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BANCA D’ITALIA * RELAZIONE GOVERNATORE: « SULL’UTILE NETTO DI 815 MILIONI DIVIDENDO DI 200 MLN, INFERIORE DI 140 MLN RISPETTO AL PRECEDENTE ESERCIZIO »

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10.21 - giovedì 28 marzo 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Signori Partecipanti,
La congiuntura globale continua a essere debole. Il ristagno del commercio internazionale e l’incertezza sollevata dalle tensioni geopolitiche pesano sull’attività economica.
La politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea (BCE) sta comprimendo la domanda e contribuisce, insieme al calo dei prezzi energetici, alla rapida diminuzione dell’inflazione. I rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati e si stanno realizzando le condizioni per avviare un allentamento monetario.
Come spiegherò tra breve, l’attuazione della politica monetaria orientata alla stabilità dei prezzi si è riflessa sui risultati del bilancio dell’esercizio 2023 che viene sottoposto quest’oggi alla vostra approvazione e continuerà a incidere sulla redditività della Banca d’Italia nell’immediato futuro.
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Desidero ringraziare, anche in questa occasione, il mio predecessore Ignazio Visco per il servizio reso alla nostra Istituzione. La Banca d’Italia e io personalmente gli abbiamo manifestato il nostro apprezzamento in occasione del simposio organizzato per celebrare i suoi due mandati alla guida dell’Istituto.
Rivolgo un sincero augurio di buon lavoro a Piero Cipollone, già Vice Direttore generale della Banca, che da novembre dello scorso anno è divenuto membro del Comitato esecutivo della BCE. Al suo posto, nel Direttorio ha fatto ingresso Chiara Scotti, già Vice Presidente senior e Direttrice della ricerca presso la Federal Reserve Bank di Dallas.
La politica monetaria e i riflessi sul bilancio della Banca
Al fine di assicurare il ritorno dell’inflazione al 2 per cento nel medio termine, negli ultimi anni le banche centrali dell’Eurosistema hanno acquistato un ammontare ingente di titoli.

 

Con l’aumento dell’inflazione, nel luglio del 2022 il Consiglio direttivo della BCE ha avviato una decisa restrizione monetaria. Nei primi nove mesi del 2023 esso ha intensificato tale manovra restrittiva: ha aumentato i tassi di riferimento per complessivi 200 punti base, portando al 4,5 per cento il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75 quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al 4 il tasso sulle operazioni di deposito presso l’Eurosistema. Dallo scorso ottobre il Consiglio ha mantenuto i tassi ufficiali invariati.
A luglio del 2023 è terminato il reinvestimento dei titoli detenuti a fini di politica monetaria nell’ambito del programma di acquisto di attività finanziarie (Asset Purchase Programme). Proseguirà invece sino alla fine del primo semestre del 2024 il pieno reinvestimento dei titoli in scadenza nell’ambito del programma per l’emergenza pandemica (Pandemic Emergency Purchase Programme); nella seconda parte dell’anno il Consiglio direttivo intende ridurre i reinvestimenti di 7,5 miliardi al mese, per poi azzerarli del tutto dalla fine del 2024. Nei prossimi mesi i reinvestimenti continueranno a essere effettuati con la flessibilità necessaria per contrastare i rischi relativi alla trasmissione della politica monetaria.
L’ammontare dei prestiti concessi dall’Eurosistema alle banche dell’area dell’euro mediante operazioni di rifinanziamento ha continuato a diminuire in misura significativa, da 1.324 miliardi alla fine del 2022 a 410 al termine dello scorso anno. La flessione è stata determinata principalmente dai rimborsi a scadenza della terza serie delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO3), a cui vanno sommati i rimborsi anticipati volontari indotti dalla modifica delle condizioni di costo, divenute meno favorevoli per le banche da novembre del 2022.
La situazione patrimoniale
Alla fine del 2023 l’attivo di bilancio della Banca d’Italia ammontava a 1.253 miliardi, 223 in meno rispetto al 2022. La riduzione è destinata a proseguire anche nell’esercizio corrente per gli ulteriori rimborsi delle operazioni TLTRO3 e per effetto delle decisioni del Consiglio direttivo della BCE in merito al termine del rinnovo dei titoli in scadenza.
Dal lato dell’attivo, analogamente a quanto osservato per le altre banche centrali dell’Eurosistema, la contrazione è principalmente ascrivibile alle operazioni di rifinanziamento, diminuite da 356 a 150 miliardi. Anche i titoli di politica monetaria si sono ridotti, ma in misura inferiore: alla fine del 2023 ammontavano a 657 miliardi, 39 in meno rispetto all’esercizio precedente, ed erano costituiti per circa 600 miliardi da titoli di Stato italiani.

