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UIL SCUOLA – TRENTINO * RINNOVO CONTRATTI: DI FIORE, « ABBIAMO UN PROTOCOLLO D’IMPEGNI CHE IL PRESIDENTE FUGATTI HA FIRMATO MENO DI UN MESE FA, SI PASSI DALLE PAROLE AI FATTI »

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17.40 - martedì 11 gennaio 2022

Con stupore leggiamo che il vero problema della scuola, oggi, sarebbe la carriera degli insegnanti. Scuole in difficoltà per mancanza di personale, graduatorie dei supplenti esaurite, trasporti scolastici in assenza di direttive uniformi e chiare, tracciamento rapido mai attivato, pandemia che si diffonde sempre di più, mascherine FFP2 che non vengono distribuite, attività scolastiche in presenza che arrancano: per l’Assessore provinciale, muto sulle nostre richieste a tutela della salute delle persone che vivono nella scuola, il vero problema è la carriera dei docenti. La meritocrazia deve essere introdotta anche a Scuola! Quasi che proprio nel mondo della scuola, un mondo abituato a prove ed esami, a valutare ed essere valutato, il merito non abbia posto dove stare.

 

Iniziamo a sfatare almeno due leggende metropolitane.

1. Solo in Italia si progredisce per anzianità.
Quasi tutti i Paesi europei pongono l’anzianità di servizio, ovvero l’esperienza professionale e la conoscenza che si trasformano in competenza, come unico requisito – condizione per la progressione di carriera.

 

Una domanda: vi è un sistema più trasparente, oggettivo, misurabile degli anni di lavoro svolti?

2. Solo la valutazione dei docenti può favorire il merito a scuola.
In quei Paesi europei dove si sono introdotti step legati alla valutazione del personale insegnante ai fini della progressione di carriera, magari attraverso meccanismi che in Italia sono stati abbandonati una cinquantina di anni fa (concorsi per merito distinto), il corpo docente si è prontamente adeguato al sistema di valutazione. Al pari dei loro giovani allievi, anche gli insegnanti hanno appreso come si superano le difficoltà delle prove di verifica.
Con il risultato che la carriera progredisce solo se si è sufficientemente “scafati” nella conoscenza tecnica degli strumenti docimologici utilizzati dagli uffici ministeriali.
Una domanda: il bravo insegnante lo si può riconoscere grazie ad un test di tipo disciplinare?

 

La valorizzazione alla trentina.

Da quanto letto, in verità, più che di diversificazione della carriera dei docenti o di incentivi a che i giovani laureati percorrano le affascinanti vie dell’insegnamento, l’Assessore sembra stia pensando ad un potenziamento della cosiddetta “valorizzazione del merito”: uno strumento nebuloso creato dai Presidenti Renzi e Rossi e da sempre contestato, proprio per mancanza di oggettività, misurabilità, trasparenza.

 

Una verità costituzionale.

La materia è estremamente delicata, in primis per i riflessi che nel nostro Paese sono di livello costituzionale. Come si garantisce la libertà di insegnamento? Come si evita il condizionamento del docente di fronte a strumenti valutativi non oggettivi? Era il 1964 quando l’Onorevole Tristano Codignola, componente della Commissione Cultura e Istruzione, scriveva al collega Preti, Ministro per la Riforma della Pubblica Amministrazione: “lo stato giuridico degli insegnanti (cioè in parole povere, la definizione della libertà di insegnamento e dell’autogoverno scolastico nei confronti del potere Esecutivo) non possa avere nessun punto in comune con i problemi generali della carriera del personale statale, trattandosi di una delicatissima questione anche di ordine costituzionale, che deve essere di esclusiva competenza delle commissioni parlamentari specifiche, in largo ed articolato collegamento con i sindacati”.

 

Una seconda verità … costituzionale.

La vera valorizzazione passa dal rinnovo dei contratti di lavoro: ché un contratto bloccato disconosce la qualità del lavoro e colpisce tantissimi bravi insegnanti al pari di qualcuno che ha effettivamente sbagliato mestiere. Abbiamo un Protocollo d’impegni che il Presidente Fugatti ha firmato meno di un mese fa: si passi dalle parole ai fatti.

All’Assessore chiediamo quindi di abbandonare tempestivamente sentieri tanto tortuosi, quanto velleitari: ricerchiamo all’interno della via contrattuale la possibilità di spendere ulteriormente la propria professionalità. Oltre gli obblighi contrattuali di base.

 

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Pietro Di Fiore

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