News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA

BITM 2017: RIQUALIFICAZIONE MONTE BONDONE, UN’OCCASIONE PER LA CITTÀ DI TRENTO

Scritto da
21.06 - giovedì 28 settembre 2017

(Fonte: Ufficio stampa Bitm) – Continua la XVIII edizione di Bitm con un ricco calendario di convegni e appuntamenti.

Anche la giornata di giovedì è stata ricca di riflessioni, idee e stimoli. La mattinata è iniziata con il convegno “Enigma monte Bondone: quali scenari di sviluppo?” presso la Camera di Commercio, ente sostenitore della Borsa Internazionale del Turismo Montano organizzata da Confesercenti del Trentino.

Al centro del dibattito il futuro del Monte Bondone nello sviluppo economico della città capoluogo del Trentino. La riqualificazione dell’Alpe di Trento rappresenta, infatti, una grande occasione per avvicinare la città alla sua montagna.

Ma la strada per raggiungere quest’obiettivo è tutt’altro che scontata. All’incontro hanno partecipato numerosi esperti di economia turistica, urbanistica, mobilità, ecologia.

Ad aprire il dibattito Massimiliano Peterlana, vice presidente di Confesercenti del Trentino che ha rilevato come il Bondone rappresenti sì una grande opportunità, ma “con un passaggio dalle parole ai fatti.

Un collegamento a fune tra la città e il Bondone darebbe ulteriore linfa al turismo. Tempi e velocità nel raggiungimento delle mete turistiche sono motivo di attrazione. Senza contare il risparmio economico nel non usare l’auto e conseguente miglioramento del traffico e della sostenibilità ambientale”.

Tra le criticità, oltre alla reperibilità dei fondi per la realizzazione, Peterlana ha messo sul tavolo i costi di gestione e l’accoglienza. “Se da un lato non si può immaginare di prevedere un collegamento funzionante solo in determinati periodi, ma tutto l’anno per coprire i costi; dall’altro una volta saliti in vetta ospitalità e accoglienza dovrebbero essere di qualità.

Abbiamo un gap su questo aspetto – ha proseguito Peterlana – servono ragionamenti con gli operatori, servono investimenti per hotel e ristorazione, non si può pensare di fare un impianto senza aver prima fatto queste riflessioni”.

Al centro delle prospettive anche il ruolo che potrebbero avere i poli museali, in primis il Muse che già si occupa dell’orto botanico alle Viotte. “Se riuscissimo solo a portare le 500 mila presenze del Muse sul Bondone avremmo già fatto bingo” ha valutato Peterlana.

A raccogliere i suggerimenti Roberto Stanchina, assessore con delega per le politiche economiche ed agricole, tributi e turismo del Comune di Trento che ha analizzato la situazione partendo dalle priorità e facendo il conto economico delle cose che sono da fare . “Sulla mobilità abbiamo un piano che ha 7 anni e che va per forza cambiato, cosi come dovrà essere aggiornato il piano turistico del 2008.

Oggi non si parla più di piano traffico, ma di un piano urbano che ricomprenda interscambi mobili”.

L’elenco è corposo: il collegamento nord sud della città, la funicolare Povo Mesiano e appunto il collegamento Trento-Monte Bondone. “Diamoci delle priorità –ha quindi detto Stanchina.

Cosa vogliamo fare? Non abbiamo le casse comunali che ci possono permettere tutto, stiamo già cercando di reperire risorse a destra e a manca”. Stanchina ha pure sollevato un altro interrogativo. “ Qual è la vera priorità della città? Non dimentichiamoci della sicurezza e della fragilità sociale”.

Insomma la coperta economica è corta e vanno fatte delle scelte.

Nel corso della mattinata sono intervenuti anche Sergio Costa, presidente della Pro Loco Monte Bondone che ha snocciolato tutte le iniziative e le attività che si svolgono sul Monte Bondone “segno di una vivacità già in atto”, Paolo Prada, presidente dell’Associazione Operatori del Monte Bondone; Franco Bertagnolli presidente Azienda per il Turismo Trento Monte Bondone Valle dei Laghi; Natale Rigotti presidente della sezione di Trento dell’Associazione Albergatori e Imprese Turistiche della Provincia di Trento.

Spesso, nei ragionamenti, il confronto si è spostato anche sulla vicina Bolzano, che sugli impianti a fune e i collegamenti con le montagne sta investendo molto grazie alle collaborazioni pubblico-privato.

A Dario Maestranzi, consigliere delegato del Comune di Trento per il Monte Bondone, il compito di fare il punto concreto sulla situazione. “Sul futuro del Bondone la città ha delle aspettative enormi – ha detto Maestranzi -.

Un anno fa, quando ho preso questo incarico, siamo partiti da zero, siamo partiti dall’ascoltare almeno 15 soggetti che agiscono quotidianamente sul Bondone e che non solo non è facile mettere d’accordo ma alcuni neanche si parlavano.

