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COMUNE DI TRENTO * AQUILA SAN VENCESLAO A PIETRO NERVI: IANESELLI, « I SUOI STUDI HANNO INDIVIDUATO TRATTI DI MODERNITÀ NELLE PROPRIETÀ COLLETTIVE »

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19.58 - venerdì 15 settembre 2023

Aquila di San Venceslao al professor Pietro Nervi, l’intervento del sindaco.

Gentile e caro Pietro Nervi,

A scorrere la Sua biografia ci pare che la Sua intensa attività si disponga all’interno di uno spazio ideale ibrido e ricco in cui lo studio della scienza agraria intesa in senso lato, con i suoi risvolti economici e ambientali, si sovrappone da una parte all’impegno nella formazione non solo accademica, dall’altra alla sua felice attitudine ad approfondire e dunque a regolare e normare realtà complesse e all’apparenza antiquate come quelle delle proprietà collettive.

La concretezza della terra, la pratica dell’insegnamento, l’astrazione delle norme: il suo lavoro, posizionato all’intersezione tra queste tre direttrici, è diventato negli anni un punto di riferimento autorevole in un campo d’indagine poco conosciuto, talvolta banalizzato se non disprezzato come cascame di un passato irrimediabilmente perduto. La sua azione è stata fondamentale sia dal punto di vista giuridico, con la stesura della legge 168 del 2017, sia dal punto di vista culturale, perché i suoi studi hanno individuato nelle proprietà collettive alcuni tratti di insospettabile modernità. Mi spiego meglio: gli usi civici, con la loro storia plurisecolare, non sono moderni perché coerenti con i modelli economico-sociali oggi prevalenti, ma proprio per la loro eccentricità, per la loro natura arcaica e controcorrente. Sprigiona da qui la loro forza, la capacità di rispondere con soluzioni antiche a emergenze e a bisogni più che mai attuali.

Non è questo il luogo per addentrarci in disquisizioni giuridiche, ma certo è opportuno soffermarsi su alcune questioni che Lei, professor Nervi, ha contribuito a chiarire, su alcuni aspetti delle proprietà collettive che, soprattutto agli “esterni” a questo mondo, non sono di immediata comprensione. Molto s’è detto riguardo alla “capacità di autonormazione” degli usi civici riconosciuta e sottolineata dalla legge 168. Vero è che in Trentino il centralismo, qualunque fosse la sua origine – bavarese o austriaca o romana – è sempre stato mal tollerato e contrastato in nome di una diffusa tradizione di autogoverno riconosciuta dai principi vescovi fin dal Medioevo. Questa secolare aspirazione all’autonomia ha plasmato la mentalità dei trentini, contribuendo a formarne la classe dirigente, ed è sicuramente tra i fattori che hanno influito sul buon esito delle complesse trattative per lo statuto speciale di cui gode la nostra provincia.

Ma non è l’autonomia l’unica eredità di “questo altro modo di possedere”, come l’ha definito Carlo Cattaneo, non a caso tra i principali teorici ottocenteschi del federalismo repubblicano. Come Lei, professor Nervi, ci ha insegnato, l’altro principio che ispira la gestione delle proprietà collettive è la solidarietà: solidarietà sincronica, tra i membri della comunità, ricchi oppure poveri, ma mai in miseria, perché il diritto di pascolo o di legnatico o di sfalcio garantiva a tutti almeno la sussistenza. Solidarietà anche e soprattutto diacronica, perché come recita la “Sua” legge 168, la comproprietà è obbligata ad essere “intergenerazionale” e a guardare al futuro. Forse mai come oggi capiamo il valore di questo principio, visto che tra i meccanismi inceppati del nostro presente c’è proprio l’ingranaggio incaricato di trasmettere alle prossime generazioni un pianeta integro e non irrimediabilmente ostile alla vita umana. Ebbene, forse presentendo i pericoli di un’economia di rapina, in tempi remoti le proprietà collettive hanno messo nei loro statuti il futuro, la conservazione dei boschi e dei torrenti, il taglio ma anche la semina, la cura e la manutenzione, proiettando la propria esistenza oltre il contingente, impegnandosi alla tutela non solo della comunità in essere, ma anche di quelle che verranno nel tempo a venire.

Qui già tocchiamo un terzo aspetto di fondamentale importanza: l’ambientalismo ante litteram delle proprietà collettive, chiamate da sempre non allo sfruttamento del patrimonio amministrato – peraltro indivisibile e invendibile – non alla speculazione, ma all’esercizio di un “diritto di godimento” limitato, improntato alla misura e alla preservazione di un equilibrio inviolabile. Perché i membri delle comunità che insistono sui domini collettivi devono sentirsi parte, non padroni della natura.
È su questo terreno da Lei ampiamente esplorato che le proprietà collettive possono diventare non antagoniste ma alleate dei Comuni: alleate contro lo spopolamento della montagna, nella tutela delle risorse naturali e del paesaggio, nella mitigazione e nel contrasto al cambiamento climatico. Si tratta di finalità circoscritte dal punto di vista territoriale, ma universali per il loro significato e il loro impatto, che va ben oltre i confini delle proprietà collettive.

Quando ci imbattiamo in tradizioni, consuetudini, regole del passato, spesso l’istinto è quello di passare oltre anche perché manchiamo del vocabolario minimo essenziale per decifrare i segni che si sono sedimentati nel tempo. Lei, professor Nervi, è stato l’interprete che, con l’acribìa dello studioso e la passione dell’uomo interessato alle mutevoli forme della vita associata, ci ha dotato di strumenti per comprendere e per dare nuovo impulso ai domini civici. Il suo lavoro ha gettato un ponte tra il Trentino che non c’è più e il Trentino di oggi, tra il territorio che preservava i propri boschi e pascoli per soddisfare le proprie necessità quotidiane e quello che deve tutelare in modo puntiglioso il patrimonio naturale per non dissipare le risorse e per scongiurare catastrofi ambientali e climatiche. Proprietà collettive, dunque né pubbliche né private, oggi gli usi civici ci suggeriscono anche grazie a Lei una terza via, un modo diverso non solo di possedere, ma anche di abitare il nostro territorio.

Caro Pietro Nervi è per queste ragioni che la città intera vuole testimoniare la propria amicizia e la propria stima nei Suoi confronti. È per questo che, raccogliendo le sollecitazioni e l’affetto di numerosi Suoi amici ed estimatori, sono onorato di consegnarLe l’antico sigillo della città: l’Aquila ardente di San Venceslao.

 

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Il sindaco di Trento
Franco Ianeselli

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