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LANCIO D'AGENZIA

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO * FESTIVAL DELL’ECONOMIA 2020: « LA SINTESI DEGLI INTERVENTI DELLA GIORNATA DI VENERDÌ 25 SETTEMBRE »

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20.12 - venerdì 25 settembre 2020

Margaret Thatcher, la donna che ha segnato un’epoca dell’economia e della politica
Una figura politica straordinariamente influente e incisiva, che ha segnato gli ultimi 40 anni, e una donna forte – definita non a caso la “Lady di ferro” – estremamente decisa nel difendere le sue idee e la visione neoliberista nelle scelte di politica economica: parliamo naturalmente di Margaret Thatcher, la cui biografia, autrice l’inviata del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina, è stata questa sera oggetto di un dialogo fra la stessa scrittrice, la corrispondente da Berlino de La Repubblica Tonia Mastrobuoni, e l’economista Paolo Guerrieri.

 

Carbon tax: per il Nobel William Nordhaus una strada da percorrere con decisione per vincere le sfide sull’ambiente
Da anni quello legato alla “Carbon tax”, ossia di una tassa sui prodotti il cui consumo porta all’emissione di anidride carbonica, è fra i punti focali del dibattito su uno sviluppo economico in grado di salvaguardare la salute del nostro pianeta. Proprio la “Carbon tax” è stata al centro dell’incontro che ha avuto come protagonista il Premio Nobel per l’Economia 2018 William Nordhaus ora Sterling Professor of Economics all’Università di Yale. Secondo Nordhaus l’introduzione della carbon tax a livello globale è sempre più urgente per fare fronte alle emissioni di gas serra. Un aumento dei prezzi è ritenuto necessario dell’accademico statunitense per spingere sia le imprese che i consumatori a cercare nuove strade di produzione energetica sempre più lontane da quella dei prodotti a carbone che si sono dimostrati deleteri per l’atmosfera terrestre.

 

 

Il futuro nelle nostre mani: tecnologia, generazioni e ambiente
“Non sono uno scienziato, ma con umiltà racconto quello che gli esperti mi dicono”. Piero Angela al Festival dell’economia per ragionare di futuro. Ma anche di generazioni, pensando alla demografia (l’Italia che nei prossimi 80 anni dimezzerà i propri abitanti e dovrà ripensare diversi modelli economici), alla tecnologia (capace di dare un benessere che la politica non ha mai garantito su così vasta scala), all’ambiente (l’energia “sporca” è ancora troppo invasiva; ma orientarsi sulle energie pulite deve essere un impegno a livello globale). Angela si è detto colpito dal “virus della curiosità” e di essersi appassionato alla scienza non a scuola, ma attraverso le letture giuste e gli incontri successivi. “Fare di più con meno” la chiave per rendere sostenibile il futuro.

 

 

Carbon tax: come associare all’emissione di carbonio un prezzo?
Valentina Bosetti, professoressa associata di Economia ambientale ed Economia dei cambiamenti climatici all’Università Bocconi di Milano, ha sottolineato come il focus degli economisti quando si parla di cambiamenti climatici sia quello di dare un prezzo al carbonio. Questo è quanto si intende per Carbon tax: una tassa sui prodotti il cui consumo porta all’emissione di anidride carbonica, per salvaguardare il pianeta dall’emissione dei gas serra e dagli effetti del climate change. Citando il concetto di esternalità, Valentina Bosetti ha elencato le tre sfide che abbiamo davanti: calcolare il costo esterno delle emissioni di gas serra, utilizzare lo strumento giusto perché tale costo venga utilizzato e dare un prezzo al carbonio nella vita reale.

 

 

A “Re-play2… una piazza che cresce” si parlerà di reti per un ambiente e una comunità sostenibili
La seconda giornata del Festival dell’Economia in piazza Santa Maria Maggiore di “Re-play2”, a partire dalle ore 10 sarà animata da alcune iniziative in un’ottica di continuità verso un impegno, che dura ormai da anni, di Fondazione Franco Demarchi per la riqualificazione di Piazza Santa Maria Maggiore, luogo da vivere come spazio di incontri e relazioni. Le proposte, sempre nel rispetto della normativa anti Covid, spaziano da una visita guidata alla mostra sulla biodiversità, al racconto di storie e ascolto di cambiamenti possibili e storie di comunità, dal salotto urbano di streeet art tra arte, cultura e ambiente alla diretta streaming su buone pratiche per la creazione di reti per un ambiente e una comunità sostenibili. Fino a domenica sarà inoltre possibile visionare e conoscere le mostre allestite in piazza.