 

Dal lato del passivo, il calo ha interessato sia i depositi delle banche, scesi di 57 miliardi, sia – soprattutto – il saldo debitorio della Banca nel sistema TARGET, diminuito da 684 a 521 miliardi. La consistente riduzione di quest’ultima voce è in larga misura riconducibile agli acquisti netti di titoli italiani, principalmente pubblici, da parte di investitori esteri e all’espansione della raccolta netta all’estero delle banche italiane. Questi afflussi di liquidità sono stati parzialmente compensati dagli investimenti in titoli esteri effettuati da residenti italiani. Alla diminuzione del saldo debitorio hanno contribuito la terza e la quarta rata dei fondi relativi al Dispositivo per la ripresa e la resilienza, erogate allo Stato italiano attraverso il sistema TARGET. Il saldo passivo TARGET ha continuato a diminuire nei primi mesi del 2024; in marzo è stato in media di circa 500 miliardi.

Principali determinanti del risultato economico del 2023 e prospettive future

La politica monetaria dell’Eurosistema è disegnata e attuata in funzione del raggiungimento del mandato statutario della stabilità dei prezzi, anche qualora questo comporti un temporaneo peggioramento del conto economico delle banche centrali.

Già lo scorso anno era stato anticipato che nel 2023 la Banca d’Italia avrebbe registrato una significativa perdita lorda, prima dell’utilizzo del fondo rischi generali, soprattutto per effetto della forte contrazione del margine di interesse. Il fenomeno è comune alle altre banche centrali dell’Eurosistema, alcune delle quali avevano riportato un risultato negativo già nel 2022. Il rialzo dei tassi di riferimento della BCE ha determinato un aumento del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche, a fronte del quale non vi è stato un incremento corrispondente del rendimento delle attività di politica monetaria. Queste ultime sono infatti meno sensibili alle variazioni dei tassi, perché costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso con scadenza a medio e a lungo termine.

Confermando le anticipazioni dello scorso anno, il risultato lordo del 2023, prima delle imposte e prima dell’utilizzo del fondo rischi generali, è stato negativo per 7,1 miliardi; era stato positivo per 5,9 miliardi nel 2022. Oltre che del peggioramento del margine di interesse per 11,4 miliardi, esso ha risentito del calo, per 3,5 miliardi, del risultato netto della ridistribuzione del reddito monetario, pure conseguenza della restrizione monetaria attuata nello scorso biennio.

La Banca d’Italia può assorbire tale perdita grazie alla politica di rafforzamento patrimoniale che ha seguito in passato, ispirandosi a principi di prudenza. I fondi patrimoniali accumulati negli anni per fronteggiare l’eventuale materializzazione dei rischi sono oggi ampiamente sufficienti per coprire tanto la perdita del 2023, quanto quella stimata per il 2024. Sulla base delle attuali decisioni di politica monetaria e delle aspettative sull’evoluzione dei tassi di interesse, il 2025 segnerebbe invece un ritorno all’utile.

Nel bilancio del 2023, quindi, il fondo rischi generali viene utilizzato per 5,6 miliardi. Tenendo conto del contributo positivo per 2,3 miliardi derivante dal recupero fiscale della perdita lorda – che consentirà di pagare minori imposte in futuro – l’ammontare rilasciato consente di chiudere l’esercizio con un risultato netto positivo pari a 0,8 miliardi.

Riteniamo che il livello di copertura dei rischi si mantenga adeguato in una prospettiva di medio termine. Nel 2023 i rischi si sono, infatti, ridotti e diminuiranno ulteriormente in futuro per effetto del ridimensionamento del bilancio.

La Banca d’Italia: un’istituzione in continua trasformazione al servizio dei cittadini

All’atto del mio insediamento ho rivolto al personale della Banca d’Italia un messaggio in cui auspicavo l’apertura al cambiamento e all’innovazione, senza disperdere tuttavia i valori che hanno sorretto nel tempo l’autorevolezza e il prestigio dell’Istituto. Coniugare la continuità con l’innovazione è l’obiettivo a cui ispirare il disegno organizzativo, i metodi di lavoro, le procedure operative. Vanno colte le opportunità offerte dalla digitalizzazione.

