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CASA AUTONOMIA.EU * CARCERE TRENTO: DEMAGRI, « L’AGGRESSIONE È ESEMPIO DELLA SITUAZIONE CRITICA IN CUI VERSA LA STRUTTURA »

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13.37 - mercoledì 23 agosto 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Aggressione in carcere: un esempio della situazione critica in cui versa la struttura.
Apprendo con dispiacere dell’episodio di violenza verificatosi ieri nella Casa Circondariale di Spini di Gardolo, conclusosi con il ferimento di una guardia carceraria e di un’ispettrice. Questa triste vicenda non fa altro che confermare la condizione critica in cui versa il carcere di Trento. Condizione che ho potuto verificare personalmente durante la visita fatta insieme al candidato presidente Francesco Valduga e all’avvocato Valcanover Fabio, nel corso della quale abbiamo preso atto delle gravi carenze di personale di polizia penitenziaria e dell’esubero di detenuti: due criteri che ampliano eccessivamente la forbice tra potenzialità e fabbisogno.

La struttura ospita infatti 343 detenuti, cifra decisamente superiore ai 280 per cui essa è stata pensata. In più, nonostante i detenuti siano più numerosi del previsto, gli agenti di polizia penitenziaria sono meno: 165 invece di 227. Se aggiungiamo a tutto ciò anche la mancanza di educatori (2 invece che 8) e i vari problemi che affliggono la comunità carceraria, come per esempio la tossicodipendenza (l’80% dei detenuti assume psicofarmaci, quando solo 50 di loro sono in possesso di una diagnosi psichiatrica maggiore), ci troviamo davanti alla ricetta perfetta per lo scoppio di episodi terribili come quello avvenuto ieri.

Queste carenze, purtroppo, sono ormai stabilizzate nonostante i segnali della dirigenza interna, che ha più volte espresso la forte necessità che queste figure vengano fornite dallo Stato. A quanto pare quest’ultimo è piuttosto distratto rispetto all’argomento, visto che dallo stesso dipendono sia l’assegnazione di polizia penitenziaria che di educatori, entrambe figure mancanti all’interno della struttura e senza le quali non si può sperare che essa assolva al proprio compito di rieducare e reinserire i detenuti all’interno della società.

La Provincia, se davvero dimostrasse di saper utilizzare il potente strumento che è l’Autonomia, avrebbe già dovuto attivare negli anni precedenti un modello diverso da quello attuale, aprendo un dialogo con lo Stato, spostando la competenza degli educatori a livello provinciale, incardinando la funzione all’interno delle competenze Sanitarie, ridefinendo le funzioni socio sanitarie come quelle dell’assessorato e prevedendo l’assegnazione di figure educative. Questa proposta potrebbe diventare rapidamente realtà, rispondendo a più esigenze: supporto alla polizia penitenziaria attraverso funzioni educative da parte di personale dedicato; avviamento di percorsi interni fondamentali per i detenuti, che usciranno dal carcere e rientreranno nella comunità trentina evitando le cosiddette ricadute; dar vita all’interno del carcere a percorsi lavorativi con cooperative esterne, affinché i detenuti acquisiscono competenze professionali, investano il loro tempo, trasformando inattività in tempo lavoro.

 

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Paola Demagri

Movimento Casa Autonomia.eu

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