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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * QUARTA COMMISSIONE: « AUDIZIONI SU PISCINA ARCO E DIFFICOLTÀ TERZO SETTORE, AL VIA ESAME DDL ISCRIZIONE SISTEMA SANITARIO SENZA DIMORA »

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18.14 - lunedì 13 marzo 2023

Quarta commissione, audizioni sulla piscina di Arco e sulle difficoltà del terzo settore. Aperto l’esame del ddl per l’iscrizione di chi è senza dimora al sistema sanitario. Diversi i temi sul piatto della Quarta commissione, presieduta da Claudio Cia (Fratelli d’Italia). Si è iniziato con la consultazione e l’esame della petizione relativa alla revisione del progetto relativo alla piscina di Arco. Poi i consiglieri hanno incontrato l’assessore alla Salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana in merito alle criticità evidenziate dal Terzo settore derivanti dalle nuove procedure per l’affidamento dei servizi socio-assistenziali. I lavori sono proseguiti con l’esame del ddl 159 di “iscrizione delle persone senza dimora al sistema sanitario provinciale: integrazione della legge provinciale sulla tutela della salute 2010″ proposto da Paolo Zanella (Futura). Su tutti i tre temi i lavori della commissione proseguiranno con delle audizioni.

 

Il futuro della piscina di Arco: il nodo della vasca da 50 metri
La richiesta di una revisione in corso d’opera del progetto di Amsa Srl che prevede la ristrutturazione della piscina olimpionica comunale in località Prabi per realizzare un centro natatorio: questa la richiesta della petizione popolare 22, il cui primo referente è Andrea Suman. I proponenti vorrebbero fosse mantenuta una vasca sportiva da 50 metri in luogo di quella da 25 metri presente nel progetto, che ritengono sottodimensionata e insufficiente rispetto alle necessità dell’utenza sportiva estiva. Puntano inoltre il dito contro la “riduzione della capacità ricettiva della struttura”.

Nel dettaglio parlando alla Quarta commissione questo pomeriggio Andrea Suman ha esordito premettendo che, a suo parere, i Comuni di Arco e Riva ascoltano poco le esigenze degli abitanti locali e danno più importanza al turismo, che è importante ma non è tutto. La piscina da 50 metri, ha proseguito Suman, ha portato i giovani della Busa a ottenere grandi risultati: senza di essa sarebbe come chiedere a un ciclista di allenarsi sui rulli e poi andare a fare le gare. Le cifre: più di 600 ragazzi (tra i quali un’ottantina di agonisti ad alto livello) saranno privati della piscina, ha affermato Suman, che ha ricordato anche le diverse utenze di persone disabili.
Poi ha riferito alla commissione presieduta da Cia anche circa gli spazi: nella nuova struttura, ha detto, sarà difficile avere l’accesso per tutti perché la capienza passerà da 572 bagnanti a 389; l’uso della piscina sarà ludico e non sportivo e il 65% delle utenze saranno di tipo turistico.

Vi sarà, ha raccontato, una vasca adibita ai tuffi con capienza di 56 utenti, una previsione che ha indicato come difficile da attuare perché in presenza di un trampolino la regola dice che in acqua non deve esserci nessuno.
L’acquapark sostituirà una piscina che secondo il primo firmatario serviva un bacino di 60.000 persone nel Basso Sarca. Si sarebbe potuto intervenire, ha aggiunto, facendo come a Trento, Rovereto e Molveno, dove realizzare un acquapark non ha significato demolire la piscina olimpionica. La richiesta dei firmatari della petizione 22 ora non era di costruire, ma di non abbattere un fiore all’occhiello già esistente. Parlando di turismo, ha detto Suman, come si è incentivata l’arrampicata si sarebbe potuto incentivare anche il nuoto, visto che l’ultimo campionato italiano di un mese fa a Riccione ha visto ali alberghi sold out.
Suman ha infine ricordato i costi dell’operazione per le famiglie: ci sono ragazzi convocati in nazionale che si troveranno senza l’attrezzatura fondamentale, le famiglie dovranno muoversi verso la piscina più vicina che è quella di Rovereto, ma in estate questo significa passare un’ora e mezza in macchina per fare 15-20 chilometri. E i costi dei trasporti saranno a carico delle famiglie o del pubblico? ha chiesto Suman che ha ricordato come di fatto la piscina di Prabi fosse la piscina sovracomunale di cui si parla da 40 anni.

