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ITALIA NOSTRA – TRENTO * CAMPIGLIO – NUOVA ZANGOLA: BALDRACCHI, « SFREGIO PAESAGGISTICO, MA ANCHE CULTURALE »

Scritto da
11.47 - martedì 12 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Il progetto per la nuova Zangola: sfregio paesaggistico ma anche culturale. Il progetto per il nuovo «Bar e Aprés ski», di cui abbiamo avuto notizia dal quotidiano “Il T” del 7 settembre 2023, non è solo un altro grave e pesante sopruso intentato ancora una volta ai danni del paesaggio campigliano, ma è un’offesa diretta al cuore di chi la montagna la vive, la sente, la rispetta. È un atto di arroganza, teso a sopraffare tutto ciò che la storia del luogo e più in generale la storia della cultura alpina hanno per lungo tempo sedimentato sul territorio.

Il progetto del gruppo “5 Club Mdc”, realizzato con l’intento di rinnovare l’offerta per la movida della perla delle Dolomiti, plana sulla piana di Nambino – punto di partenza di percorsi che si snodano nella natura incontaminata verso la zona di piccoli laghi alpini – soffocando e cancellando la specificità di quel sito, pavimentando 1500 mq di verde per farne una platea denominata “spiaggia” (!), imponendosi sulla malga della Zangola con una ristrutturazione completa e inserendovi una funzione ricettiva orientata a richiamare “turisti che non si accontentano”.

È un progetto che intende aprire una nuova frontiera: la conquista dei luoghi di pace per imporre nuovi codici, sia costruttivi che comportamentali. È l’asservimento ad un concetto di turismo non interessato alla conoscenza del luogo e della sua storia ma che sempre più tende a sovrapporvisi completamente, con le proprie “esigenze”, dettate da gente festaiola che non si accontenta e nemmeno rispetta.

I segni che esprimono la sostanza del vivere nelle terre di montagna non sono testimonianze superflue, da poter cancellare e sostituire. Le tipologie delle nostre architetture sono estremamente ancorate al territorio, esprimono una stretta relazione tra l’uomo e la natura, tra l’abitare e il coltivare, dichiarano una profonda conoscenza dei materiali e delle tecnologie, rivestono caratteri di necessità. Chi costruisce dovrebbe conoscere il contesto e la sua matrice fondativa. Deve saper interpretare, anche con un linguaggio contemporaneo, lo spirito del luogo, in modo tanto più approfondito quanto più è la specificità e la preziosità di tale contesto.
Sorprende e lascia amareggiati l’arroganza con cui operatori turistici propongono di sostituire non solo le forme dell’architettura ma anche la cultura di un luogo con un approccio irrispettoso, fatuo, superficiale.

Ma sorprende ad amareggia ancora di più la facilità con cui tali proposte vengono accolte da chi il territorio lo dovrebbe salvaguardare e valorizzare. Ci riferiamo all’ASUC (Amministrazione Separate di Uso Civico), eredità che la millenaria cultura di montagna ci ha tramandato, al fine di una corretta gestione del patrimonio comunitario, al Comune e la Provincia che con l’applicazione delle norme urbanistiche dovrebbero garantire il controllo di uno sviluppo adeguato e rispettoso del paesaggio.

In questo caso non sembra che l’ASUC di Fisto, con l’accordo stipulato con il gruppo “5 Club Mdc”, abbia correttamente interpretato il suo ruolo, che la LP n. 6/2005 – riprendendo e aggiornando i criteri di una Legge del 1952 – riconferma nella tutela e valorizzazione dei beni di uso civico e delle proprietà collettive quali elementi fondamentali per la vita e per lo sviluppo delle popolazioni locali e quali strumenti primari per la salvaguardia ambientale e culturale del patrimonio e del paesaggio agro-silvo-pastorale trentino.
Come possono due tra i più influenti amministratori del luogo (sindaco di Pinzolo e presidente ASUC Fisto) esprimere entusiasticamente soddisfazione per un progetto che stravolge qualsiasi carattere identitario del luogo e della sua gente? Abbiamo bisogno in Trentino di omologarci alle esigenze della movida a tutti i costi e in tutti gli ambienti, soprattutto se ancora incontaminati? Di portare musica ad alto volume, chiasso, luci cangianti, un nuovo hotel, una ristorazione fast food con hamburgher e patatine in un contesto alpino? Come può una simile proposta venire intesa come offerta di qualità che valorizzerà ulteriormente Campiglio? O la soddisfazione forse riguarda i 10.000.000 di euro che verranno qui investiti e in nome di questi si sorvola su tutto il resto?
Ma la Costituzione italiana – con l’inserimento nell’art. 9 della tutela del paesaggio, del patrimonio storico-artistico, dell’ambiente, degli ecosistemi tra i princìpi fondamentali della Nazione – non sancisce la preminenza di questi beni primari rispetto a tutte le altre esigenze, tra cui anche quelle della libera iniziativa economica? Certo che lo fa e con forte determinazione, anche nell’interesse delle future generazioni.

Senz’altro la CPC (Commissione per la pianificazione territoriale e paesaggio) della Comunità delle Giudicarie saprà dare le risposte più adeguate ad una proposta così aggressiva e completamente priva di sintonia con il contesto e richiedere che l’edificio della malga venga rispettato e valorizzato quale elemento di carattere del luogo (vedasi l’intervento dell’arch. Roberto Paoli messo a verbale della Commissione ASUC per la valutazione del progetto preliminare) e che la sistemazione degli spazi esterni sia proporzionata con le dimensioni degli edifici e relazionata stilisticamente alle caratteristiche del luogo. Non è possibile accettare il sopruso dell’effimero e della superficialità sulla cultura di montagna. L’invasione non ha più limiti, raggiunge ora anche i luoghi più preziosi sotto l’aspetto naturalistico e paesaggistico, ma deve venire arginata.

 

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Manuela Baldracchi
Presidente Italia Nostra sezione trentina

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