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CGIA – MESTRE * PIL – RANK CRESCITA 2023: « IL SUD CRESCE QUATTRO VOLTE PIÙ DI FRANCIA E GERMANIA INSIEME, TRENTO AL 24MO POSTO»

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09.12 - sabato 19 agosto 2023
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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IL SUD CRESCE QUATTRO VOLTE PIU’ DI FRANCIA E GERMANIA MESSE ASSIEME
Sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l’aumento del Pil più contenuto (+ 1 per cento circa rispetto al +1,1 nel Centro e al +1,2 per cento circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8 per cento) e, in particolare modo, della Germania (-0,3 per cento) che ormai è in piena recessione tecnica. Se calcoliamo la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25 per cento ; ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme.
Ancorché questo confronto sia un semplice caso di scuola, possiamo comunque affermare con soddisfazione che ci troviamo di fronte alla rivincita degli “ultimi”. Insomma, non siamo più l’ultima ruota del carro europeo e sebbene il rallentamento dell’economia in corso quest’anno stia investendo tutta Europa, l’Italia si sta difendendo meglio degli altri, anche per merito del Sud. Ma c’è dell’altro. Persino il Regno Unito rimarrà alle nostre spalle; nella classifica della crescita economica relativa al 2023 dovrebbe fermarsi al +0,4 per cento (vedi Tab. 1). Un risultato storico che dimostra come il Belpaese e in particolare modo il Mezzogiorno abbiano superato meglio dei nostri principali competitor gli effetti negativi provocati dalla pandemia, dalla crisi energetica e dal boom dell’inflazione. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.
• I motivi del “riscatto”
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, il “riscatto” del Sud e in generale del nostro Paese è ascrivibile ad almeno tre fenomeni. Il primo riguarda l’entità degli aiuti messi in campo dagli ultimi esecutivi  per fronteggiare a livello nazionale la crisi pandemica e gli effetti del caro-energia. Tra ristori, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, bonus economici, assunzioni nella sanità, etc, tra il 2020 e il 2022 sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro.  A questi vanno aggiunti altri 91 miliardi che nel 2022-2023 sono serviti a mitigare i rincari delle bollette di luce e gas. In buona sostanza, in quest’ultimo quadriennio lo Stato ha erogato oltre 270 miliardi di euro che sono riusciti, in buona parte, ad “anestetizzare” le difficoltà economiche “piovute” addosso agli italiani in questo inizio di decennio. Il secondo, invece, riguarda la ripresa dei consumi delle famiglie e quella degli investimenti nelle costruzioni che, nel biennio 2021-2022, hanno interessato soprattutto il Mezzogiorno.  Il terzo, infine, è riconducibile al forte aumento degli investimenti fissi lordi avvenuto nel Sud che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR, ha interessato, in particolare modo, il comparto delle costruzioni.
• Le difficoltà rimangono
Nonostante i segnali positivi appena richiamati, la situazione generale del Sud rimane ancora critica. Come nel resto del Paese è in atto un forte rallentamento dell’economia che, a causa dell’inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE, potrebbe spingerci verso un autunno pieno di insidie. Non dimentichiamoci, inoltre, che le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione. Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale costituisce un ostacolo allo sviluppo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d’Europa. Tuttavia, i segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni riusciremo a spendere bene tutte le risorse che il PNRR ha destinato al Mezzogiorno.
• Abbiamo superato pandemia, caro bollette e inflazione  meglio degli altri
Tra il 2019 (anno pre-pandemico) e il 2023, il nostro Paese ha registrato un livello di crescita nettamente superiore a quello registrato dai principali paesi europei nostri competitor. Se dal confronto la crescita del Pil in Italia è aumentata del 2,1 per cento, in Francia si è attestata al +1,2 per cento, mentre in Germania è stata solo del +0,3 per cento. Anche il Regno Unito, sebbene non sia più in UE, può contare su un differenziale di crescita risibile pari al +0,1 per cento (vedi Graf. 1).
• Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige trainano la crescita
Ancorché le distanze tra le nostre regioni siano “millimetriche”, nel 2023 a trainare la crescita del Pil sarà la Lombardia con una previsione di crescita del +1,29 per cento. Seguono il Veneto con il +1,24 per cento, il Trentino Alto Adige con il +1,23 per cento, il Lazio con il +1,18 per cento e il Piemonte-Valle d’Aosta con il +1,17 per cento. Chiudono la graduatoria la Campania con il +0,86 per cento, il Molise con il +0,84 per cento e, infine, la Basilicata con il +0,82 per cento. Le regioni che non hanno ancora recuperato il crollo del Pil avvenuto nel 2020 (anno dello “scoppio” della pandemia) sono la Calabria con un differenziale negativo rispetto al 2019 dello 0,25, il Molise dello 0,83, la Valle d’Aosta dello 0,88, la Liguria del 2,02 e, in particolare modo, la Toscana che deve ancora “riconquistare” ben 3,22 punti di Pil (vedi Tab. 2).
• Ascoli, Milano, Venezia e Trapani le province più virtuose
A livello provinciale, invece, guida la graduatoria della crescita 2023 Ascoli Piceno con un incremento del valore aggiunto rispetto all’anno scorso del 2,10 per cento. Seguono Milano con il +1,86 per cento, Venezia e Trapani entrambe con il +1,85 per cento, Sondrio con il +1,81 per cento e Verona con il +1,76 per cento. In coda, invece, scorgiamo al terzultimo posto Macerata con il +0,25 per cento, al penultimo Vibo Valentia con +0,07 per cento e, infine, Gorizia con il +0,04 per cento (vedi Tab. 3).
Tab. 1 – La crescita economica nel 2023:
il Mezzogiorno batte Francia, Regno Unito e Germania Paesi e territori Var. % del PIL reale nel 2023
ITALIA +1,1
Francia +0,8
Regno Unito +0,4
Germania -0,3
AREA EURO +0,9
ITALIA, di cui: +1,1
   Nord Ovest +1,2
   Nord Est +1,2
   Centro +1,1
   Mezzogiorno +1,0
Tab. 2 – La crescita del PIL reale nel 2023 e il confronto sui livelli pre-Covid (analisi regionale)
Rank per PIL 2023 Regioni e ripartizioni Nel 2023 rispetto ai livelli pre-Covid (2019) Crescita % 2023
1 Lombardia +4,15 +1,29
2 Veneto +2,07 +1,24
3 Trentino Alto Adige +2,28 +1,23
4 Lazio +1,10 +1,18
5 Piemonte +0,52 +1,17
6 Valle d’Aosta -0,88 +1,17
7 Friuli Venezia Giulia +2,19 +1,15
8 Sicilia +0,64 +1,12
9 Emilia Romagna +3,78 +1,12
10 Toscana -3,22 +1,06
11 Puglia +2,85 +1,02
12 Umbria +1,11 +1,01
13 Marche +2,02 +0,90
14 Sardegna +0,50 +0,89
15 Abruzzo +1,21 +0,89
16 Liguria -2,02 +0,88
17 Calabria -0,25 +0,87
18 Campania +1,46 +0,86
19 Molise -0,83 +0,84
20 Basilicata +0,68 +0,82
  ITALIA +2,10 +1,13
Nord Ovest+2,75+1,23
Nord Est+2,77+1,18
Centro-0,15+1,10
Sud +1,23 +1,00
Tab. 3 – La crescita del valore aggiunto reale (*) (analisi provinciale)
Rank per crescita 2023 Province Nel 2023 rispetto ai livelli pre-Covid (2019) Crescita %
2023
1 Ascoli Piceno +7,29 +2,10
2 Milano +7,99 +1,86
3 Venezia -3,06 +1,85
4 Trapani +2,63 +1,85
