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ARCIDIOCESI DI TRENTO * CAMMINO SINODALE: VESCOVO TISI, « RIPARTIRE DAL BASSO E DAI PICCOLI CAMBIAMENTI QUOTIDIANI, PER SVELARE UN’UNICA PROFEZIA »

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11.11 - domenica 17 ottobre 2021

“Il nostro cammino sinodale sia dunque, anzitutto, un ripartire dal basso, dai piccoli cambiamenti quotidiani, per svelare agli uomini e alle donne del nostro tempo un’unica profezia: solo nella misura in cui saremo capaci di far vivere il creato e il fratello, costruiremo comunità, fermando la barbarie di un mondo abbruttito e lacerato”.

E’ l’appello finale dell’omelia dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nella Messa di questa mattina (ore 10) in Cattedrale (diretta streaming e TV), con la quale si dà inizio anche nella Diocesi trentina al cammino sinodale aperto da Papa Francesco domenica scorsa a livello universale. Don Lauro indica come riferimento la strada tracciata dal Papa nelle encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti, veri“programmi di vita comunitaria, perché universalmente accettati anche dal mondo laico e dai non credenti”, sottolinea l’Arcivescovo. Una traccia che “può aiutare – argomenta monsignor Tisi – ad uscire dalla trappola della competitività che genera ansia e frustrazione, per abbracciare la via cooperativa. Serve però – aggiunge – un’’intelligenza affettiva’ che ci faccia percepire parte di una comunità di destino, nel rispetto di ciascuna individualità, abbandonando strutture gerarchiche e rigide”.

Commentando il brano evangelico in cui Gesù invita i discepoli ad essere “servi” degli altri, senza cercare i primi posti, don Lauro ribadisce: “Servire non è solo prestarsi a una pur generosa assistenza, ma è anzitutto lasciar correre in noi la vita di Dio. È uscire dalla solitudine adoperandosi con tutte le forze per permettere all’altro di starti di fronte come diverso da te. È pensare la vita come sinfonia di voci, evitando l’eco fastidiosa della propria voce”. Tante voci, come quelle coinvolte nella celebrazione: a varie realtà ecclesiali  – dalle Acli alla Comunità Laudato Si’, dal Consiglio pastorale diocesano ai giovani, dal mondo missionario a quello della comunicazione – è stato infatti chiesto di esprimere le loro attese e i loro impegni per una Chiesa sinodale. Un gesto simbolico, alla fine della celebrazione, è stato scelto per rappresentare la consultazione delle otto zone pastorali nel percorso sinodale.

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Omelia d’inizio del cammino sinodale in Diocesi
(Cattedrale di Trento – domenica 17 ottobre 2021)

Li chiamò a sé (Mc 10,42)
La reazione di Gesù alla scomposta domanda dei figli di Zebedeo, seguita dall’indignazione degli altri discepoli è stupenda: non alza la voce, non si straccia le vesti scandalizzato, non fa trapelare nessuna seccatura. Regala loro un momento pacato, intimo, parla con delicatezza, spiega e argomenta con calma.
Il cammino sinodale, ci ha ricordato papa Francesco, “non è una convention ecclesiale, un convegno di studi, un parlamento, ma un processo di guarigione condotto dallo Spirito Santo”. Radunati dal Maestro, guidati dalla sua Parola, possiamo passare dalla sguaiata voglia di occupare i primi posti, alla gioia di rendere primi i nostri fratelli e sorelle. L’operazione con i due “figli del tuono” riesce alla grande; quindici anni dopo Giacomo sarà il primo martire tra gli apostoli (At 12,2); Giovanni morirà più tardi, passando anch’egli attraverso le persecuzioni. (Ap 1,9)
La sfrontatezza dei due fratelli, come pure l’indignazione dei discepoli, ci appartengono. Sono, dobbiamo ammetterlo, un dato costante delle nostre biografie, e non certo atteggiamenti estranei alla vita della Chiesa e delle nostre comunità.
Il gesto pieno di delicatezza di Gesù, che chiama in disparte i discepoli, è a disposizione anche per noi. Sogno per il nostro cammino sinodale esattamente questo: un “cuore a cuore” con Gesù e la sua Parola dove ritrovare speranza e voglia di vivere. Dietro ogni desiderio umano, anche i più sbagliati, c’è sempre una parte sana, un’istanza positiva, un desiderio di vita, di felicità. Padre Turoldo ci illumina: “Anche il peccato – scriveva – è spesso un modo sbagliato per cercarti”. Qual è la parte sana della domanda dei figli di Zebedeo, che abita anche in noi? È il desiderio di una vita vissuta alla grande, una vita piena. Il problema non è voler diventare grandi, ma la modalità con cui diventare tali.
La proposta del Maestro è spiazzante: “Fa come Dio, diventa servo”.

Sono venuto per servire e dare la vita (Mc 10,45)
La spiazzante autodefinizione di Gesù, ancora una volta squarcia il cielo e racconta la novità delle novità: Dio esiste per te, per amarti, per servirti, dare per te la sua vita. Dio considera ogni figlio più importante di se stesso. Chi vuol essere grande, sul podio fa salire gli altri.
Servire non è solo prestarsi a una pur generosa assistenza, ma è anzitutto lasciar correre in noi la vita di Dio. È uscire dalla solitudine adoperandosi con tutte le forze per permettere all’altro di starti di fronte come diverso da te. È gioire per la sua esistenza stoppando la voglia di possederlo, di farlo vivere per te, di piegarlo ai tuoi desideri. Pensare la vita come sinfonia di voci, evitando l’eco fastidiosa della propria voce.
Chiediamo allo Spirito Santo, unico vero protagonista del cammino sinodale, di accompagnarne i primi delicati passi. Personalmente, come vescovo, mi sento di suggerire alla nostra Chiesa di lasciarsi guidare, in questo cammino, oltre che dalla Parola di Dio, dalla Laudato Sì e dalla Fratelli tutti di papa Francesco.
Essi rappresentano veri e propri programmi di vita comunitaria, perché universalmente accettati anche dal mondo laico e dai non credenti. Ci possono aiutare ad uscire dalla trappola della competitività che genera ansia e frustrazione, per abbracciare la via cooperativa. Serve però un’“intelligenza affettiva” che ci faccia percepire parte di una comunità di destino, nel rispetto di ciascuna individualità, abbandonando strutture gerarchiche e rigide.
Il nostro cammino sinodale sia dunque, anzitutto, un ripartire dal basso, dai piccoli cambiamenti quotidiani, per svelare agli uomini e alle donne del nostro tempo un’unica profezia: solo nella misura in cui saremo capaci di far vivere il creato e il fratello, costruiremo comunità, fermando la barbarie di un mondo abbruttito e lacerato.

 

+ arcivescovo Lauro

 

 

 

Foto: archivio Diocesi Trento

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