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CONSIGLIO PAT * QUINTA COMMISSIONE: « FORMAZIONE PROFESSIONALE, BRACCIO DI FERRO TRA CHI DICE NO AL CALO DELLE ORE PRATICHE E CHI PUNTA SULL’AUMENTO DEL LIVELLO CULTURALE »

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12.53 - martedì 14 settembre 2021

Formazione professionale, braccio di ferro tra chi dice no al calo delle ore pratiche e chi punta sull’aumento del livello culturale.

Il primo punto all’ordine del giorno della Quinta commissione di oggi è stato l’incontro con gli insegnanti tecnico pratici e della Formazione professionale di Rovereto e Levico e quelli dei matematica, informatica e materie economico giuridiche dei centri di Trento, Rovereto e Levico. Tema, le novità introdotte dai nuovi piani di studio che hanno aumentato le ore di formazione teorico – culturale e ridotto quelle pratiche.

 

Tre ore di laboratorio sono troppo poche.

Walter Targa, insegnante di cucina all’alberghiero di Levico ha messo in evidenza che 3 ore di laboratorio in prima sono poche, tenendo contro che la parte pratica è sempre stato e rimane un tassello importante per la formazione dei ragazzi. Marco Moser, che insegna pasticceria ha affermato che nei nuovi piani di studio è rimasta la lacuna degli orari della pratica che, è vero, possono essere ampliati nell’ambito dell’autonomia degli istituti, ma sarebbe necessario una linea definita per i prossimi anni. Giovanni Emma, insegnante di sala, ha affermato che le competenze dei ragazzi negli ultimi anni sono aumentate ma, con i nuovi piani di studio, ci si è sbilanciati sulla parte teorica. Piani di studio che senza dubbio andavano rivisti ma che hanno creato problemi: dal fatto che con tre ore i ragazzi non riescono a preparare i piatti per la mensa, a quello che riguarda la scelta tra cucina e sala che gli studenti devono fare già in prima. Piergiorgio Gatti che insegna cucina a Rovereto ha sottolineato che l’esperienza pratica, la ripetitività dei gesti, rimane fondamentale.
La consigliera del Misto – Europa Verde ha chiesto quali siano le proposte degli insegnanti. Marco Moser, sottolineando che tutte le materie sono importanti, ha detto che andrebbero tolte ore sulla teoria per dirottarle sulla pratica.
Cristina Ioriatti, dirigente della Formazione professionale della Pat, ha ricordato che gli istituti hanno una loro autonomia per poter adattare i piani di studio ai percorsi formativi che sono molto diversi tra loro. L’obiettivo centrale è quello di alzare il livello culturale dei ragazzi della Fp. Una richiesta che viene anche dalle categorie. Un cambiamento ragionevole, visto che si tratta di un’ora in più di formazione culturale, che va affrontato per la qualità della formazione dei ragazzi.

 

L’assessore: l’obiettivo è creare un sistema scolastico unico.

L’assessore all’istruzione ha affermato che il sistema scolastico trentino deve essere concepito come un sistema unico e non più diviso tra una serie A e una serie B rappresentata dalla Fp. Nella formazione professionale si è scelto di alzare i livelli culturali, allargando a tutte le scuole le possibilità di accedere ai Capes, i corsi annuali che permettono agli studenti di accedere alla maturità. Così come è importante lo sforzo sull’alta formazione. La formazione professionale trentino, ha continuato, è un’eccellenza, anche grazie alle scelte fatte dalle giunte precedenti, ma va mantenuta la qualità anche formando cittadini e lavoratori flessibili e pronti ad affrontare i cambiamenti. In questi mesi è stato fatto un lavoro con le categorie, con l’Agenzia del lavoro, per arrivare a una sintesi per innalzare il livello della scuola professionale. Ci sono problemi reali: c’è la concorrenza per gli insegnanti della scuola pubblica, tema che ha a che fare con i contratti, ma la strada scelta va portata avanti migliorando le cose che non vanno ma mantenendo la barra dritta verso l’obiettivo della qualità.
La componente Pd della Quinta commissione ha detto che ci si trova di fronte al paradosso di una Fp che forma persone con competenze nel mondo del turismo e al tempo stesso a ristoratori e albergatori che non trovano personale. E questo perché i ragazzi finita la scuola scelgono strade diversi dove vengono pagati di più. Un problema reale che implica il fatto che va trovato un equilibrio tra formazione pratica e culturale. La Fp, ha aggiunto, si trova in una situazione piuttosto fragile e forse non basta la revisione dei piani di studio ma necessita di una ragionamento più ampio. Per questo la consigliera Pd ha chiesto che la Quinta commissione possa andare in visita ai centri per capire sul campo come funzionano.

Serve coerenza tra titoli di studio dei docenti e le materie insegnate.

