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CONSIGLIO PAT * FRANZ DANTONE: « IL FOTOGRAFO DELLE DOLOMITI, LA MOSTRA DEL FILM FESTIVAL INAUGURATA A PALAZZO TRENTINI »

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12.37 - giovedì 25 aprile 2024

Franz Dantone: il fotografo delle Dolomiti. La mostra del Film festival inaugurata a Palazzo Trentini. “Palazzo Trentini, casa dell’autonomia ospita ben volentieri eventi come questo, che avvicinano la comunità alla propria cultura, raccontando la storia delle nostre Dolomiti, terre di libertà e di autogoverno”: ha commentato così il presidente del Consiglio provinciale di Trento l’apertura nel tardo pomeriggio di oggi della mostra “Franz Dantone, la nascita di un immaginario collettivo“, dedicata al noto fotografo fassano (1839-1909).

La direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco e la Direttrice dell’Istitut Cultural Ladin hanno rispettivamente posto l’accento sul recupero della memoria e sulle componenti artistica ed archivistica della raccolta, che concorrono a documentare e sostanziare l’identità culturale della comunità trentina. L’assessore provinciale con delega alla promozione della conoscenza dell’autonomia, intervenuto a nome della Giunta, ha sottolineato che la mostra può essere molto più di un semplice amarcord: il punto di partenza per una riflessione sulle nostre montagne e su come intendiamo preservare un bene prezioso che rischia purtroppo di essere in pericolo. L’assessore regionale ladino alle Minoranze linguistiche ha ricordato che c’è una via di Canazei dedicata al “buon Franz”, che sarebbe oggi orgoglioso di vedere questa mostra, anche perché se le Dolomiti sono oggi patrimonio di tutti lo dobbiamo anche a lui e alla sua passione nel documentare le terre alte.

Il consigliere provinciale della Valle di Fiemme ha osservato che le fotografie documentano la bellezza delle montagne, ma ci ricordano anche la loro fragilità e la cura che dobbiamo mettere nel conservarle.
Infine, il curatore ha messo in evidenza il valore identitario della fotografia, capace di documentare quello che siamo ed eravamo ed ha spronato a stampare le fotografie che ahimè si conservano spesso solo digitalmente, perché, ha concluso, “la carta rimane lo strumento più efficace nel conservare la memoria”.
Hanno portato un breve saluto, in chiusura, la direttrice e il presidente del Filmfestival.

La rassegna, frutto della collaborazione tra Fondazione Dolomiti Unesco, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” e Trento Film Festival, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio provinciale di Trento, si compone di 100 stampe fotografiche originali dell’epoca (di cui 6 dell’Istitut Cultural Ladin de Fascia e 94 provenienti dal fondo della famiglia Dezulian) e 30 fotografie stampate a getto d’inchiostro da riproduzioni digitali (ottenute dalle lastre restaurate a cura dell’Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” con il finanziamento della Fondazione Caritro): scatti che alimentarono l’immaginario collettivo che contribuì al riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio Mondiale (esattamente cento anni dopo la morte di Dantone).
Visitabile negli spazi espositivi di Palazzo Trentini in via Manci 27 a Trento, tutti i giorni dal 25 aprile al 16 maggio 2024 (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00) e dal 6 al 16 maggio prossimi dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00. Il sabato solo al mattino dalle 10.00 alle 13.00.

La scheda

Franz Dantone, detto Pascalin, nacque a Gries di Canazei nel 1839 e, dopo aver appreso il mestiere in Germania, fece ritorno in valle e iniziò non solo a realizzare ritratti su commissione, ma anche a rappresentare il paesaggio dolomitico, vendendo le sue foto nell’osteria avviata presso la sua abitazione. Fu tra i primi fotografi a inerpicarsi in territori all’epoca ancora sconosciuti, con la sua macchina di legno, sotto il peso delle lastre e fu dunque anche tra i primi a immortalare un paesaggio in gran parte inesplorato e integro e a rappresentarlo nella sua selvaggia bellezza. La sua attività coincise con l’inizio di una frequentazione crescente da parte di viaggiatori, esploratori e alpinisti, in particolar modo britannici, che nella seconda metà dell’Ottocento lasciarono testimonianze importanti delle loro avventure in opere letterarie e diari di viaggio, accompagnati spesso da schizzi e acquerelli.

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