN UNO SCENARIO MOLTO CUPO »

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16.06 - mercoledì 24 febbraio 2021

Solo una possibilità concessa in un’ottica di riduzione – seppur minima – dei disagi subiti dalla categoria, una soluzione dignitosa per le pause pranzo dei dipendenti e, soprattutto, rispettando in maniera rigorosa tutti i protocolli di sicurezza. L’Associazione ristoratori del Trentino chiede al sindaco di Trento Franco Ianeselli di rivedere la sua posizione sull’utilizzo dei buoni pasto da parte dei dipendenti comunali: «I ristoranti – dichiara il presidente Marco Fontanari – non sono luoghi del contagio: l’opportunità di fornire il servizio mensa per i dipendenti pubblici e privati è una piccola boccata d’ossigeno in uno scenario molto cupo».

L’Associazione ristoratori del Trentino non vuole entrare nella polemica nata dalle dichiarazioni del sindaco di Trento Franco Ianeselli a proposito della possibilità dei dipendenti di utilizzare i buoni pasto nei ristoranti convenzionati. Il presidente Marco Fontanari vuole tuttavia fare alcune precisazioni: «Riteniamo apprezzabile – spiega – l’interpretazione della Provincia che equipara i buoni pasto di enti pubblici e privati al servizio sostitutivo di mensa, possibile secondo il DPCM del 14 gennaio 2021. Se la Provincia Autonoma di Trento ha concesso tale opportunità evidentemente c’erano le condizioni per poterlo fare. Si tratta di un minimo sostegno ai pochi esercenti che, nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, decidono di offrire il servizio e, allo stesso tempo, è anche una questione di dignità per i dipendenti, pubblici e privati, costretti a consumare la pausa pranzo sulla scrivania, in automobile o addirittura in strada».

«In questo momento, dove la maggior parte dei dipendenti sono in smart working, offrire il servizio mensa è solo un modo per noi ristoratori di poter tornare a lavorare, servire la clientela e tenere la mente occupata, anche perché dal punto di vista dei fatturati si sta lavorando quasi in perdita. Si tratta di dare la possibilità di avere un servizio per i consumatori e dall’altra un’ulteriore possibilità di fatturare da parte dei nostri esercizi di ristorazione che ormai, assieme a poche altre categorie, (bar, palestre, cinema, alberghi, liberi professionisti) e con i rispettivi dipendenti, stanno pagando un prezzo economico altissimo per questa pandemia, a fronte di indennizzi e aiuti praticamente inesistenti in rapporto al fatturato perso e che per tanti, da mesi, non sono nemmeno arrivati».

«Non entriamo nel merito delle modalità di computo dei contagiati – prosegue Fontanari – che ci ha fatto entrare in zona arancione mentre speravamo invece magari di diventare addirittura zona bianca o almeno rimanere in zona gialla. Certo è che abbiamo proposto, e continueremo a farlo, di consentire l’apertura ai ristoranti per il pranzo anche in zona arancione, e anche per la cena per la zona gialla. Mi pare che sia stato largamente dimostrato che non sono i ristoranti i luoghi del contagio».

«Riteniamo di essere stati più che attenti e responsabili: comunicando ai soci la possibilità di offrire il servizio di mensa abbiamo ulteriormente ribadito la necessità di seguire i protocolli e di non trovare escamotage per aggirare quanto previsto dalle norme. Ma dobbiamo seppur lentamente e gradualmente tornare a poter lavorare: i ristoranti non possono e non devono essere classificati come luoghi del contagio, questo è irrispettoso nei confronti di una categoria che sta rispettando i protocolli di sicurezza, con spese tutte a suo carico e che chiede solo di poter lavorare. Quando si parla di ristoranti tanti ci offendono parlando di assembramenti, ma sono altri i settori o gli ambienti dove si creano assembramenti e questi sono sotto gli occhi di tutti».

«Ribadiamo la massima serietà dei colleghi e la necessità che ci siano controlli e sanzioni per chi non rispetta la regole, questo deve valere per tutti: non è giusto che a causa di pochi paghino tutti e soprattutto che ci siano imprese di serie A e serie B, onde evitare la crescita di un disagio che scoppi in una disobbedienza civile anche da parte di alcuni imprenditori. A conferma di questo, l’associazione la settimana scorsa ha sensibilizzato i propri associati nell’applicare puntualmente protocolli ed ordinanze, senza cercare scappatoie per ampliare la platea dei clienti».

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