Egregio sig. Direttore,
molti cittadini hanno scritto sulla scarsa partecipazione popolare ai processi decisionali nelle istituzioni e sul crescente fenomeno dell’astensionismo, specialmente dei giovani, alle elezioni politiche ed amministrative. Sono segnali di disaffezione alla politica e più che ragionare sugli effetti, occorrerebbe farlo sulle cause. A mio parere si dovrebbe valutare e approfondire perché il popolo non vuole più esercitare la sovranità sancita dall’art.1 della costituzione italiana.
Il popolo “esercita la sovranità attraverso le forme e i limiti previsti dalla Costituzione” cioè con la democrazia rappresentativa e la democrazia diretta (referendum, proposte di legge di iniziativa popolare, etc). Ritengo che i partiti e le organizzazioni politiche, cioè le comunità che fanno riferimento ad ideali e valori diversi, dovrebbero porsi alcune domande sul come si svolgono i processi al loro interno per la selezione dei rappresentanti che si candidano a rappresentare il popolo nelle istituzioni locali e nazionali. Credo che la democrazia interna delle organizzazioni politiche talvolta sia “manipolata” per selezionare non i meritevoli e capaci di svolgere il mandato, ma quelli che, grazie alla posizione sociale e disponibilità di risorse economiche, sono in grado di sostenere una campagna elettorale.
Pertanto nelle istituzioni locali e nazionali troppo spesso vi sono rappresentanti dei cittadini impreparati e inadeguati o che svolgono il mandato al solo perseguimento dei loro interessi o di gruppi ristretti. A mio avviso, un primo elemento critico della democrazia rappresentativa è da ricercare nei partiti che talvolta, nei processi interni, più che per concorrere a definire la linea politica nazionale e locale, sono attenti a geometrie di potere. Il popolo invece vorrebbe che i loro rappresentanti si dedicassero, nelle istituzioni, ai veri problemi irrisolti nelle comunità.
D’altra parte la Costituzione prevede la democrazia diretta, cioè l’esercizio della sovranità attraverso i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare. Con la democrazia diretta il popolo DECIDE e l’esito del processo è vincolante.
Però l’esercizio della democrazia diretta è ostacolato da imponenti raccolte di firme, autenticazioni etc.. Chiunque si sia cimentato in tale campo, come il sottoscritto, conosce quale fatica occorre fare per raggiungere dei risultati e talvolta il non raggiungimento del quorum nei referendum, mortifica il lavoro svolto dai cittadini. Inoltre credo che la e-democracy e la semplificazione dei processi all’interno dei partiti e nelle istituzioni possa essere una strada per dare la possibilità al popolo di DECIDERE.
Le piattaforme digitali ibride come DECIDIM, introdotte nei comuni di Milano, Torino, Napoli ma anche in città più piccole come Vignola, sono ottimi strumenti per lo svolgimento di processi partecipativi, nei quali il popolo DECIDE. Un esempio significativo è il comune di Vignola che ha introdotto nello statuto il bilancio partecipativo. Cioè i cittadini DECIDONO direttamente come utilizzare una parte del bilancio comunale. Adottare la piattaforma DECIDIM nei 166 comuni trentini e nelle altre istituzioni locali, anche in forma associata e nelle organizzazioni politiche potrebbe aiutare a ricucire la frattura che si è creata tra cittadini e politica e tra cittadini e istituzioni….
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Ezio Viglietti – Trento