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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * 50 ANNI SECONDO STATUTO: DARIA DE PRETIS, « L’AUTONOMIA, FRUTTO DI MANUTENZIONE E CURA SVILUPPATE CON LE NORME DI ATTUAZIONE »

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19.20 - mercoledì 31 agosto 2022

Passato, presente e futuro dell’autonomia in aula per celebrare i 50 anni del Secondo Statuto. Nell’aula del Consiglio provinciale erano rappresentati oggi c’erano il passato, il presente e il futuro dell’Autonomia. Si trattava di celebrare i 50 anni dall’entrata in vigore del Secondo Statuto. Presenti i rappresentanti delle più importanti istituzioni del Trentino, alla cerimonia sono intervenuti i presidenti del Consiglio e della Provincia, quattro presidenti dell’assemblea legislativa del passato (Angeli, Giordani, Alessandrini e Cristofolini).

Al centro dell’incontro, le parole pronunciate dalla vicepresidente della Corte Costituzionale Daria de Pretis, che ha evidenziato le tre ragioni che rendono anche oggi prezioso il valore del Secondo Statuto. Dell’incontro sono stati protagonisti anche i giovani. Quattro studentesse di tre istituti superiori del Trentino hanno raccontato l’impegno profuso l’anno scorso per mesi da circa 3.400 ragazzi per approfondire e attualizzare l’argomento-autonomia con appositi laboratori promossi dal Consiglio provinciale e intitolati “Ci pensiamo noi”.

Alla loro testimonianza si è aggiunta quella di Giulia Ciaghi a nome di tre giovani che hanno prestato per un anno servizio civile all’interno dell’assemblea legislativa. La parola è poi passata agli attuali consiglieri provinciali con un intervento per gruppo. Infine il responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio ha presentato il numero monografico del periodico dell’assemblea legislativa dedicato a quest’importante anniversario.

 

Il presidente del Consiglio: oggi all’autonomia serve un colpo alimentando la prospettiva dell’Euregio in una prospettiva transfrontaliera.

In apertura il presidente del Consiglio provinciale ha ricordato che “lo Statuto del 1972 riportò la pace sociale e ripristinò quel secolare spirito di dialogo, collaborazione e pacifica convivenza da sempre patrimonio storico delle popolazioni di lingua italiana, tedesca e ladina che da oltre un millennio vivono nella nostra regione”. Il presidente dell’assemblea legislativa trentina ha poi auspicato che il futuro prossimo ci riservi anche la ripresa del percorso necessario alla scrittura di un terzo Statuto. Cinquant’anni dopo il secondo – ha sottolineato – c’è bisogno di questo nuovo colpo d’ala, che va progettato a mio modo di vedere alimentando la prospettiva Euregio e quindi dentro una logica transfrontaliera, coerente con l’idea di un’Europa fatta dai popoli e dai territori oltre che dagli Stati. Trentino e Sudtirolo possono diventare sempre più moderni e sempre più inseriti nel cuore dell’Europa, ma devono farlo confrontandosi tra di loro e provando assieme a costruire il futuro”.

 

Il presidente della Provincia: priorità assoluta alla salvaguardia dell’autonomia.

Il presidente della Giunta provinciale ha sottolineato come l’autonomia non vada solo studiata “ma debba costituire uno stimolo costante nel guidarci e ispirarci oggi e domani. Questo per non perdere la caratteristica fondamentale ed essenziale che è l’autogoverno. La salvaguardia dell’autonomia dev’essere una priorità assoluta”, ha aggiunto. “La riforma di 50 anni fa ha rafforzato il Trentino – ha concluso il presidente – ma questa sfida oggi prosegue. Oggi l’Autonomia vuole guardare al futuro e ha per questo bisogno dell’apporto fondamentale dei nostri cittadini in formazione”.

 

I suggerimenti per il futuro dell’autonomia dai presidenti del Consiglio del passato.

