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LETTERE AL DIRETTORE

GIORGIO LEONARDI * AUTOMOTIVE: « VOTO PARLAMENTO EU SOLO AUTO ELETTRICHE DAL 2035, SE “OK” DAGLI STATI SIGNIFICA “STOP” ALLA RICERCA PER NEUTRALIZZARE EMISSIONI CO2 DOTANDO I MOTORI DI COMBUSTIBILI ECOLOGICI »

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15.41 - venerdì 24 giugno 2022

Con i voti di una estemporanea maggioranza, di cui facevano parte le sinistre italiane, il Parlamento europeo ha dunque votato a favore di una risoluzione la quale prevede che a partire dal 2035 nei Paesi dell’Unione possano essere commercializzate esclusivamente autovetture elettriche. Saranno bandite tutte le automobili con motori che usano combustibile (se gli Stati daranno singolarmente il loro accordo).

Il voto si giustifica con l’obiettivo che l’Unione si è data di ridurre entro il 2050 del 55% le sue attuali emissioni di anidride carbonica. Presentandosi come un passo per la tutela dell’ambiente, il restringere la vendita, fra tredici anni, alle sole auto elettriche può sembrare a prima vista una misura da applaudire senza neppure discuterla, senza neppure esaminarla un poco da vicino. Ma a me sembra che, come qualsiasi altra decisione politica, valga la pena discuterla, sia pure brevemente e per sommi capi.

In primo luogo la decisione (se avvallata dagli Stati) sbarra la strada alla ricerca tecnologica. Sono in corso ad opera delle maggiori case produttrici degli sforzi per neutralizzare le emissioni di CO2 dotando i motori di combustibili ecologici, i così detti e-fuels. Qualche risultato era stato raggiunto, miglioramenti erano in vista, ma ora tutto si blocca perché non si ammette alternativa, neppure parziale all’elettrico.

In secondo luogo non esiste l’infrastruttura o, detto in maniera più semplice, non esistono stazioni e punti di rifornimento per il pieno di energia elettrica. È più che dubbio che in pochi anni si possa realizzare una rete di ricariche lungo le strade dell’intera Europa in grado di assicurare la mobilità di tutti i cittadini. Non ci sono garanzie al riguardo, non sono neppure espressamente richieste nella risoluzione del Parlamento europeo perché si dà per scontato che il potere politico riuscirà a trascinare gli investimenti.

In terzo luogo il voto che limita il mercato delle automobili a quelle elettriche non si cura minimamente delle ricadute che questa misura ha sul mondo del lavoro. Nessuna analisi viene fatta dai suoi sostenitori sui contraccolpi negativi che essa necessariamente provoca e che saranno particolarmente gravi per il nostro Paese. Lo aveva fatto presente il presidente Antonio Tajani ancora prima del voto, ricordando che l’80% dei pezzi per un’auto di fabbricazione tedesca è fornito da ditte italiane.

Queste sono considerazioni tecniche, riferite al limitato settore, per quanto importante, dell’automobile. Ma si lasciano facilmente riportare al piano politico e qui mi sembrano emblematiche, vale a dire che mettono ancora una volta in chiaro la mentalità e i criteri ideologici con cui è abituata ad operare da sempre la sinistra, in particolare il PD, nelle sue molte sigle dal PCI a oggi.

La sinistra crede infatti in due cose: che possa esistere la società perfetta e che questa perfezione le verrà data (o imposta) dalla politica, dallo Stato. Di conseguenza ha un debole per il dirigismo, le piacciono i metodi della tecnocrazia, di quegli ‘specialisti’ che conoscendo le cose più e meglio della gente comune, non ammettono deroghe o cambiamenti alle loro prescrizioni. Si capisce allora perché la politica del PD invochi così spesso i divieti, i limiti che vengono posti ad attività o a pensieri potenzialmente alternativi, si capisce il suo disinteresse per i disagi ai quali sono condannati i cittadini comuni, quelli che, presi insieme, un tempo chiamava ‘le masse’.

Non pochi di loro, come è facile prevedere, perderanno il posto di lavoro (secondo serie stime almeno 40 mila lavoratori), molti faranno più fatica a comprarsi un’auto, tutti si muoveranno di meno. Non sono questi problemi che ‘sente’ la sinistra. Il PD sente di marciare nel senso della storia se ottiene che si chiami sindaca la candidata che ha vinto le elezioni comunali o se si tratta di banalizzare il tema della cittadinanza, non se c’è da battersi per tutelare posti di lavoro, favorire il pluralismo nella ricerca, evitare gravi fratture sociali a livello nazionale o europeo (è facile immaginare, ad esempio, che i Paesi dell’est avranno problemi molto maggiori per l’infrastruttura delle auto elettriche rispetto a Francia e Germania, eppure per loro valgono gli stessi divieti sui motori a combustibile).

In questo momento storico, che già dura da parecchio, tocca al centro-destra respingere i dogmatismi; dare fiducia alle persone comuni, siano piccoli imprenditori o operai; favorire il mondo della produzione che per essere efficiente deve essere dinamico e rimanere aperto all’innovazione. Il che è tutt’altra strada che prevedere il solito bonus statale, inutile e diseducativo, che come contentino ha sempre in serbo la sinistra.

 

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Giorgio Leonardi

Vice Presidente Giunta Regione Trentino Alto Adige Südtirol

Consigliere Provincia autonoma Trento (Forza Italia)

 

 

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