Spiace apprendere che, nonostante le aperture dei giorni passati, la posizione di Confindustria sulle tutele dei lavoratori negli appalti resta quella tradizionale. Da parte nostra ribadiamo alle imprese che i contratti collettivi di lavoro e le clausole sociali non sono solo garanzie minime indispensabili per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti nei cambi di appalto, ma rappresentano anche regole di base utili, valide per tutte le aziende sia locali che provenienti da fuori provincia, affinché il confronto concorrenziale avvenga nel rispetto delle professionalità dei lavoratori e al solo fine di garantire la massima qualità dei servizi.
Queste regole minimali non bastano, come dimostrato dalla recenti gare sul portierato dell’Università e sulle pulizie degli enti pubblici. Ma sarebbe sbagliato buttar via il bambino con l’acqua sporca.
Noi crediamo sia arrivato il tempo di superare i ribassi come criterio di aggiudicazione nei servizi ad alta intensità di manodopera. Bisognerebbe dire una volta per tutte che il costo del lavoro non è comprimibile e che le gare si aggiudicano solo sulla base dell’offerta tecnica. Da questo punto di vista ben venga la proposta di dividere appalti di lavori e di servizi e di qualificare le stazioni appaltanti. Se Confindustria vuole operare in questa direzione siamo pronti a discuterne e a dare il nostro contributo per trovare soluzioni più avanzate. Per questo bisogna rapidamente aprire un confronto tra parti sociali e governo provinciale.
Se c’è davvero la volontà, infatti il problema appalti si può risolvere rapidamente. Serve però avere un po’ di coraggio. Lo deve dimostrare per prima la Giunta sospendendo l’aggiudicazione dell’appalto del pulimento ed individuando una soluzione operativa su quello del portierato dell’Università.