News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA

ISTITUTO CATTANEO * COMUNALI 2022: « COME “CAMPO LARGO” HA VINTO I BALLOTTAGGI NELLE CITTÀ PIÙ GRANDI, I FLUSSI DI VOTO DAL PRIMO TURNO E DALLE EUROPEE 2019 »

Scritto da
16.28 - lunedì 27 giugno 2022

Come il “campo largo” ha vinto i ballottaggi nelle città più grandi. I flussi di voto dal primo turno e dalle europee 2019.

Come di consueto, i risultati delle elezioni amministrative sono oggetto di interpretazioni stiracchiate, da una parte e dall’altra, per derivarne misure di successi e sconfitte che si presume indichino una tendenza trasponibile al livello nazionale, in vista di competizioni politiche generali. Come in altre occasioni, dobbiamo sottolineare che simili inferenze sono molto problematiche se non, spesso, destituite di fondamento empirico.

Innanzitutto, perché la struttura delle competizioni in ambito locale è variegata e in vari casi non assimilabile a quella delle competizioni politiche generali: ci sono coalizioni con diversi formati, sono presenti molte liste civiche, le caratteristiche dei candidati a sindaco influenzano il risultato in una misura non replicabile in elezioni politiche generali.
Ma anche perché è impossibile esaminare in questa chiave i dati dei comuni con meno di 15.000 abitanti. Inoltre, come è già accaduto nell’ottobre 2020, per varie ragioni, tecni- che e comunicative, ci si concentra sui comuni capoluogo più grandi, nei quali si registra una propensione più accentuata dell’elettorato, rispetto ai comuni più periferici e di dimensioni minori, a votare per partiti di centrosinistra.

Per attenuare questi diversi elementi, potenzialmente fuorvianti, abbiamo ricalcolato i risultati del primo turno delle comunali aggregando da un lato i voti ottenuti da tutte liste collegate a candidati/coalizioni ascrivibili al centrodestra, dall’altro i voti ottenuti da tutte liste collegate a candidati/coalizioni ascrivibili al “campo largo” di centrosinistra (PD + altre liste di centrosinistra + M5S). Lo abbiamo fatto anche nei casi in cui le due aree si sono presentate divise, sostenendo candidati a sindaco tra loro concorrenti. Abbiamo potuto fare questo calcolo solo per 95 dei 142 comuni con più di 15.000 abitanti chiamati al voto, perché i dati elettorali dei comuni siciliani così come quelli del F-VG non sono gestiti e non sono stati forniti dal ministero dell’Interno e perché in altri comuni non è stato possibile identificare neppure una coalizione chiaramente ascrivibile al centrodestra o al “centrosinistra allargato ai Cinque Stelle”. Abbiamo quindi considerato solo comuni nei quali sia stato possibile identificare almeno un candidato a sindaco (e quindi una coalizione di liste) espressione di ciascuna area.

La tabella che segue riporta questi valori aggregati distintamente per i comuni del Nord e del Sud. Riporta anche, per consentire un confronto, il numero totale dei voti ricevuti nel complesso dalle liste ascrivibili a una o all’altra area politica in occasione delle elezioni Europee del 2019, quando le due macroaree politiche ottennero al livello nazionale una quota pressoché simile i consensi.

Ebbene, se si considera questo metro, l’equilibrio tra centrodestra e “campo largo” (complessivamente intesi) non sembra cambiato di molto, come del resto segnalano i sondaggi relativi alle intenzioni di voto per elezioni politiche generali. La ragione per la quale si ritiene che il centrodestra abbia più chance di vincere le elezioni politiche è che si pre- sume possa trovare più facilmente un accordo al suo interno e convergere su candidati comuni nei collegi uninominali rispetto al “campo largo” costituito dai molti rivoli in cui si sono divisi l’area di centrosinistra e il Movimento 5 stelle.

