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CODACONS – ROMA * CORONAVIRUS – MASCHERINE BLOCCATE IN CINA : « DIFFIDIAMO L’AGENZIA DELLE DOGANE / CHIEDIAMO ACCERTAMENTI A PROCURA, CORTE DEI CONTI E COMMISSARIO ARCURI »

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14.39 - sabato 14 marzo 2020

500mila mascherine al giorno pronte a partire dalla Cina per arrivare in Italia, ma che restano bloccate a causa di problemi doganali, con effetti diretti sui prezzi di tali prodotti che hanno raggiunto oramai nelle farmacie e sul web prezzi astronomici.

Lo denuncia oggi il Codacons – che ha ricevuto la richiesta di aiuto di alcuni importatori – presentando una diffida all’Agenzia delle Dogane e una istanza alla Procura di Roma, alla Corte dei Conti e al Commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri.

In base alle informazioni raccolte dal Codacons presso le imprese di import-export di presidi sanitari (tra cui la società Mid.), è emerso che oggi nelle fabbriche cinesi sono giacenti milioni di mascherine prodotte nell’area di Guangdong, Shangai ed Henan, prodotti che vengono esportati in molti paesi ma non in Italia. Questo perché gli aerei cargo, cui è consentito l’arrivo negli scali italiani, non riescono a scaricare le mascherine: gli equipaggi dei voli non scendono dagli aerei per non rimanere 14 gg bloccati in Italia in quarantena, mentre i trasportatori che potrebbero raggiungere gli aerei e scaricare la merce vengono bloccati alla Dogana e non riescono a sdoganare i prodotti sottoposti a varie certificazioni.

Una situazione di stallo che impedisce di far arrivare fino a 500mila mascherine al giorno in Italia, e che porta tali prodotti ad essere oramai introvabili nel nostro paese con effetti diretti sui prezzi al dettaglio e inevitabili speculazioni sui listini: proprio oggi il Codacons ha presentato un esposto alle Procure di Milano e di Pescara contro alcune farmacie delle due città che hanno venduto mascherine a prezzi abnormi.

Il Codacons ha scritto inoltre oggi al Commissario straordinario Arcuri e all’Agenzia delle Dogane, chiedendo di attivarsi per rendere facile lo sdoganamento di materiali sanitari che non possono e non hanno alcun problema di sicurezza, agevolando sia lo scarico dei cargo che il trasporto alle destinazioni dove maggiore è il bisogno di questi presidi, e alla Procura di Roma e alla Corte dei Conti per le dovute indagini del caso.

 

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