Il diritto a vedere sostenuta la natalità deve valere per tutte le famiglie, non solo per quelle trentine doc. Futura lo sostiene da sempre, soprattutto da quando il governo leghista della Provincia ha modificato la legge sul benessere familiare introducendo il vincolo dei dieci anni di residenza per accedere alla misure di sostegno alla natalità.
Ora la Corte costituzionale, recependo la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea, sancisce che bonus bebè e assegno di maternità non possono essere subordinati al possesso del permesso per soggiornanti UE di lungo periodo e quindi ad almeno 5 anni di permanenza su suolo italiano. Ecco che se sono incostituzionali i 5 anni di residenza, lo sono a maggior ragione i 10 previsti da Fugatti. E lo stesso vale per l’accesso all’assegno unico provinciale e per l’iscrizione alle graduatoria ITEA per l’assegnazione di una casa e per il sostegno all’affitto.
Siamo tornati a chiedere la modifica di quelle norme discriminatorie con degli emendamenti all’ultima manovra di bilancio, vedendole ovviamente bocciate, e continueremo a farlo finché non si porrà fine a queste discriminazioni razziste che violano il diritto alle prestazioni di sicurezza sociale e quello di parità di trattamento tra cittadini comunitari e extracomunitari, diritti posti a fondamento dell’Europa.