Perché prendersela con i fuochi d’artificio? Che i fuochi d’artificio siano dannosi per l’ambiente e che spaventino spesso a morte molti animali ormai lo sappiamo tutti.
E la maggior parte delle persone ritengono che sia del tutto tollerabile un momento di eccezione della durata di poco più di mezz’ora all’anno, che tra il resto rispetta ogni regola di legge.
Ma con questa logica ogni paese del lago potrebbe fare i suoi fuochi, Arco potrebbe gioiosamente ricoprire con una nuvola di fumo grigio la rupe del suo castello, e Ledro potrebbe rendere sfolgorante il suo specchio d’acqua incastonato tra le montagne.
Proprio il fatto che il tutto avvenga nel rispetto della legge è ciò che ci fa muovere alla contestazione, perché per fortuna il diritto non è immutabile e, se spinto da stimoli e impulsi provenienti da chi dissente, può cambiare.
Ritenete che ci siano questioni ben più importanti e urgenti di cui occuparsi rispetto alla contestazione dei fuochi? Pensate che qualche carriola di polvere da sparo e componenti chimici sparsi nel lago non siano nulla rispetto ai missili russi ed ucraini? E cos’è il terrore di qualche animale rispetto al terrore dei bambini sotto le bombe.
Indubbiamente viviamo in un tempo tormentato da gravi questioni e ampie emergenze globali. A maggior ragione, questa mezz’ora di fuochi mentre il mondo brucia in mille fuochi non è un’assurda offesa? E non è offensivo spendere tanto denaro in botti e faville invece che per soccorrere magari chi è davvero nel fuoco della guerra? (E poco cambia se si tratta di denaro degli albergatori).
Ma un altro motivo ancora ci ha spinti alla contestazione. Abbiamo trovato un insulto all’intelligenza di chi legge il propagandare la “Notte di fiaba” come una iniziativa rispettosa dell’ambiente, oltreché inclusiva, tralasciando del tutto di parlare dell’impatto dei fuochi e dei botti sul nostro ambiente.
Specialmente in questo periodo, dove siamo scottati dall’evidenza di un’inattendibilità sistematica della gestione dell’informazione, questa propaganda così ingannevole ci è parsa davvero insopportabile.
I fuochi d’artificio di Riva ci interessano nel loro essere un emblema dello spregio che purtroppo si allarga ben oltre a quelle faville. Questo spettacolo pirotecnico “senza precedenti” è organizzato in un momento nel quale i cambiamenti climatici incombono più che mai. Una festa non può essere accettabile se inevitabilmente ha effetti dannosi sull’ambiente, sull’aria che respiriamo, sull’acqua del lago, sugli animali domestici e selvatici terrorizzati dai botti.
Ambiente, diritti umani e diritti animali rappresentano un’unica grande sfida. I fuochi di Riva sono lo specchio di una generale cecità, della cecità di una comunità vocata al turismo incapace di scelte coraggiose, incapace di coraggiose rinunce e cambiamenti, incapace di gesti radicali e di reali gesti di impegno verso la comunità anziché di superficiale bella apparenza. Lo si vede nella gestione degli spazi, sempre più aperti all’offerta turistica e sempre più chiusi per altre esigenze.
Accettare questa ordinanza all’assembramento, come abbiamo accettato quelle al distanziamento?
No, noi non ci stiamo.
Questo era il nostro comunicato.
La motivazione che ha portato alla decisione di non fare i fuori evidentemente è lontanissima da quanto noi desidereremmo. Quindi siamo felici che i botti non si facciano ma siamo desolati per una motivazione totalmente chiusa ad altre visioni.
Certo, al punto in cui era arrivata l’organizzazione dell’evento risultava del tutto improbabile aspettarsi altro.
*
Lucia Calzà
Associazione culturale “Lo stesso cielo”