Pierluigi Angeli, presidente dell’assemblea legislativa trentina nella decima legislatura, ha ricordato che il traguardo raggiunto 50 anni fa ha costituito un nuovo inizio. Ha aggiunto che l’autonomia è un valore in divenire e che il Consiglio provinciale ha sempre custodito questo patrimonio intangibile. Angeli ha poi messo l’accento sulla necessità che il Consiglio provinciale promuova oggi la cultura dell’Autonomia per sviluppare sia i rapporti interni al territorio della provincia sia le relazioni con la vicina Provincia di Bolzano, svolgendo una funzione di ponte.
Marco Giordani, presidente del Consiglio provinciale nella decima e undicesima legislatura ha messo in luce che a suo avviso, guardando al futuro, il tema più rilevante per l’Autonomia è la scuola. A suo avviso occorre che la Provincia rivendichi più autonomia in questo settore sul quale è opportuno investire maggiori risorse.

L’attenzione va poi dedicata al sociale rafforzando il ruolo del Terzo Settore. Grande importanza per Giordani ha l’esigenza di portare avanti il lavoro della Commissione dei Dodici, perché ci attendono passaggi delicati nel rapporto con lo Stato. Infine è necessario prestare la massima attenzione all’Europa. L’ex presidente ha infine richiamato all’esigenza di lavorare con l’autonomia sui temi dell’ambiente, dell’energia, delle risorse idriche e delle infrastrutture superando l’annosa querelle sulla Pirubi. Rivolgendosi infine ai giovani, Giordani li ha esortati a non aver paura della politica e ad impegnarsi nelle istituzioni “perché – ha concluso – il futuro è nelle vostre mani”.

Carlo Alessandrini, presidente del Consiglio nell’undicesima legislatura, ha ricordato le relazioni cresciute con l’autonomia nell’ambito dell’Euregio. “Ma a parte gli ancoraggi negli ordinamenti e nei trattati – ha concluso – dobbiamo tener presente che la difesa più sicura del nostro autogoverno consiste nel fare, come diceva De Gasperi, di più con meno”.
Mario Cristofolini, presidente del Consiglio provinciale nella dodicesima legislatura, ha ricordato alcuni dei momenti più significativi e anche qualche aneddoto della sua esperienza alla guida dell’assemblea legislativa. Ha poi sollecitato i giovani a non demonizzare la politica e a ricordare che “libertà è partecipazione”, come cantava Giorgio Gaber. “La politica – ha sottolineato – è e dovrebbe essere un’alta forma di solidarietà: così io l’ho vissuta io, ha concluso”.

 

Daria de Pretis: il secondo Statuto, straordinaria affermazione dell’autonomia.

Nel suo atteso intervento, la vicepresidente della Corte Costituzionale Daria de Pretis, non ha nascosto in quanto trentina, la sua grande emozione di parlare dallo scranno della presidenza del Consiglio provinciale, e ha rivolto un particolare saluto agli studenti. Il secondo Statuto – ha esordito – fu una straordinaria affermazione, anzi, un trionfo dell’autonomia. Per tre ragioni. La prima è stata la presa d’atto del carattere originario dell’autonomia come condizione fattuale che precede il riconoscimento giuridico di questa realtà. La seconda consiste nel senso della differenziazione dell’autonomia rispetto alle ragioni a statuto ordinario in campo nazionale. La terza ragione sta – ha spiegato – nel contenuto dell’autonomia definita dal secondo statuto nel 1972, che ha indicato un metodo di gestione e di cura di questo strumento, rendendolo dinamico. La vicepresidente della Consulta ha poi sviluppato questi tre concetti.