La performance del “campo largo” in queste amministrative appare (nella comunicazione pubblica) sovradimensionata a causa della consueta maggiore attenzione dedicata ai centri urbani maggiori. Tali successi (più evidenti) del centrosinistra sembrano determinati dalla circostanza che in diverse città di dimensioni medio-grandi le diverse com- ponenti di quell’area sono riuscite a convergere su candidati capaci, a loro volta, di raccogliere consensi trasversali, mentre il centrodestra si è diviso, focalizzandosi in alcuni casi su candidati troppo “identitari” (come a Verona) in altri privi di una chiara identità politica (come a Catanzaro). Le quattro città su cui abbiamo potuto svolgere l’analisi dei flussi tra primo e secondo turno, tendono a confermare questa interpretazione. Pur- troppo il comune di Verona non ha reso disponibili i risultati per sezione elettorale, necessari per applicare il modello statistico attraverso cui stimiamo i flussi.

 

I risultati nelle 4 città

A Monza l’affluenza è calata di circa dieci punti percentuali (dal 46,6% al 36,8%). Tra primo e secondo turno si sono inoltre ribaltate le gerarchie tra i candidati del centrodestra e del centrosinistra. Al primo turno era in testa Allevi (centrodestra). Al ballottaggio ha invece vinto Pilotto (centrosinistra). In due settimane, mentre Pilotto ha leggermente incrementato la sua dotazione di voti (da 17.767 a 18.307), Allevi ha perso per strada più di 3.000 voti (da 20.891 a 17.445)

Il secondo turno di Alessandria presenta diverse similitudini con quello di Monza. Simile è stato il calo dell’affluenza (da 46,7 a 37,1%). Anche ad Alessandria il candidato di centrodestra (che era sindaco uscente) ha perso un po’ di voti rispetto al primo turno: due settimane fa avevano votato per Cuttica di Revigliasco 13.805 alessandrini, ieri lo hanno fatto 12.225. Al contrario, il candidato di centrosinistra ha incrementato il proprio bacino elettorale, passando da 13.214 a 14.590. Anche nel comune piemontese, come a Monza, si è dunque verificato un ribaltamento di situazione rispetto al primo turno.

A Parma la vittoria netta di Guerra ha ribadito e ampliato quanto emerso dalle urne due settimane fa. Il calo dell’affluenza è stato piuttosto forte (oltre 12 punti percentuali, dal 51,8% al 39,2%). Rispetto al primo turno, entrambi i candidati (Guerra e Vignali) incrementano i propri voti (il primo passa da 32.567 a 37.319, il secondo da 15.666 a 19.062).

A Catanzaro il calo dell’affluenza è stato molto marcato, pari a circa 23 punti percentuali (dal 65,9% al 42,3%). Nonostante questa diminuzione complessiva della partecipazione, Fiorita, il candidato del centrosinistra, è riuscito ad incrementare i propri voti (che da 14.966 sono arrivati a 17.823), mentre Donato, esponente del centrodestra, ha visto una drastica diminuzione di voti (da 20.768 a 12.778). In tal modo, Fiorita, che al primo turno aveva oltre 12 punti percentuali di svantaggio (44,0% vs. 31,7%), ha vinto comoda- mente (58,2%) il ballottaggio.

 

 

I flussi
A Monza entrambi i poli hanno ceduto voti all’astensione ma per il centrodestra la per- dita è stata più consistente. Inoltre, Pillotto ha dimostrato di essere più attrattivo verso l’elettorato dei candidati esclusi, e con questi nuovi apporti è riuscito a compensare i voti persi.
Ad Alessandria il quadro è piuttosto chiaro: il centrodestra ha subito perdite verso il non-voto maggiori di quelle del centrosinistra e il centrosinistra ha esercitato una più forte attrazione sul consistente bacino elettorale di Barosini, il “civico” che al primo turno aveva ottenuto il 14,6%.