Occorre proseguire e completare la razionalizzazione di strutture e processi, mantenendo l’assetto organizzativo allineato all’evoluzione delle attività istituzionali e alla ricerca dell’efficienza. Una speciale attenzione va riservata all’utilizzo consapevole delle risorse finanziarie, per tenere costantemente sotto controllo la dinamica dei costi e preservare la solidità del bilancio.

Cito due esempi per indicare come declinare tali principi.

Per concorrere fattivamente al progetto dell’Eurosistema sull’euro digitale – un mezzo di pagamento innovativo, sicuro, accessibile gratuitamente a tutti i cittadini – si sta adottando una soluzione organizzativa che, mediante il concorso di tutte le competenze necessarie, potrà contribuire a svolgere le attività richieste in modo agile e flessibile.

 

Inoltre, mettendo a frutto l’esperienza acquisita con il modello di lavoro ibrido – che comporta un minor fabbisogno di spazi negli uffici – è stato definito un programma di riallocazione delle strutture che produrrà un sensibile calo dei costi immobiliari.

Va poi data risposta alle aspettative che si sono formate negli ultimi anni sul dimensionamento e sulle attività della rete territoriale. La presenza diffusa sul territorio nazionale è un valore che riflette le origini storiche della Banca e ne rinsalda i legami con la società civile; ma bisogna essere consapevoli che molte delle funzioni tradizionalmente svolte a livello locale hanno perduto nel tempo la loro ragione d’essere.

È in fase di valutazione un progetto per continuare ad assicurare i servizi che oggi l’Istituto fornisce sul territorio attraverso una maggiore integrazione con gli uffici centrali, con aggiustamenti che non alterino in modo significativo la configurazione della rete. Le attività che beneficiano della prossimità territoriale saranno presidiate e rafforzate: dai rapporti con le comunità locali alla tutela della clientela, dal contrasto del riciclaggio all’analisi economica e all’educazione finanziaria. Verrà salvaguardata la capillarità della circolazione monetaria.

Su questo progetto e sugli altri temi che possono promuovere la modernizzazione dei sistemi gestionali e il miglioramento delle condizioni di lavoro non mancherà il dialogo con le organizzazioni sindacali, che è condizione essenziale per il buon funzionamento dell’Istituto se si realizza con un confronto aperto, leale e costruttivo.

Proposta di distribuzione dell’utile netto

Signori Partecipanti,

ai sensi dell’articolo 38 dello Statuto vi sottopongo per l’approvazione il piano di riparto dell’utile netto deliberato dal Consiglio superiore, su proposta del Direttorio e sentito il Collegio sindacale. La vigente politica di distribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai Partecipanti siano comprese nell’intervallo tra 340 e 380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca. Valori al di fuori di tale intervallo sono possibili qualora la redditività della Banca subisca evoluzioni pronunciate, circostanza che si è verificata nel 2023 con la rilevazione di una perdita lorda e la conseguente necessità di ricorrere all’utilizzo del fondo rischi generali.

Pertanto, a valere sull’utile netto di 815 milioni, si propone di riconoscere ai Partecipanti un dividendo di 200 milioni, ammontare inferiore di 140 milioni rispetto al precedente esercizio. L’utile per lo Stato è pari a 615 milioni, con una riduzione di 1.061 milioni.

A integrazione del dividendo corrente attribuito ai Partecipanti viene utilizzata per 140 milioni la posta di stabilizzazione. Ai Partecipanti spetterebbe pertanto un importo complessivo di 340 milioni. La residua consistenza della posta di stabilizzazione – pari a 140 milioni – resterebbe disponibile qualora fosse necessaria un’integrazione negli anni futuri.

L’importo complessivo effettivamente attribuito ai Partecipanti negli ultimi cinque anni sarebbe quindi pari a 1.544 milioni. Nello stesso periodo l’importo cumulato riconosciuto allo Stato sotto forma di utili raggiungerebbe l’ammontare di 21.629 milioni, a cui si aggiungono 4.005 milioni di imposte correnti ai fini Ires e IRAP.

 

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