L’autonomia preesiste alla dimensione giuridica: lo Statuto l’ha riconosciuta.
Sul primo aspetto ha ricordato che l’autonomia non si esaurisce nella concessione dall’alto di poteri sovrani, ma corrisponde a una realtà del tessuto sociale che preesiste rispetto alla dimensione giuridica. A questo proposito Paolo Grossi, studioso che ha insegnato come il diritto nasca dal basso, dal tessuto sociale, dove matura il sentire comune che poi il diritto fa proprio. La stessa Costituzione all’articolo 5 “riconosce” le autonomie locali. E l’articolo 116 che tratta delle regioni speciali ne riconosce la particolare autonomia come un fatto compiuto di cui l’assemblea costituente non poteva non tenere conto.

C’è quindi una realtà concreta, vitale, incardinata nella storia e nelle geografia di un certo territorio, nei suoi caratteri e nella sua aspirazione ad autogovernarsi. “Per questo – ha osservato de Pretis – chi regola l’autonomia non è libero ma condizionato dai caratteri della società nei quali l’autonomia è radicata in termini di caratteri e valori. Questa è la realtà che condiziona il legislatore che se ne occupa”. Il secondo Statuto sancì il riconoscimento giuridico di questa realtà complessa nelle sue diversità e nella possibilità di autogovernarsi tenendo conto di esse. Il primo statuto non aveva registrato la complessità di questa situazione come avvenne con il secondo. Che su questi basi arrivò ad attribuire i poteri della Regione alle due autonomie provinciali.

La seconda riforma dello Statuto determinò il compimento del processo di riconoscimento dell’autonomia di due collettività connotate da radici comuni e da caratteri distintivi, alle quali fu riconosciuta piena facoltà di autogoverno. Si realizzò così un modello di pluralismo istituzionale che è il tratto tipico dell’autonomia. “La convivenza è radicata nell’idea stessa dell’autonomia. L’autonomia è connotata dalla dimensione relazionale. La relazionalità e l’elasticità sono caratteri essenziali dell’autonomia. E proprio questo elemento colloca l’autonomia oltre lo Stato”. Qual è oggi – si è allora chiesta de Pretis – la prospettiva per il futuro dell’autonomia? La proiezione verso l’Europa – ha risposto – che non è solo una prospettiva ma anche una realtà oggi identificabile con l’Euregio. Una realtà – ha osservato – cui ha contribuito anche la cooperazione promossa dall’Ateneo di Trento in campo europeo.

L’autonomia come differenziazione.
Per quanto riguarda la seconda ragione – l’autonomia come differenziazione – che spiega il grande valore del secondo statuto, la vicepresidente della Corte costituzionale ha menzionato il contesto istituzionale nel quale la riforma statutaria del 1971 ebbe luogo. “Tutti ricordano il Los von Trient – ha detto – e molto meno ciò che accadeva nel nostro Paese negli stessi anni. Nel 1971 e ‘72 erano infatti state costituite in Italia le regioni ordinarie, con importanti trasferimenti di competenze dal centro verso i territori. Per le regioni speciali si pose allora una questione che poteva anche risolversi nell’uniformarle a quelle ordinarie. In quella situazione, invece, la riforma dello statuto del Trentino-Alto Adige espresse la scelta di confermare la nostra specialità. Con la riforma del Titolo Quinto della Costituzione il rischio di una uniformazione dell’autonomia speciale alle regioni a statuto ordinario si ripresentò. Oggi dopo vent’anni da quella riforma molte questioni sono ancora aperte. La vicenda del secondo statuto – ha proseguito de Pretis – ci è d’insegnamento perché riaffermò il valore della specialità non solo come risposta a esigenze peculiari ma come espressione del principio della differenziazione connaturato a ogni autonomia per impedirne l’omologazione.

L’autonomia frutto di manutenzione e cura sviluppate con le norme di attuazione.
La terza ragione che spiega il valore del secondo statuto consiste – ha proseguito Daria de Pretis – nella manutenzione e cura dell’autonomia resa possibile dall’attribuzione dei poteri legislativi alle due Province. Lo strumento che ha consentito all’autonomia di vivere, respirare, crescere mantenendosi vitale e speciale è stato quello delle norme di attuazione.