 

A Parma le perdite verso il non-voto dei due candidati principali sono state meno conistenti che in altre città (e, da questo punto di vista, la performance di Guerra è stata migliore – secondo le stime avrebbe perso il 13% dei suoi voti, mentre Vignali ne avrebbe persi il 24%). Vignali avrebbe incamerato una quota consistente (il 62%) dei voti del candidato di Fratelli d’Italia, ma questo non è stato sufficiente a consentire nessuna rimonta, poiché sugli elettori dei candidati minori (quelli che nella tabella sono indicati come “al- tri” e che, complessivamente costituivano una riserva significativa di voti) Guerra si è dimostrato molto più attrattivo.
Per quanto riguarda Catanzaro è interessante notare che, mentre l’originario bacino elettorale di Donato ha subito una pesantissima perdita verso il non-voto (le stime dicono che metà dei suoi voti del primo turno, al ballottaggio sono spariti), il bacino elettorale del candidato di Fratelli d’Italia è stato “fedele” al centro-destra in misura maggiore (il 62% di chi aveva votato Wanda Ferro al primo turno ha poi scelto Donato al secondo). Fiorita ha avuto perdite molto limitate verso il non-voto ed è riuscito a vincere di larga misura la sfida sulla conquista del bacino elettorale dell’outsider Talerico (che al primo turno aveva avuto il 13,1%): la maggior parte degli elettori di questo candidato “civico”, al ballottaggio si è poi astenuta, ma tra chi è andato al voto le preferenze sono andate a Fiorita.

 

 

Conclusioni
Le vittorie nei ballottaggi si decidono anzitutto sulla capacità dei due candidati rimasti in lizza di (ri)mobilitare i propri elettori: le motivazioni che portano gli elettori alle urne possono essere molto diverse al primo e al secondo turno. È da ricordare che al primo turno si dà anche il voto di preferenza ai candidati consiglieri. Al secondo turno questo incentivo alla partecipazione viene meno. In secondo luogo, uno scarto molto marcato tra i due candidati potrebbe indurre una parte dei loro elettori a considerare inutile la partecipazione al ballottaggio, poiché si considera la vittoria già sicura o la sconfitta ine- vitabile.

I due candidati devono quindi fornire ai propri elettori incentivi e motivazioni che, due settimane dopo il primo turno, li riportino alle urne.
Ci sono poi i bacini elettorali degli sconfitti: attraverso apparentamenti con le liste eliminate e/o con strategie comunicative rivolte ai loro elettorati, i due candidati che si sfidano al ballottaggio devono cercare di conquistare nuovi voti all’interno di questi bacini.
In tre delle quattro città considerate in questa analisi, il candidato di centrodestra ha visto diminuire i suoi voti (in valore assoluto). Anche senza stimare i flussi elettorali, è dunque evidente che vi è stata una scarsa capacità di (ri)mobilitazione del proprio elettorato. Il fatto che il fenomeno si verifichi in 3 delle 4 città esaminate (ma lo stesso fenomeno si osserva anche altrove, come a Sesto San Giovanni, dove pure il centrodestra ha vinto, o a Piacenza, dove il centrosinistra ha incrementato il vantaggio che già aveva) rende plausibile l’ipotesi che la causa sia da ricercare non solo in dinamiche di tipo locale ma nasca anche da ragioni nazionali (ultimamente, le componenti di questa coalizione non hanno dato prova di grande coesione e sintonia comunicativa) o anche da una più accentuata propensione dell’elettorato di centrodestra a disertare le urne in occasione di competizioni elettorali considerate evidentemente (dagli stessi elettori) meno rilevanti.

In generale, si osserva che, tra primo e secondo turno, in tutte le città considerate sia il polo di centrodestra sia quello di centrosinistra perdono voti verso l’astensione, ma la perdita risulta ovunque maggiore (a volte, molto maggiore) nella prima area politica.
Anche per quanto riguarda la conquista degli elettori delle liste “eliminate” (che in alcuni casi, come Parma, costituiscono complessivamente un bacino di una certa rilevanza), i candidati di centrosinistra si sono dimostrati (nelle quattro città considerate) molto più performanti.