Jaqueline Calacoci ha proseguito facendosi portavoce, in qualità di genitrice del comitato SalviamolapiscinadiPrabi, delle esigenze dei genitori e dei ragazzi e atleti agonisti: quando i ragazzi si spostano dalla piscina Meroni, usata in inverno, alla Prabi, ha raccontato, è difficilissimo per loro prendere le misure di una piscina da 50 metri, ma già a luglio grazie agli allenamenti riescono a sostenere il ritmo e sono pronti per andare a gareggiare. Se non riusciranno più a prendere il ritmo per l’assenza di una vasca da 50 metri, ha detto, vorrà dire vedere infranti i loro sogni, il futuro su cui i ragazzi hanno impostato il loro impegno, credendo nelle istituzioni. I giovani, ha proseguito Calacoci, hanno cercato di non mollare durante la pandemia e ora si ritrovano di punto in bianco e senza preavviso con una piscina smantellata in men che non si dica senza trovare alcun tipo di alternativa: non si chiedeva di rinunciare al centro natatorio, ma di mantenere alcune corsie da 50 metri per consentire gli allenamenti degli atleti.

Sempre Calacoci ha dato voce alla richiesta di un contributo della Provincia che renda possibile garantire un’integrazione del progetto con una vasca da 50 metri. Infine il dubbio avanzato dai due relatori: era possibile la trasformazione di un servizio pubblico comunale in un servizio a rilevanza prettamente economica che si pone in regime di concorrenza con il mercato?

Il presidente Claudio Cia ha garantito l’impegno da parte della Commissione ad approfondire il tema. I lavori sulla petizione 22 proseguiranno con l’audizione degli amministratori del territorio.

 

Segnana: terzo settore, percorso di costante ascolto
I lavori della Quarta commissione sono proseguiti con la trattazione delle criticità evidenziate dal terzo settore, derivanti dalle nuove procedure per l’affidamento dei servizi socio-assistenziali. Un tema già trattato in passato dall’organo consiliare, su istanza della Consulta provinciale delle politiche sociali, autrice di un documento trasmesso alla Quarta commissione. Sul tema oggi sono intervenuti l’assessora Segnana, il dottor Ruscitti e le dottoresse Sartori e Albertini. L’assessora Segnana ha ricordato il percorso di costante ascolto che ha accompagnato la nuova regolamentazione del settore, fino all’approvazione del Catalogo dei servizi socio assistenziali. Solo tra luglio e ottobre 2019, ha ricordato, si sono tenuti 34 incontri.

Nella nota della Consulta, ha affermato poi, si parla dell’organizzazione portata avanti sul territorio per la messa a regime del sistema, una questione tecnica: è comprensibile, ha detto, che qualunque cambiamento porti con sé delle criticità, ma bisogna vedere il tutto con una visione di prospettiva, nel senso di un miglioramento della situazione generale. L’assessora ha voluto inoltre sottolineare il lavoro svolto con il gruppo di lavoro costituito da Fondazione Demarchi, Università di Trento, Università di Venezia Ca’ Foscari e il Dipartimento delle politiche sociali: si è commissionato uno sforzo per dare un migliore servizio, ha ricordato. Ogni tanto, ha aggiunto, sarebbe bello avere apprezzamenti e non solo delle critiche sul lavoro fatto per dare una svolta in positivo al sistema.
Il dottor Giancarlo Ruscitti ha posto l’accento sul lavoro del Dipartimento che, nonostante il Covid, si è impegnato per garantire un percorso partecipato in tutte le fasi. Un impegno durato anni che ha visto coinvolto tutto il Trentino.