Per il modo con cui è stata interpretata la loro funzione e per il metodo con cui sono state attuate. Norme interpretate come strumento di costruzione in progress dell’autonomia. Con una funzione di allargamento ragionato e funzionale dell’autonomia al passo con i nuovi contesti emersi nel tempo. Si è così realizzata progressivamente l’autonomia nel suo senso più profondo sulle grandi tematiche della scuola, dell’energia, delle istituzioni.

Le norme di attuazione utilizzate con intelligenza e fantasia hanno permesso all’autonomia di fiorire. Il metodo utilizzato è stato il metodo pattizio, esercitando la migliore interpretazione possibile delle relazioni tra poteri. Nella Commissione dei Dodici si incarna una collaborazione paritaria e leale. Uno strumento, questo, tanto più prezioso oggi in un mondo nel quale il classico criterio di riparto tra materie e funzioni diventa sempre più difficile da usare per il carattere pervasivo e trasversale tra materie dove l’intreccio di attribuzioni diventa sempre più inestricabile e necessario. Ne sono state un esempio le scelte da adottare di fronte alla pandemia. Il metodo del secondo statuto ci suggerisce una strada da seguire e ci sollecita a sperimentarne delle altre con lo stesso coraggio e ottimismo di allora.

 

Il contributo di idee degli studenti all’autonomia: i laboratori “Ci pensiamo noi”.

Introdotti da Luca Zanin, responsabile dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni, quattro sono stati poi gli studenti intervenuti in rappresentanza delle scuole superiori trentine coinvolte nei laboratori “Ci pensiamo Noi”. Ben 3.400 sono stati gli studenti coinvolti nel corso dell’anno scolastico 2021-2022 soprattutto con incontri in videoconferenza a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. A raccontare la loro esperienza portata avanti lungo l’anno scolastico per approfondire il tema dell’autonomia come responsabilità, esperienze da cui sono scaturite proposte innovative da introdurre allo scopo di valorizzare questo strumento a disposizione della Provincia, sono state Rachele Bortolotti e Alessia Pross dell’Ipc don Milani di Rovereto, Sara Frasanelli del Liceo Prati di Trento e Anna Berti del Liceo Maffei di Riva del Garda (testi allegati).

 

I giovani del servizio civile: politici, dateci fiducia mettendoci alla prova.

Ha concluso la carrellata di interventi Giulia Ciaghi in rappresentanza anche degli altri due giovani – Nicola Tomasi e Pietro Trotter – che hanno prestato per un anno e terminato proprio oggi un’apprezzata e istruttiva attività di servizio civile in alcuni uffici del Consiglio provinciale. “Nel dibattito pubblico – ha osservato – ai giovani è spesso attribuito disinteresse per la politica, mentre a noi basterebbe che voi ci diate fiducia, smettendo di trattarci come oggetto di retorica. Chiediamo di poter essere messi alla prova senza sconti né giovanilismo. Non di essere coccolati ma aiutati a camminare con le nostre gambe. Solo andando verso una nostra piena assunzione di responsabilità potremo fare la differenza, superando lo stereotipo della politica come sinonimo di privilegi incompatibili con la democrazia”.

 

I consiglieri provinciali: puntare al terzo statuto in chiave europea.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha parlato di opportunità, responsabilità, dovere. “La nostra autonomia – ha dichiarato – ci offre l’opportunità di operare per rafforzarla e proporla come modello virtuoso agli altri territori. Abbiamo poi la responsabilità preservarla con le nostre azioni evitando egoismi nel modo di fare politica. Abbiamo infine il dovere di non deludere i cittadini e i giovani del Trentino e di non delegittimare l’autonomia con azzardi, in modo tale da trasmettere ai nostri figli un ancoraggio fisso, una visione e un’identità forte, che ci rendano capaci di confrontarci con altre espressioni identitarie.

