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OPENPOLIS * PNRR: « FONDI A RISCHIO, AL TOP ROMA (229,5 MLN) / MILANO (168,7) / GENOVA (146,6) / TRENTO A QUOTA 1,050 »

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08.34 - lunedì 18 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Le modifiche al Pnrr rischiano di far perdere fondi a grandi città e sud. La revisione del Pnrr proposta dal governo italiano a Bruxelles è ancora in corso di valutazione. Abbiamo ricostruito le conseguenze di una sua eventuale approvazione, in termini di progetti e risorse perse.

Il governo vuole stralciare 9 investimenti, che hanno già aggiudicato 12,3 miliardi Pnrr per 42.786 progetti.
Non è chiaro come il governo finanzierà quei progetti ora. Incertezza anche su come reinvestirà le risorse Pnrr liberate.
L’esecutivo ha giustificato la scelta con problemi già noti: la frammentazione delle misure, i ritardi, i limiti dei progetti in essere. Roma, Milano, Genova e Napoli perderebbero più risorse. E i tagli per i comuni del sud ammonterebbero a 5,6 miliardi.;

 

Lo scorso 4 settembre il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto ha incontrato a Bruxelles rappresentanti della commissione europea. Al centro dell’incontro il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in particolare la proposta di revisione dell’agenda e di integrazione del capitolo RepowerEu. Inviata dal governo italiano a Bruxelles alla fine di agosto, la commissione sta ancora valutando le modifiche richieste. Solo in caso di esito positivo entreranno in vigore.

Tra i vari punti della proposta, quello più drastico riguarda l’intenzione del governo di definanziare 9 investimenti, a cui erano destinati complessivamente 17 miliardi di risorse Pnrr – esclusi fondo complementare e altri – di cui 12,3 miliardi già assegnati a 42.786 progetti. 12,3 miliardi € il totale delle risorse Pnrr già affidati a interventi concreti e opere, che il governo intende stralciare dal piano.

Il contesto politico e normativo.L’esecutivo ha garantito che finanzierà gli interventi selezionati nell’ambito di queste misure con altre fonti, come i fondi di coesione e quello complementare. Non ha però ancora chiarito la fattibilità di questa copertura, lasciando spazio a un quadro rischioso soprattutto per i comuni, gli enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili. Inoltre diversi progetti avevano già preso il via, con l’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori, come ha ricordato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, commentando la proposta del governo.

Sono rimasto veramente molto colpito da questa decisione che non era stata neanche negoziata con i Comuni di uno spostamento di risorse su progetti su cui già sono state fatte le gare e con molti cantieri già aperti.

– Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli
L’esito di un bando pubblico ha valenza legale e obbliga il finanziatore a erogare le risorse ai soggetti aggiudicatari. Tuttavia sono previste alcune eccezioni. Il quadro normativo in questo senso è composito e si basa su diverse sentenze del consiglio di stato e della magistratura. Sintetizzando, la pubblica amministrazione può ritirare l’aggiudicazione di progetti, a patto che dimostri la presenza di motivi di interesse pubblico o gravi difficoltà finanziarie. Dunque se la commissione europea approvasse le modifiche richieste, le 9 misure verrebbero stralciate dal Pnrr e con esse i relativi progetti. I quali potrebbero anche non essere mai realizzati, nel caso in cui il governo italiano non riuscisse a trovare altre fonti di finanziamento.

Abbiamo già spiegato in un precedente articolo le possibili conseguenze di queste modifiche per i comuni, in particolare grazie a una relazione dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani). Ora proviamo a ricostruire lo scenario da un’altra prospettiva: con i dati del governo alla mano su misure e progetti, elaborati e sistematizzati su OpenPNRR.

Gli investimenti che il governo vuole escludere. Innanzitutto è importante capire cosa prevedono le misure che l’esecutivo intende stralciare e dunque la natura dei 42.786 progetti che ne derivano.

Le misure che il governo vuole stralciare riguardano ambiente e inclusione sociale. I 9 investimenti del Pnrr che il governo italiano ha proposto di definanziare.

Ciò che emerge subito dalla tabella è l’elevato numero di progetti già ammessi a finanziamento, relativi a 6 dei 9 investimenti oggetto di revisione. In particolare, una sola misura comprende la quasi totalità degli interventi (91%). Si tratta di quella per la resilienza, la valorizzazione e l’efficienza energetica dei comuni. Prevede lavori di messa in sicurezza del territorio, di miglioramento dell’illuminazione pubblica e di efficientamento energetico degli edifici. Al 13 giugno 2023 – data dell’ultimo aggiornamento di Italia domani – tale investimento risultava aver assegnato risorse a ben 38.776 progetti. Seguono 2.297 interventi per la rigenerazione urbana, cioè per il miglioramento del contesto sociale e ambientale delle aree urbane. Sono invece previsti 803 progetti per migliorare i servizi di istruzione, salute e mobilità nelle aree interne; 614 per la riqualificazione delle periferie e 254 per valorizzare beni confiscati alle mafie. Infine, 42 interventi per la creazione di aree verdi nelle città metropolitane.