La dottoressa Sartori ha descritto come probabilmente collegato alle diverse modalità sull’affidamento dei servizi scelte dalle Comunità di valle il nodo evidenziato dalla Consulta: le Comunità hanno fatto le loro scelte, ha detto, in alcuni territori si sono create alcune differenze nelle modalità di finanziamento. Rispetto a questo progetto si è “fatto cento”, rimangono alcuni aspetti che vale la pena di approfondire. Sartori ha quindi accennato a un incontro programmato per la fine di marzo con Consolida e le cooperative interessate, un appuntamento voluto per un discorso di coerenza, anche relativamente alle tariffe. Si è consapevoli, ha aggiunto, di un percorso in corso che va seguito da vicino per un continuo miglioramento. Ad affidamenti conclusi, si apre la partita di revisione del Catalogo e del Regolamento che è entrato in vigore a metà del 2018, ha detto. Anche la dottoressa Albertini ha sottolineato che si è già “fatto cento”: il problema evidenziato dalla Consulta è marginale rispetto al grosso degli affidamenti, ha affermato. Tutti gli enti coinvolti, ha precisato, hanno tenuto conto del costo storico dei servizi senza andare al ribasso proprio per garantire la continuità assistenziale. Non si è voltato pagina completamente, il cambiamento è stato introdotto valorizzando ancor di più ciò che era sul territorio.

 

Il consigliere Paolo Zanella ha chiesto delucidazioni, dicendo che il quadro è presentato come poco problematico, viene detto che tutto va bene, mentre la Consulta evidenzia diverse questioni, tra cui quella legata ai fondi per il personale che lavora nei servizi sociali che si sa in fuga verso il sanitario.

 

Claudio Cia ha chiesto un approfondimento sui costi: per uno stesso servizio il costo è standard o varia a seconda del territorio?

La dottoressa Sartori ha risposto che i criteri di base per arrivare al costo dei servizi sono gli stessi. Sono stati forniti tramite delibera i parametri standard: per ogni tipologia di servizio la Provincia o la Comunità di valle è in grado di costruirsi il costo del servizio. Quando il servizio è a tariffa il costo deve essere standard su tutta la provincia, variazioni sono previste solo nel caso di voci particolari che compongono il costo dei servizi, quali ad esempio gli spostamenti. La Provincia arriva a definire fino all’euro, ma la facoltà è anche delle Comunità, ha proseguito: l’Osservatorio in ogni caso ha evidenziato un tendenziale rispetto delle direttive date. Sui contratti: il rinnovo del contratto statale delle cooperative sociali è stato incluso nei parametri di costo dei servizi socio assistenziali.

 

I lavori su questo punto proseguiranno con l’audizione della Federazione della cooperazione, di Consolida, Cnca, Cip e Forum del terzo settore e delle due Consulte.

 

Ddl Zanella: tutela sanitaria per le persone senza fissa dimora
Iniziato pure l’esame del ddl 159 di Paolo Zanella che prevede di integrare la legge provinciale sulla tutela della salute del 2010 introducendo l’iscrizione delle persone (italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno) senza dimora e senza residenza al sistema sanitario provinciale.
Zanella ha presentato il testo che, ha detto, vuole cercare di ampliare il diritto alla salute previsto dalla Costituzione all’articolo 32. Un diritto fondamentale dell’individuo che, ha ricordato, non è legato alla residenza. È la legge 23 del 1978, ha detto il consigliere di Futura, che ancora alla residenza l’accesso alle cure. Ciò non toglie, ha precisato, che questa stessa legge garantisce le cure emergenziali a tutti.

Le persone straniere senza titolo di soggiorno, ha proseguito Zanella, hanno comunque diritto all’assistenza di base senza scegliere il medico di base, mentre uno straniero con regolare permesso di soggiorno o un cittadino italiano senza fissa dimora hanno diritto solo a prestazioni urgenti: una situazione che determina tra l’altro costi aggiuntivi. Altre regioni, ha ricordato il consigliere, come Emilia Romagna e Puglia, hanno già legiferato ampliando l’accesso all’assegnazione del medico di base, altre regioni quali Toscana, Campania, Veneto e Umbria hanno depositato ddl in tal senso. Si dirà che ci sono pochi medici di base? Non è un motivo sufficiente a escludere delle persone dal diritto, ha detto Zanella. Bisogna poi lavorare per trovare più medici di base. Il consigliere ha parlato di un principio di civiltà, essendo la salute un diritto fondamentale. L’istituto della residenza fittizia non è sufficiente secondo il consigliere, perché ogni Comune lo declina in modo diverso.

Anche i lavori sul ddl proseguiranno con delle audizioni: del Gris di Trento, del Punto d’Incontro, di Atas e di Astalli, dell’Azienda sanitaria, del Consorzio dei Comuni per quanto riguarda l’aspetto legato all’anagrafe.

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