Ascoltati anche i docenti di matematica, informatica e materie economico giuridiche della Fp. Piero Panettieri ha detto che la questione di fondo rimane quella di allineare la Fp col contratto della scuola statale anche nelle regole. Compresa la coerenza tra titoli di studio dei docenti e le materie insegnate. Con gli ultimi piani di studio si sono cambiate le denominazioni delle materie, ad esempio informatica è diventata laboratorio digitale che è stato spostato nell’area tecnico pratica e quindi può essere insegnata da chi non ha competenza specifiche. Anche la gestione di impresa e del personale è cambiata di nome ed è diventata studi economici e giuridici. Il risultato è che possono insegnarla anche i laureati in lettere. I cambi di denominazione delle materie, insomma, danno troppa discrezionalità ai dirigenti. C’è poi il tema annoso della migrazione dei docenti verso la scuola statale. Ci sono i problemi strutturali delle scuole: il “Pertini” è relegato in una serie di container. Tiziana Monegatti ha aggiunto che informatica, con la denominazione laboratorio digitale, è stata ampliata quindi a maggior ragione c’è la necessità di insegnanti competenze specifiche. Stesso ragionamento che vale per le materie economiche.
La dirigente della Fp ha detto che questo è il primo anno dei nuovi piani di studio e quindi è un anno di assestamento. Ma la scuola ha bisogno di adeguarsi ai tempi e ha ricordato che la flessibilità concessa agli istituti di poter “giostrare” il 20 per cento delle ore tra la parte culturale a quella tecnica è indispensabile per adattare l’offerta formativa. Nei prossimi mesi si lavorerà per rendere più coerenti i titoli di studio dei docenti con le materie di studio. Tenendo conto del pregresso e del fatto che gli insegnanti si devono trovare.

 

Per il “Pertini” via ai lavori nel 2022.

L’assessore sul Pertini ha detto che da qui a fine settembre ci sarà il progetto esecutivo; l’ appalto entro gennaio e l’inizio lavori entro i primi mesi del 2022 per concludere i lavori nel 2024. Sui piani di studio ha ribadito che le scelte fatte sono improntate all’obiettivo dell’innalzamento della qualità della formazione che deve rimanere un’eccellenza anche per renderla attrattiva sia per gli studenti che per gli insegnanti.
L’esponente dem ha definito illuminante il confronto con gli insegnanti e ha ribadito la necessità di un approfondimento sulla Fp. La confusione tra titoli di studio e materie di insegnamento, che accade solo nelle professionali, è chiaramente un problema di qualità. La Fp, ha aggiunto, deve uscire da una serie di ambiguità che derivano probabilmente dalla legge e il problema va visto sui due lati: quello degli studenti e quello dei docenti. La consigliera del Misto Europa Verde ha affermato che c’è stata troppa distrazione sulla formazione professionale e la revisione dei piani di studio è anche l’occasione per cambiare l’immagine di questo tipo di scuola spesso vittima di pregiudizi. Così come è necessario fare chiarezza sul tema dell’allineamento dei titoli di studio con le materie insegnate e di puntare sulla crescita della formazione culturale dei ragazzi dando loro la possibilità anche di continuare gli studi.

 

I nuovi piani di studio vanno bene, ma le scuole vanno per conto loro.

Il consigliere di Onda Civica ha affermato, sottolineando l’impegno degli insegnanti, che vanno sciolti alcuni equivoci: capire se la Fp (solo da noi si chiama ancora così, nel resto d’Italia si parla di istruzione professionale) è scuola o no. La capacità attrattiva, ha aggiunto, non deriva dall’enfasi della formazione pratica ma dalla crescita della formazione culturale. Il consigliere ha detto poi di condividere l’impostazione dei nuovi piani di studio votati anche dal Consiglio, ma i piani sono rimasti sulla carta perché tutte le scuole sono ritornate a fare le stesse ore pratiche. Quindi, non è stata fatta una curvatura dei piani per adattarli, ma una vera inversiAone a “U”. La Pat, ha affermato, deve quindi intervenire perché l’obiettivo viene tradito, magari, come è stato detto, con la scusa che si deve preparare la mensa. Ma la necessità di una crescita culturale della Fp è messa in evidenza anche dai test Invalsi, basti pensare che i ragazzi di seconda in matematica hanno dato 18 risposte giuste su 100. Insomma, l’assessore si impegnato a fare qualcosa, ma le scuole vanno per conto loro. Il Consiglio, con una mozione, ha dato indicazioni chiare su diplomi e materie mentre, nella realtà, matematica e informatica la insegna il primo che passa per la strada. Fatti irrispettosi nei confronti di insegnanti e studenti. Non è possibile, ha continuato, che un neolaureato in lettere insegni materie economiche in quarta Fp. Non si può più aspettare, perché non è tollerabile, per contro, che ci sia un laureato in matematica che insegna pasticceria. Servirebbe inoltre una maggiore creatività collegando le materie pratiche con quelle teoriche: la geometria la si può insegnare in una laboratorio di falegnameria, le lingue in sala. Infine, ha concluso l’esponente di Onda Civica, ci si deve chiedere perché gli insegnanti scappano dalle professionali.
L’esponente leghista ha sottolineato che per la prima volta c’è un assessore che vuole aumentare il livello qualitativo della Fp, per costruire un sistema unico della scuola trentina, andando incontro alle richieste di genitori e categorie. Si sta iniziando un percorso che va nella direzione giusta.
Chiusa la discussione sulla Fp è stato rinviato, su richiesta dei proponenti, il ddl targato Pd per il sostegno straordinario alle attività culturali in seguito all’emergenza Covid e quello (sempre del Pd) per la costituzione dell’Osservatorio sulle discriminazioni.

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