L’autonomia ha scelto ognuno di noi per essere rappresentata, onorata e tramandata”.
L’esponente di Onda Civica Trentino ha osservato che sviluppare e salvaguardare l’autonomia non significa avere una sorta di bulimia di competenze dimenticandosi di esercitare al meglio quelle che la Provincia ha già, come ad esempio in materia di giustizia dove con il personale in servizio qualcosa non funziona. Salvaguardare l’autonomia inoltre significa per il consigliere tutelare con la politica le caratteristiche della comunità trentina, che sono solidarietà, tenacia e partecipazione. L’autonomia va esercitata anche riportando le attribuzioni riconosciute dallo Statuto alla Provincia autonoma dentro questa istituzione e non delegarne la gestione al privato. Infine per l’esponente di Onda la scuola non può essere il feudo della burocrazia e dei politici. Autonomia vuol dire anche che la Provincia deve lasciarla lavorare. Infine il consigliere ha invitato tutti a ringraziare la Repubblica italiana che ha riconosciuto l’autonomia.

La capogruppo del Patt ha chiesto di non limitarsi a commemorare lo statuto di autonomia ma di utilizzarne operativamente i principi. A suo avviso oggi la sfida dell’autonomia sta nel riconoscere i limiti del sistema normativo e organizzativo per migliorarli e definire “un nuovo modello trentino” che affronti le vere questioni della nostra comunità, come la bassa natalità, l’incremento della popolazione anziana, il reddito familiare, il calo delle risorse pubbliche, la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità. L’autonomia dev’essere uno stato mentale, un modo di vivere, una visione, un sentimento profondo e un impegno di tutti noi. Autonomia da intendere come solidarietà e primato della persona. “Con gli amici dell’Alto Adige – ha concluso – si potrà realizzare questa Autonomia”.

Il consigliere rappresentante dei ladini di Fassa ha sottolineato come la non discriminazione delle minoranze linguistiche sia un indicatore di autonomia e democrazia. Nel celebrare i 50 anni del secondo statuto di autonomia – ha aggiunto – occorre ricordare il riconoscimento delle minoranze linguistiche ladina, mochena e cimbra e in particolare la valorizzazione a livello istituzionale del Comun General de Fascia. L’esponente ladino ha infine auspicato che in un terzo statuto di autonomia possano trovare pieno riconoscimento i diritti di questi gruppi.
La capogruppo de La Civica ha messo in luce l’importanza, nell’ottica dell’autonomia, del collegamento tra la Provincia di Trento e la Provincia di Bolzano, “portatrici di un grande compito per l’Europa di domani”. L’autonomia – ha proseguito – si amministra a Trento ma si difende a Roma, pur con la consapevolezza dell’evolversi di questo strumento che va traghettato nel futuro. E un ruolo importante in questo domani potrà essere svolto dall’Euregio. Infine ha ringraziato per il loro contributo di idee sia gli ex presidenti del Consiglio provinciale, custodi della memoria dell’autonomia, sia i ragazzi presenti in aula, “da cui dipende il futuro dell’autonomia”.

La Lega Salvini Trentino ha espresso riconoscenza sia alla classe politica del passato rappresentata oggi in aula, per aver reso possibile la crescita e il consolidamento dell’autonomia, sia ai giovani che oggi hanno manifestato il loro impegno per attualizzare l’autonomia e darle un futuro. Ha ringraziato anche gli esponenti ladini, mocheni e cimbri da cui è dipeso il riconoscimento dell’autonomia alla Provincia autonoma di Trento. Un’autonomia che ha permesso di raggiungere un grado di convivenza e di collaborazione tra tutti i soggetti del nostro territorio. L’autonomia per la Lega – ha concluso – non è in contrasto con lo Stato centrale che, anzi, trova nelle autonomie un supporto”.