5 Sondrio +2,54 +1,81
6 Verona +5,42 +1,76
7 Caltanissetta +7,72 +1,66
8 Livorno +2,87 +1,64
9 Pescara +3,31 +1,56
10 Cagliari -0,91 +1,54
11 Trieste +6,94 +1,54
12 Massa Carrara +3,59 +1,54
13 Udine +2,77 +1,53
14 Roma +1,89 +1,47
15 Catania +0,31 +1,47
16 Firenze -10,04 +1,46
17 Barletta-Andria-Trani +3,60 +1,42
18 Belluno -5,43 +1,42
19 Cosenza +1,72 +1,40
20 Agrigento +1,34 +1,40
21 Asti +1,73 +1,39
22 Bari +4,69 +1,38
23 Palermo +2,08 +1,37
24 Trento +4,45 +1,37
25 Torino +1,06 +1,32
26 Aosta +0,26 +1,29
27 Lodi +4,61 +1,29
28 Bologna +4,08 +1,28
29 Siena +1,46 +1,28
30 Bolzano +2,50 +1,26
31 Isernia +2,16 +1,26
32 Sassari +2,35 +1,24
33 Taranto +4,71 +1,21
34 Napoli +1,42 +1,18
35 Reggio Calabria +0,98 +1,18
36 Catanzaro +1,35 +1,16
37 Perugia +2,93 +1,15
38 Genova -2,96 +1,14
39 Pavia +2,13 +1,14
40 Enna +3,08 +1,13
41 Messina +1,80 +1,13
42 Reggio Emilia +5,76 +1,13
43 Salerno +4,02 +1,13
44 Parma +7,71 +1,11
45 Foggia +3,07 +1,08
46 Biella -0,22 +1,08
47 Rimini -1,27 +1,06
48 Ancona +4,53 +1,06
49 Vercelli +6,55 +1,03
50 Cuneo +3,47 +1,02
51 Modena +5,77 +1,00
52 Piacenza +5,96 +1,00
53 Padova +4,46 +0,99
54 Bergamo +3,25 +0,99
55 Arezzo +0,63 +0,98
56 Como +1,02 +0,97
57 Lecce +3,82 +0,95
58 Ragusa +1,71 +0,94
59 L’Aquila +2,41 +0,92
60 Nuoro +3,80 +0,90
61 Rovigo +5,31 +0,90
62 Rieti +8,08 +0,89
63 Treviso +3,91 +0,87
64 Campobasso -0,51 +0,87
65 Cremona +5,50 +0,86
66 Alessandria -0,87 +0,86
67 Matera +7,97 +0,83
68 Viterbo +2,75 +0,83
69 Savona +2,65 +0,81
70 Ferrara +2,49 +0,80
71 Imperia +0,21 +0,79
72 Siracusa -0,99 +0,78
73 Lecco +2,28 +0,77
74 Teramo +2,27 +0,76
75 Potenza -0,99 +0,75
76 Verbano-Cusio-Ossola -2,88 +0,74
77 Forlì-Cesena +4,93 +0,74
78 Novara +1,92 +0,72
79 Prato -2,74 +0,71
80 Frosinone +0,74 +0,70
81 Ravenna +5,09 +0,67
82 Benevento +3,77 +0,67
83 Pisa +3,22 +0,67
84 Terni +0,82 +0,66
85 Brescia +2,58 +0,62
86 Avellino +1,44 +0,60
87 Varese +0,62 +0,59
88 Grosseto +3,39 +0,59
89 Pistoia +1,26 +0,57
90 Chieti +1,57 +0,55
91 Monza-Brianza +4,12 +0,52
92 Oristano +4,56 +0,51
93 Pordenone +3,57 +0,51
94 Latina +5,14 +0,50
95 Mantova +2,43 +0,49
96 Brindisi +3,81 +0,48
97 Pesaro e Urbino +3,72 +0,48
98 Fermo -3,35 +0,47
99 Vicenza +4,93 +0,46
100 La Spezia +2,97 +0,45
101 Caserta +5,39 +0,42
102 Lucca +3,71 +0,39
103 Sud Sardegna +3,46 +0,38
104 Crotone -1,78 +0,32
105 Macerata +1,28 +0,25
106 Vibo Valentia -1,41 +0,07
107 Gorizia -2,35 +0,04
ITALIA +2,86 +1,17
(*) Il valore aggiunto è quella variabile che approssima il PIL di un territorio a livello provinciale, in quanto il PIL è disponibile con dettaglio minimo a livello regionale; il valore aggiunto equivale al PIL al netto delle imposte indirette e rappresenta ugualmente al PIL la ricchezza annua «aggiunta» all’economia o meglio la crescita economica di quel territorio.
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