È da notare infine che, nelle due città (Catanzaro e Parma) dove Fratelli d’Italia hanno corso da soli, i loro elettori al secondo turno si sono dimostrati in maggioranza “fedeli” alla coalizione di centrodestra.
Infine, i passaggi da centrodestra a centrosinistra (o viceversa) risultano (prevedibilmente) di dimensioni contenute (anzi, talvolta sostanzialmente nulli): certamente, non è qui che si devono cercare i flussi decisivi per spiegare vittorie e sconfitte.

Andando alla ricerca di ulteriori regolarità, abbiamo stimato anche i flussi di voto (in uscita) dalle europee 2019, così da osservare come si sono distribuiti i voti dei sostenitori di quelle che allora apparivano come tre macro-aree politiche distinte (centrosinistra, centrodestra, M5S). Anche sotto questa lente, considerando cioè i flussi tra macro-aree politiche dalle europee del 2019 ai ballottaggi, troviamo che:

1) l’elettorato di centrodestra subisce perdite verso il non-voto più consistenti di quelle del centrosinistra;

2) una parte notevole di chi nel 2019 aveva votato M5s si disperde nel non-voto;

3) i passaggi di campo da centrodestra a un candidato di centrosinistra (o viceversa) sono abbastanza limitati (e perlopiù equivalenti) nelle città del Nord (Alessandria, Monza, Parma) mentre sono molto consistenti in quella del Sud (Catanzaro).

È chiaro che quattro città non sono un campione sufficiente per poter trarre conclusioni generali, ma questa osservazione si accorda col fatto che al Sud, come è noto da una lunga tradizione di studi storici e politologici, i fattori “personali” e “particolaristici” hanno sulla politica un peso ben superiore che non al Nord (e, di conseguenza, nelle città del Sud minore è la forza identificante dei simboli di partito e degli schieramenti).

 

*

Nota metodologica
I flussi elettorali sono gli interscambi di voto avvenuti fra i partiti nel corso di due elezioni successive. Nel nostro caso vengono stimati per singole città sulla base dei risultati delle sezioni elettorali. Si tratta di stime statistiche, e quindi di misure affette da un certo mar- gine di incertezza. Le nostre analisi sono effettuate «su elettori» e non «su voti validi», al fine di poter includere nel computo anche gli interscambi con l’area del «non-voto» (astenuti, voti non validi, schede bianche).

Il mero confronto fra gli stock di voti dei partiti di due elezioni non è sufficiente a spiegare gli spostamenti di voto effettivamente avvenuti, in quanto mascherano i reali flussi di voto che possono anche produrre saldi nulli. L’individuazione dei reali flussi elettorali può avvenire mediante due tecniche. La prima consiste nell’intervistare un campione di elettori sul voto appena dato e sul voto precedente (con i problemi connessi a tutte le forme di sondaggio elettorale, in questo caso aggravati dalle défaillances della memoria e dalla riluttanza degli intervistati ad ammettere il loro eventuale astensionismo).

La seconda – ed è la tecnica qui utilizzata – consiste nella stima statistica dei flussi a partire dai risultati di tutte le sezioni elettorali di singole città (la tecnica, detta «modello di Goodman», non è applicabile sull’intero paese, né su aggregati territoriali troppo ampi, ma può essere condotta solo su singole città a partire dai risultati delle sezioni elettorali, assumendo che i flussi elettorali siano stati gli stessi in tutte le sezioni della città, a meno di oscillazioni casuali). L’errore statistico è quantificato dall’indice VR (più è elevato maggiore è l’incertezza della stima): nella situazione ottimale questo indice deve avere valore inferiore a 15. Il Cattaneo pubblica le stime dopo avere effettuato tali controlli.
La categoria “non-voto” comprende astensioni, schede bianche e nulle.

 

 

 

 

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Scarica PDF

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.