 

La nazione delle piante e l’arte della convivenza
C’è voluto il lockdown per entrare un po’ meglio nella mentalità delle piante. Parola di Stefano Mancuso, celebre botanico e autore di diversi saggi di successo sulla società delle piante. Mancuso al Festival dell’Economia ha spiegato come, di fronte alla paura del contagio, abbiamo accettato con disciplina una forte limitazione della libertà e di movimento. Una situazione statica cui sono da 5 milioni di anni abituate le piante. Che non si muovono (apparentemente), che sono costrette a vivere al meglio il rapporto con l’ambiente e con le altre piante, a dosare le risorse. Per Mancuso i problemi ambientali non si risolveranno solo con la tecnologia (l’anidride carbonica aumenterà per 30 anni anche se finissimo oggi stesso di emetterla in atmosfera), ma con un cambio di mentalità. Imparando dal mondo vegetale.

 

 

Agricoltura di qualità e ritorno al territorio montano: la “ricetta” di Bevilacqua per contrastare la catastrofe ambientale
«Se lo scioglimento dei ghiacciai proseguirà secondo i parametri attuali, l’Italia – o meglio l’Italia produttiva, industriale e pianeggiante – sarà sommersa e non resterà che spostare l’economia nei territori montani e collinari»: questa la dirompente affermazione dello storico, scrittore e saggista Piero Bevilacqua, nel corso della seconda giornata del Festival dell’Economia. «Serve quindi un cambio di prospettiva e di sguardo: si deve tornare a queste aree, strategiche per il futuro, attraverso un rilancio dell’agricoltura di qualità che rispetta le colture locali e si fa multifunzione (dal turismo, all’enogastronomia). Per farlo sono necessarie nuove politiche, come dei redditi base che incentivino, nonché un cambio di rotta per cooperativismo e immigrazione».

 

 

Le competenze del management sempre più decisive per lo sviluppo delle imprese in un contesto di economia circolare
L’importanza della formazione manageriale è stato il tema centrale del seminario organizzato questa mattina da Fondazione Fondirigenti nell’ambito del Festival dell’Economia. Una formazione che ha dei riverberi sia sulla crescita che sulla produttività delle imprese in un contesto di evoluzione tecnologica come quello di oggi, sempre più interconnesso e segnato da quella che viene definita come “economia circolare”. Gli investimenti in questa direzione sono cruciali per la crescita delle imprese che devono essere in grado di sostenere le sfide del mercato globale sempre più nel segno della sostenibilità.

 

 

Politiche per l’ambiente: il tempo sta per scadere
Un tetto al consumo dei combustibili fossili che ponga un freno al riscaldamento globale, porre fine allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, usare tecnologie pulite, non penalizzare i Paesi poveri che sono costretti all’uso dell’energia per crescere, investire per combattere il cambiamento climatico: sono alcuni, fondati, suggerimenti che Rick van der Ploeg, Docente a Oxford con interessi di ricerca su macroeconomia e finanza pubblica (in particolare per l’economia delle risorse naturali) e con lunga esperienza in ambito politico ha presentato oggi al Festival dell’Economia di Trento.
Secondo l’economista, che è stato anche Ministro per la scienza e la cultura dei Paesi Bassi, sono molti gli ostacoli che impediscono di attuare politiche efficaci a contrasto del cambiamento climatico. Il tempo sta per scadere: abbiamo solo trent’anni a disposizione per impedire l’innalzamento della temperatura terrestre di due gradi, con le disastrose conseguenze che comporta, ha spiegato van der Ploeg: servono investimenti economici, ma anche un cambiamento sociale.

 

 

La sostenibilità che genera valore
Ne è passato di tempo da quel 1950 quando Milton Friedman indicava nella massimizzazione dei profitti l’unica responsabilità sociale. Negli anni tale definizione si è evoluta e oggi un’impresa che adotta un comportamento socialmente responsabile, che valuta e risponde alle aspettative economiche, ambientali e sociali di tutti i portatori d’interesse, coglie anche l’obiettivo di conseguire un vantaggio competitivo. Il mondo delle imprese e della finanza sembra aver correttamente interpretato questa prospettiva. Ed anche la tabella di marcia del Green Deal europeo pone al centro le problematiche climatiche e le sfide ambientali, che debbono trasformarsi in opportunità in tutti i settori politici così da rendere la transizione equa e inclusiva per tutti. A supporto naturalmente c’è anche la rapidissima evoluzione delle tecnologie. Al Festival dell’Economia di Trento un dibattito, moderato dal giornalista Massi