Il riutilizzo delle risorse tagliate. Riguardo le risorse invece, oltre all’incertezza su quali finanziamenti supporteranno la realizzazione dei progetti già selezionati, non è chiaro il destino degli importi che il governo intende togliere a questi 9 investimenti.

Non è chiaro come il governo investirà queste risorse. Nel documento prodotto dal centro studi di camera e senato si legge che verranno dirottate sul RepowerEu, ma in modalità diverse. Per 2 misure – utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate e tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano – viene proposto un definanziamento solo parziale. Per le altre 7 invece, l’idea è di rimuovere la totalità del finanziamento Pnrr. Tuttavia, mentre in alcuni casi tali cifre saranno dirottate su altre misure con simili obiettivi e ambiti di intervento, in altri non viene esplicitato, lasciando il dubbio su come il governo reinvestirà tali somme.

Infine va sottolineato che tutti e 9 gli investimenti in questione riguardano solo due macro temi: la transizione ecologica, in particolare energetica, e l’inclusione sociale. Due settori cruciali, che di pari passo possono contribuire allo sviluppo sostenibile del paese e al miglioramento della vita delle persone. In questo caso specialmente di chi vive nelle aree urbane.

Viene dunque da chiedersi perché l’esecutivo abbia chiesto una soluzione così drastica proprio per queste misure. Ufficialmente, le problematiche che lo stesso dipartimento per le politiche europee descrive sono tre:

molti interventi relativi alle 9 misure sono progetti in essere, cioè ideati prima dell’avvio del Pnrr. Questo significa che spesso non rispettano i criteri richiesti a livello europeo, in particolare il principio di non arrecare danno ambientale;
gli investimenti in questione prevedono una distribuzione capillare delle risorse tra numerosi territori e quindi un ruolo centrale dei comuni come soggetti attuatori. Questo complica il loro avanzamento, a causa delle carenze amministrative e delle difficoltà burocratiche, che colpiscono soprattutto i comuni più piccoli;
alcuni investimenti hanno accumulato ritardi, sia per il motivo di cui sopra, sia a causa della crisi energetica e dell’aumento dei costi delle materie prime.
Sono tutte criticità note, che riguardano la struttura del Pnrr fin dal suo avvio e che abbiamo evidenziato in numerosi articoli precedenti, sottolineando la necessità di trovare soluzioni efficaci.

Tuttavia non è chiaro perché il governo abbia optato per l’eliminazione drastica di tali investimenti, invece di intervenire con dei correttivi. O di avvalersi dei poteri sostitutivi, previsti dalla governance del piano proprio per compensare i ritardi delle piccole amministrazioni. Così come non è chiaro perché i tagli proposti si siano concentrati proprio nell’ambito sociale e ambientale. Sono infatti molti gli investimenti anche in altri settori, che condividono gli stessi problemi individuati dal governo, dalla frammentazione ai ritardi fino al mancato rispetto dei criteri europei.

I territori che rischiano di perdere più risorse. A questo punto proviamo a osservare l’impatto concreto che l’approvazione di tali modifiche avrebbe in termini di progetti stralciati e risorse perse sui territori. 42.786 i progetti ammessi a finanziamento nell’ambito di misure Pnrr che il governo vuole definanziare.

Si tratta di una cifra che corrisponde al 77% dei finanziamenti totali di questi interventi (il restante 23% proviene da altre fonti pubbliche e private). Ammettendo dunque che la commissione europea approvi la proposta di modifica, il governo dovrà trovare almeno 12 miliardi di fondi per tenere fede all’impegno di realizzare tutti i progetti stralciati.

Modifiche al Pnrr: le grandi città e il sud rischiano le maggiori perdite. Fondi Pnrr già assegnati a progetti che il governo ha proposto di eliminare dal piano.

Sono principalmente due le ricorrenze geografiche che possiamo osservare nella mappa. La prima è che le potenziali perdite colpirebbero in modo più incisivo le grandi città: Roma (229,5 milioni di euro), Milano (168,7), Genova (146,6) e Napoli (142,1). La seconda è che il sud del paese subirebbe i maggiori tagli. 5,6 miliardi € le risorse Pnrr assegnate a progetti nel sud che il governo vuole definanziare. Nel nord sono 4,1 miliardi e nel centro 2,3.

Osservando i singoli progetti, i più costosi sono inclusi nell’investimento per i piani urbani integrati. Tra questi, per fare qualche esempio, la realizzazione di un “ecoquartiere” nel comune di Napoli. E di 63 poli di sport accessibili a persone con disabilità, in altrettanti comuni della città metropolitana di Roma. Altri interventi invece prevedono l’efficientamento energetico di edifici agricoli nelle colline fuori Firenze o ancora la riqualificazione di aree verdi a Bari.

Tutti progetti che hanno già vinto un bando, hanno passato una selezione e si sono visti riconoscere determinate risorse, ma che al momento rischiano di non essere concretizzati.

Il nostro osservatorio sul Pnrr. Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

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