(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –
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I problemi della montagna bellunese non si chiamano bob o A27. Si stornino i soldi olimpici su investimenti concreti di lungo periodo In questi giorni nell’associazionismo imprenditoriale del Veneto, gli animi sono surriscaldati.
Aver perso, definitivamente, la pista di bob, a loro dire è inaccettabile, un affronto allo sport. E nel dire questo cercano conforto in prestigiosi atleti italiani, di altre discipline: Novella Calligaris, Manuela Di Centa, Yuri Chechi. Non c’è traccia di una riflessione sugli improponibili costi di costruzione della pista e su un piano di gestione della stessa, quindi costi futuri, più che discutibile. Tanto da portare il CIO a affermare che sul tema l’Italia è un Paese inaffidabile (recente riunione a Mumbai – India).
Confindustria Veneto e il presidente della Regione Luca Zaia affermano che quanto deciso “altrove” rappresenta un attacco alla montagna. Questi attori della politica e dell’imprenditoria come leggono la montagna? Potenziamento dell’industria dello sci, ancora strade con il proseguimento a Nord dell’autostrada da Venezia a Belluno, per raggiungere – dicono loro- Monaco. Nella loro visione la montagna non è altro. Uno sportello bancario, un ambiente da mungere.
Siamo in presenza di un dato di fatto. Il decreto della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 8.09.2023 stanzia complessivamente oltre 128 milioni di euro per la pista di bob, altri 40 per il villaggio olimpico. Due opere che non saranno più realizzate. Tenendo presente che per la pista di bob sono già stati spesi oltre 5 milioni di euro, il decreto prevede sul bellunese una ricaduta di 160 milioni di euro. Tutti conoscono i reali problemi della montagna bellunese: non si chiamano autostrade e ancor meno sci.
Nelle vallate c’è bisogno di servizi, nel pianeta salute, in ambito scolastico, nella mobilità pubblica, in ferrovie, nel dare alloggio a prezzi agevolati ai lavoratori stagionali del turismo, nel promuovere l’edilizia pubblica a sostegno delle famiglie più bisognose e ai giovani. C’è bisogno di gestire un territorio sempre più abbandonato: boschi, alpeggi, aree agricole di pregio. C’è bisogno di agricoltura naturale, della costituzione di comunità energetiche autosufficienti, c’è bisogno di innovazione qualitativa nel turismo e nei lavori per i giovani. Insomma, dalla politica è lecito attendersi un vero rilancio del vivere in montagna, un rilancio che non consumi ulteriore suolo e paesaggio e si basi sulla qualità.
I fondi olimpici risparmiati dalle due follie che dovevano ricadere su Cortina (160 milioni di euro) sono a disposizione. E’ lecito attendersi che la politica veneta e bellunese si faccia carico di questi fondi, non li perda, abbandonando il triste e logoro lamento di Confindustria. Approfittiamo della situazione per cominciare a investire veramente sulla montagna bellunese, chiedendo da subito lo storno dei capitoli di spesa investiti dal DPCM. Se si affronta questo passaggio è possibile che almeno buona parte dell’investimento olimpico lasci sul territorio interessato le risorse per il rilancio di una montagna oggi sempre più spopolata: causa la miopia di chi, anche in tempi di pesanti cambiamenti climatici, legge lo sviluppo come una banale sommatoria di superstrade e demolizione delle alte quote.
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Il Consiglio Direttivo di Mountain Wilderness Italia