Il rappresentante nel gruppo misto di Trentino in Azione ha ricordato che Autonomia significa governarsi da sé, non però da soli ma insieme agli altri. E un far da sé che non è solo per sé ma anche per i vicini e i lontani. Autonomia significa essere più indipendenti, ma anche più solidali e responsabili. “Autonomia è il diritto di sentirsi in dovere”. Per queste caratteristiche – ha osservato – l’autonomia è un modo di essere e interpretare la nostra presenza nella società. Ma non è dovuta per sempre. Abbiamo bisogno di un’autonomia che ribadisce la propria diversità da quella delle altre regioni, un’autonomia consolidata, un’autonomia responsabile che cerchi sì di interpretare i bisogni del presente, ma che si preoccupi di pensare al futuro con le proprie forze.

Un’autonomia dotata di una classe dirigente e di risorse umane adeguate. Un’autonomia solidale che si faccia carico delle future generazioni. Infine un’autonomia aperta e dialogante. Ma per questo – ha concluso – serve uno scatto in avanti, possibile solo valorizzando le risorse migliori della nostra comunità, vale a dire i giovani. Abbiamo bisogno di ricambio generazionale ai vertici dell’autonomia”.

Il Pd per bocca di un consigliere del gruppo ha detto che il secondo statuto di autonomia è “uno dei più grandi capolavori della nostra Repubblica, guardato con ammirazione a livello internazionale”. D’altra parte Bruno Kessler ammonì a non scivolare verso “un Trentino piccolo e solo”. Occorre per il Pd guardarsi dal pericolo dell’autonomia come isolamento, perché le immense sfide di oggi non si possono affrontare con una prospettiva localistica. Occorre puntare allora al Terzo Statuto di autonomia e riconoscere che la sfida del futuro è l’Euroregione.

Il secondo statuto è stato un’invenzione della politica. Oggi serve qualcosa di analogo pensando all’orizzonte europeo: pensando cioè che possono esistere delle regioni che fanno parte di due Stati diversi. Regioni che legiferano e amministrano competenze dando consistenza a una comunità più vasta. Serve, in conclusione, un trattato internazionale tra Italia e Austria che dia prospettiva europea ed euroregionale alla nostra autonomia, da tradurre poi in norme costituzionali e statutarie. Si possono costruire regioni vere e non solo spazi di cooperazione transfrontaliere, che hanno un piede in uno Stato e un piede in un altro Stato e che possono amministrare competenze.

Il consigliere di Futura ha sottolineato come il Secondo Statuto abbia riportato la pace nella regione affidando i poteri alle due Province. E come grazie all’attitudine all’autogoverno delle nostre comunità il Trentino abbia conosciuto un periodo di crescita e benessere altrimenti inimmaginabili. Con innovazioni di grandissimo rilievo. Oggi questa spinta innovativa dell’autonomia sembra essersi affievolita. “Ma l’autonomia – ha osservato – sopravvive solo se riesce a fare meglio con meno e a operare con maggiore efficacia ed efficienza per essere laboratorio politico con il popolo e per il popolo”. Anche secondo Futura occorre puntare a un terzo statuto che abbia carattere euroregionale. Esercitare l’autonomia significa anche combattere le disuguaglianze che albergano nel nostro territorio. “Occorre dare risposta ai cambiamenti radicali in atto con risposte altrettanto radicali”, ha concluso.

 

Pronto un numero monografico di Consiglio provinciale cronache.

Infine Luca Zanin, capo ufficio stampa dell’assemblea legislativa, ha presentato il numero speciale di Consiglio provinciale cronache, il periodico attivo da 44 anni ed edito da palazzo Trentini, con 28 pagine monografiche interamente dedicate al mezzo secolo di storia dell’autonomia e già pronto la cui diffusione, per rispettare la norma nazionale sulla par condicio che disciplina la comunicazione degli enti pubblici in campagna elettorale, sarà diffuso gratuitamente subito dopo il voto del 25 settembre prossimo a tutti i 24.000 abbonati a quest

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