Abbiamo dato un coordinamento, una logica strutturale. Tra qualche mese sarà pronto un documento, un master plan urbanistico e ambientale sul riordino tecnico e di progettualità. Il parterre privato non si avvicina se le carte non sono a posto e non c’è una proposta concreta”.

Sul tavolo anche due studi di Trentino Sviluppo per la realizzazione della funivia, con costi e ricadute.

In merito si sono confrontati l’assessore Stanchina e Fulvio Rigotti, vice presidente di Trentino Sviluppo che ha rilevato i molteplici aspetti della montagna che cambia, dalle richieste del turista moderno alle nuove tecnologie.

“Il piano lo avevamo già visto – ha detto Stanchina – ma necessitava di aggiustamenti su cui Trentino Sviluppo sta lavorando. Nelle prossime settimane ne discuteremo e poi lo porteremo all’attenzione dei nostri consulenti”.

Maestranzi ha quindi chiesto che lo studio venga portato anche all’attenzione dei cittadini. “Poi ci dovremmo dare una risposta, la funivia si fa o non si fa? Il comune di Trento dovrà fare una cosa immediata, non costosa ma politicamente difficile: pianificare la funivia”.

 

*
Nel pomeriggio la Borsa Internazionale del Turismo Montano si è spostata al Muse per il convegno
Architettura dei rifugi alpini: quali innovazioni, quali forme?, evento organizzato con l’Ordine degli Architetti Ppc della Provincia di Trento.

Il dibattito sull’architettura dei rifugi alpini rappresenta infatti uno degli elementi cruciali della modernizzazione del turismo montano ma, in Trentino, sembra difficile emancipare le forme di questi edifici da una configurazione legata alla tradizione rurale, direttamente derivante dall’autocostruzione che li ha originariamente caratterizzati.

La sfida, invece, risiede nel trasformare il rifugio in qualcosa di molto più complesso di un semplice punto di sosta collocato in un luogo scarsamente antropizzato: vere e proprie infrastrutture turistiche, capaci di arricchire la dotazione ricettiva di tutto un territorio.

“La storia dell’architettura dei rifugi alpini è relativamente moderna – ha rilevato Carlo Daldoss, assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa della Provincia autonoma di Trento
- Prima dell’800 le montagne erano luoghi considerati inaccessibili e da scalare.

Solo con il tempo la montagna è diventata anche alloggio e rifugio. Alle pietre e sassi, oggi, si sono mescolati e sostituiti applicazioni tecnologiche avanzate, materiali all’avanguardia, nuove sfide.
Pensiamo solo alle architetture contemporanee in Svizzera e Austria che sono diventate espressione forte e innovativa anche nelle forme.Bene quindi discutere di innovazione, è importante che si raccolgano spunti anche se faranno discutere”.

Al centro del confronto le tesi diverse e contrapposte a sostegno di paesaggio e sostenibilità. “C’è un modello che sta cambiando – ha detto Susanna Serafini, presidente dell’Ordine degli Architetti Ppc della provincia di Trento – i rifugi alpini ospitano sempre più visitatori con nuove esigenze”.

Per Serafini c’è quindi bisogno di un adeguamento “senza per questo far perdere perdere l’anima alle strutture. Chi pensa che il modello baite e chalet sia rassicurante incorre in un falso storico. Il turista chiede autenticità, le forme devono dialogare con il paesaggio, con la tradizione ma anche con la contemporaneità”.

Autosufficienza, risparmio delle risorse, nuovi materiali diventano quindi stimoli per i progettisti “anche se – ha rilevato Aldo Montibeller, presidente del comparto edili dell’ Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento – non va mai dimenticato il giusto equilibro tra aspetto strutturale e architettonico”.

Il pomeriggio è proseguito con l’analisi e il racconto di diverse esperienze sul campo tra ristrutturazioni e costruzioni ex novo. Hanno preso parte alla tavola rotonda anche Claudio Bassetti, presidente della Sat; Franco De Battaglia, giornalista; Riccardo Giacomelli, architetto; Alberto Winterle, presidente dell’Associazione Architetti Arco Alpino.

Il messaggio è stato quello di una ricerca di un equilibrio ideale. “Il rifugio per sua stessa definizione non può assomigliare a una struttura alberghiera – ha chiosato l’antropologo Annibale Salsa – Ma deve richiamare la protezione, la magia del guscio protettivo.

Come si esce dal dibattito tra tradizionalisti e innovatori? A mio avviso analizzando i contesti ambientali e paesaggistici ponendo l’attenzione tra media montagna e alta montagna dove la progettualità potrebbe avere ampi margini di creatività innovativa”.

 

 

 

 

 

Foto: da comunicato stampa

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.