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CONSIGLIO PAT * QUINTA COMMISSIONE: « DDL CARRIERA DOCENTI, SÌ DEI DIRIGENTI SCOLASTICI E NO DEI GENITORI »

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11.43 - lunedì 8 maggio 2023

Quinta commissione, ddl sulla carriera dei docenti: sì dei dirigenti scolastici, no dei genitori.

Mattinata destinata alla scuola in Quinta commissione, presieduta da Mara Dalzocchio della Lega, con le audizioni sul ddl n. 176 dell’assessore Bisesti sulla carriera degli insegnanti. Rinviato al 16 maggio, invece, il ddl 148 di Claudio Cia (FdI) e Luca Guglielmi (Lista Fassa) sulla libertà educativa perché, ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia, si stanno concordando alcuni emendamenti con l’assessore all’istruzione.

 

I dirigenti scolastici: bene l’introduzione della carriera

Positiva la valutazione, espressa dal prof. Paolo Pendenza presidente dell’associazione dei dirigenti scolastici (Anp) perché esprime il tentativo di introdurre incentivi per gli insegnanti che, già ora, si impegnano per il miglioramento della scuola. Si apre spazio poi alla professionalità anche per avvicinare il mondo della ricerca a quello scolastico e per creare una base dalla quale reclutare i dirigenti. Inoltre, per Pendenza, il ddl può aprire la strada anche alla formazione permanente e può incoraggiare i migliori laureati a intraprendere la carriera di insegnante. Carriera, ha sottolineato, che c’è in tutti i Paesi europei. Il professor Pendenza ha chiesto però di non limitare il numero dei collaboratori dei dirigenti e di non prevedere che il ruolo di coordinatore sia limitato ai docenti esperti o ricercatori. Infine, il presidente dell’Anp ha chiesto un coinvolgimento dei dirigenti nell’elaborazione dei regolamenti che daranno corpo alla legge Bisesti.
Rispondendo a Lucia Maestri (Pd), la quale ha ricordato che la progressione di carriera è prevista per concorso e quindi lascia poco spazio ai dirigenti, Pendenza ha ribadito che l’aspetto assolutamente positivo del ddl è l’introduzione delle figure di docente esperto e ricercatore come riconoscimenti irreversibili. Riconoscimenti non nuovi in Europa, mentre per l’Italia sarebbe una assoluta novità. I passaggi di carriera irreversibili evitano di addossare la responsabilità di scelta che potrebbe anche non essere oggettiva ai dirigenti. Va però creato un percorso concorsuale adeguato alle finalità.
Paola Demagri (Casa Autonomia) ha chiesto se l’introduzione della carriera è un fabbisogno della struttura o risponde all’esigenza degli insegnati di essere valutati. Il presidente Anp ha risposto che si ratta di una profonda esigenza della struttura che ha bisogno di una leadership diffusa. Anche perché il dirigente deve affrontare scuole sempre più complesse e ha bisogno di essere affiancato da docenti formati e in grado di assumersi responsabilità specifiche. L’alternativa non può essere il dirigente che fa tutto e decide tutto.

 

Iprase, il ddl va nella direzione della leadership diffusa

Il direttore di Iprase, Luciano Covi, ha anche lui espresso parere positivo sul ddl perché va nella direzione della leadership distribuita centrale per un’organizzazione scolastica più moderna. Sulla leadership distribuita ci sono molte evidenze positive, ha aggiunto Covi, e una letteratura che dimostra come questa soluzione organizzativa permetta di affrontare la complessità della scuola. Il secondo punto di forza del ddl per Covi sta nel fatto che concretizza la parte della legge sulla scuola che prevede la ricerca e l’innovazione. Infine, c’è l’aspetto della formazione continua durante il servizio della quale oggi si sente la mancanza e che ha bisogno di un quadro di riferimento. Covi ha poi richiamato l’attenzione sui docenti che non sono direttamente impegnati in classe ma sono distaccati nei vari servizi alla scuola e che rischiano di rimanere tagliati fuori dalle carriere previste dal ddl. Docenti, ha risposto il direttore Iprase a Lucia Coppola, che s’è detta preoccupata per il clima che questa norma potrebbe portare nelle scuole dove una leadership diffusa c’è già, che si trovano in varie realtà dell’amministrazione Pat o all’Università o enti come il Muse.

 

Il comitato per la valutazione: Italia, uno dei pochi Paesi che non hanno un sistema di carriera

Damiano Previtali del Comitato provinciale di valutazione del sistema educativo ha richiamato l’attenzione sui sistemi di valutazione dei docenti in Europa e su studi che dimostrano che solo l’Italia ha l’anzianità come elemento fondamentale di progressione della carriera. Il 93% dei paesi ha un sistema di valutazione e l’Italia è una delle poche nazioni a non avere sistemi di controllo della professionalità dei docenti. Quindi, ha affermato, Previtali, l’Italia è in assoluto ritardo. Anche se la carriera dei docenti c’è stata fino al 1958 quando l’allora ministro Aldo Moro cancellò il merito distinto. I tentativi di rintrodurre sistemi di valutazione, ha ricordato ancora il presidente del Comitato di valutazione, sono tutti naufragati anche per le resistenze sindacali come il “concorsone” e il ddl Aprea. Per Previtali le previsioni del ddl Bisesti sono importanti per il miglioramento della didattica e dell’organizzazione scolastica. In particolare l’idea di uno sviluppo professionale attraverso la carriera, quella della formazione permanente e il fatto di prevedere il coinvolgimento di un grande numero di insegnanti.

 

La Consulta dei genitori: no al ddl, si spostano i migliori prof dalle aule all’organizzazione

Maurizio Freschi, presidente della Consulta provinciale dei genitori ha invece bocciato il ddl e ha invitato l’assessore a rinviare il ddl per ulteriori approfondimenti, portando al tavolo del confronto anche il testo del regolamento. Una posizione condivisa da Lucia Coppola di Europa Verde. Rispondendo a Paola Demagri, Freschi ha detto che le figure del docente esperto e ricercatore verrebbero reclutate tra i migliori insegnanti che verrebbero così dirottati dal terreno dell’insegnamento a quello dell’organizzazione. Freschi, replicando a Lucia Coppola, ha affermato di condividere il principio della carriera dei docenti, ma le modalità previste dal ddl, anche per la loro nebulosità, pongono dubbi. Inoltre, sarebbe stato meglio, secondo il presidente della Consulta, attendere le scelte nazionali.

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