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CIA (FDI) * SANITÀ TRENTINA PRIVATA: « BUDGET, SI ASSEGNI LA QUOTA IN BASE AL NUMERO DI PRESTAZIONI ESEGUITE, SENZA RESTRIZIONI »

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07.51 - mercoledì 13 settembre 2023

Gentile direttore Franceschi,

 

la confusione sulla sanità privata accreditata. Una delle problematiche maggiormente sentite dalla popolazione, a causa della narrazione errata che ne è stata fatta negli anni, è quella relativa alla sanità privata. E’ tuttavia da evidenziare che, nel momento in cui la sanità privata sceglie – e ottiene – l’accreditamento e il convenzionamento con l’Ente pubblico, essa entra a far parte a tutti gli effetti del sistema sanitario pubblico dove l’accesso ai servizi sanitari è gratuito. Avere consapevolezza di ciò è fondamentale per evitare di cadere nei pericolosi tranelli derivanti dai pregiudizi.

È con questa consapevolezza che, nell’erogazione dei servizi sanitari, si ritiene necessario realizzare la piena collaborazione, vista come un’opportunità per garantire le prestazioni programmate (in particolare quelle specialistiche ambulatoriali, chirurgiche e riabilitative), in modo da ridurre le liste d’attesa e di conseguenza sgravare la struttura pubblica e liberare energie da impiegare in altre direzioni. L’integrazione di una politica sanitaria di tal guisa, contribuirebbe alla riduzione dei tempi delle liste d’attesa – che oggi costringe molti cittadini a cercare le risposte ai bisogni sanitari altrove – e ad abbassare il saldo passivo della mobilità interregionale che tanto penalizza il bilancio sanitario provinciale.

Attualmente, accade invece che le cliniche, gli ambulatori e gli ospedali privati accreditati e convenzionati con la Provincia assicurino un numero di prestazioni in base al budget assegnato loro dall’Ente pubblico all’inizio di ogni anno. Ciò significa che vi sono realtà che potrebbero fare molto di più , ma che per evitare di ritrovarsi a garantire servizi sanitari in perdita sono costrette a ridurre, se non sospendere, l’attività operatoria e diagnostica/ambulatoriale al fine di rientrare all’interno del budget assegnato dalla Provincia o – in alternativa – a farsi pagare le prestazioni elargite. Il paradosso è che, così facendo, per avere soddisfazione ai bisogni sanitari in tempi ragionevoli, molti cittadini si rivolgono a strutture fuori dal territorio trentino, con la Provincia che poi rimborsa senza batter ciglio e senza limiti di spesa le strutture che hanno fornito i servizi sanitari ai trentini.

Per garantire un effettivo progresso della sanità trentina (la cui qualità si basa anche sulla quantità e sulla casistica dei pazienti trattati) è necessario dunque ribaltare questo paradigma, calcolando il budget da assegnare a ciascuna realtà in base al numero di prestazioni eseguite senza particolari restrizioni. Così facendo, rimarrebbe in capo all’Ente pubblico la regia e il compito di vigilare affinché non si verifichino forzature ed abusi.

 

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Claudio Cia

Consiglio Provincia autonoma Trento – Fdi

 

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