 

 

Il sole, vera energia del mondo: il fotovoltaico destinato a un forte sviluppo
Ambiente e crescita, tema di questa edizione del Festival dell’Economia, si conciliano alla perfezione con le fonti rinnovabili e i loro modelli energetici. Lo hanno sostenuto con decisione gli ospiti all’incontro dal titolo “Il sole, vera energia del mondo”. Coordinati da Paola Pica, sono intervenuti Valeria Termini (professoressa ordinaria di Economia politica all’Università Roma Tre), Diego Percopo (amministratore delegato di EF Solare Italia) ed Edoardo Zanchini (vicepresidente nazionale di Legambiente). In un periodo storico segnato dalla transizione energetica verso un modello basato sulle fonti rinnovabili, il pianeta scopre potenzialità e sviluppi dell’energia solare.

 

 

Il modello economico di Christian Gollier: investimenti sul futuro e riduzione delle emissioni
Specialista nella teoria delle decisioni in condizioni di incertezza, l’economista belga Christian Gollier, dimostra, nel corso del suo intervento al Festival dell’Economia, come tutti i dibattiti a proposito del futuro e dei cambiamenti climatici, necessitino, in primo luogo, di un approccio scientifico concreto. «L’analisi costi-benefici – afferma – è necessaria per far sì che ogni denaro pubblico venga investito con il massimo valore possibile. Questo significa che dobbiamo dare un valore concreto (in euro) ad ogni aspetto preso in esame, compresa la qualità della vita dell’essere umano». Tutto ciò, tuttavia, per Gollier, non deve mai trascurare – e l’attuale crisi sanitaria lo dimostra – la rilevanza del fattore di incertezza. «Il tasso di sconto sul futuro dovrebbe partire da una verifica puntuale del tasso di crescita: il 7% attualmente fissato, quindi, siamo certi sia etico per le generazioni fu

 

 

Incertezza, rischio, modelli probabilistici nell’approccio di Lars Peter Hansen ai cambiamenti climatici
Lars Peter Hansen, premio Nobel per l’economia nel 2013, un approccio alle dinamiche economiche che incrocia strumenti di Macroeconomia, Finanza e Statistica, ha parlato dell’impatto dell’incertezza in materia di cambiamento climatico, sulle valutazioni sociali e di mercato. Un tema non facile, considerati alcuni eventi drammatici anche recenti che hanno reso l’incertezza un attore di enorme importanza, come la crisi economica di 10 anni fa e l’attuale pandemia. Oggi il fattore di incertezza più forte è il climate change, il riscaldamento globale. L’invito di Hansen è di non arrendersi all’incertezza ma “usarla” positivamente, al fine di prendere le decisioni più opportune. Pur nella consapevolezza che con l’incertezza si dovrà sempre fare i conti.

 

 

Riprendiamoci lo Stato
Dal recente libro scritto a quattro mani dall’economista e direttore scientifico del Festival dell’Economia, Tito Boeri, e dal giornalista d’inchiesta Sergio Rizzo di Repubblica, una panoramica sulle incrostazioni che bloccano la crescita italiana. Tanti mali che sorprendentemente e notoriamente nascono dalla cattiva pubblica amministrazione. Dalla burocrazia elefantiaca alla “poliburocrazia” (neologismo coniato dai due autori), allo spoils system sfrenato, che raramente premia il merito, una denuncia implacabile sui ritardi italiani.

 

 

Metà del petrolio al mondo è rubato
Il petrolio è l’oro nero. Da sempre siamo stati abituati a considerarlo come linfa del prodotto industriale, della mobilità e persino della nostra quotidianità, perché ogni cosa è fatta di petrolio dalla plastica ai tessuti sintetici fino all’energia elettrica, se prodotta attraverso il petrolio. È il bene più prezioso al mondo, ma anche quello che crea più conflitti e squilibri nella geopolitica mondiale. Dietro a questa guerra dell’energia, però, le leggi internazionali non sono in grado di proteggere la proprietà delle risorse naturali e quindi vige il regolamento della compravendita e di chi detiene il controllo di un territorio. Ecco perché, al mondo, metà del petrolio è rubato. Oggi stiamo vivendo una fase di rinnovata competizione per le energie rinnovabili, con una forte spinta alla decarbonizzazione, verso un mondo senza petrolio. Una trasformazione che non sarà immediata, né senza conseguenze

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