In Trentino i suicidi rappresentano un’emergenza ed il tasso d’incidenza risulta più alto che nel resto d’Italia, lo 0,84 ogni 10 mila abitanti rispetto allo 0,69 nazionale (22% in più), nel 2014 i casi sono stati ben 41 (33 maschi e 8 femmine) ed il fenomeno è in costante e preoccupante aumento.
Come far fronte al fenomeno che a livello europeo rappresenta la seconda causa di morte tra i giovani? L’Azienda Sanitaria provinciale ha avviato dal 2008 il progetto “Invito alla vita”, per offrire aiuto a chi è in difficoltà e per prevenire i fattori di rischio.
Uno dei problemi da non sottovalutare è quello dei famigliari delle vittime, perché per chi vive d’innanzi ad un lutto di questo tipo il tormento è continuo, dolore, sensi di colpa, paura del giudizio e peso del tabù sono solo alcuni dei sentimenti che spesso frenano le persone dal rivolgersi spontaneamente a chi può dare aiuto.
Recentemente è stata organizzata, dall’Apss in collaborazione con l’associazione “Ama”, una serata di aiuto-sostegno per i famigliari delle vittime ma, nonostante questa pregevole iniziativa, il supporto deve essere continuo e costante. E’ necessaria per le famiglie l’assistenza psicologica, per elaborare il lutto e cercare di tornare a vivere il più serenamente possibile.
Tutto ciò premesso si chiede: se ci sia in Trentino una rete di supporto stabile alle famiglie gestita dalla Pat; se l’Apss offra assistenza psicologica costante ai parenti delle vittime; se sia previsto ed eventualmente come viene erogato un servizio che eviti l’isolamento dei famigliari e che sappia avvicinarsi direttamente a chi ha bisogno.
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Consigliere
Massimo Fasanelli