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RICCARDO ZANONER E GIANCARLO DORICH * TERRITORI « TRA AUTONOMISMO, SOVRANISMO E EUROPEISMO, QUALI PROSPETTIVE POLITICHE PER I LADINI DI FASSA? »

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21.28 - venerdì 27 settembre 2019

Stiamo seguendo con grande attenzione il dibattito in merito alla situazione del mondo autonomista e alle questioni che investono la ladinità fassana. Anche noi, come ex-militanti UAL, desideriamo dare il nostro contributo aggiungendo qualche elemento di valutazione. In particolare, dal nostro punto di vista, vogliamo porre l’attenzione su alcune posizioni adottate dalla politica trentina che negli ultimi anni hanno condizionato fortemente l’attività del movimento politico ladino storico e più precisamente: 1) l’adozione del sistema elettorale maggioritario e, 2) il mancato riconoscimento del ruolo della UAL nell’ambito della governance provinciale.

Il sistema maggioritario, fortemente voluto in Trentino, ha avuto un effetto devastante sulla politica locale centrista e moderata, poiché esso impone di ricondurre ideologicamente tutta l’azione politica a due schieramenti: la destra e la sinistra. Il movimento storico della UAL pertanto si è ritrovato per forza di cose, nonostante la sua vocazione centrista come partito di raccolta, schiacciato sullo schieramento di sinistra e quindi accusato, secondo i canoni della disputa politica nazionale, di non sapere interpretare le esigenze del mondo economico, turistico, imprenditoriale.

La UAL è stata risucchiata, suo malgrado, in un vortice estraneo alle sue prerogative politiche locali, e su di un piano dove gli aspetti legati alla minoranza linguistica, quali l’identità, la lingua e la cultura locale appaiono praticamente marginali e insignificanti rispetto appunto alla cronaca delle tematiche anzidette. A riprova di quanto detto, si può notare che nel vicino Sudtirolo, dove non si è voluto introdurre il maggioritario e dove invece vige tuttora il sistema elettorale proporzionale, il partito di raccolta SVP continua a rappresentare gran parte delle comunità di lingua tedesca e ladina e pur non tralasciando assolutamente le questioni economiche, turistiche ed infrastrutturali, continua a parlare di identità, di tutela delle minoranze nonché di pluringuismo, multiculturalità ed Europa. Aspetti legati alla politica del “diverso” piuttosto che a quella del “prima questo o prima quello”.

Per quanto riguarda il secondo punto, ovvero il mancato riconoscimento di un assessorato in seno alla giunta provinciale, bisogna dire che ciò ha portato nel tempo ad uno svilimento dell’attività politica e del ruolo ricoperto dalla UAL. Ricordiamo e sottolineiamo che durante tutti gli anni di governo del centro-sinistra autonomista, la UAL è stato l’unico partito della coalizione a non essere mai stato coinvolto nell’ambito del governo provinciale. Ebbene, l’azione politica ha bisogno di trovare una sua espressione anche nell’amministrare, deve poter esercitare un ruolo a livello pratico e operativo, altrimenti non può perseguire e realizzare le proprie aspirazioni.

Questa carenza è stata un limite per il movimento ladino poiché non gli ha permesso di crescere sotto l’aspetto amministrativo oltre che politico, e pertanto le tematiche cosiddette di carattere economico, turistico, infrastrutturale, amministrativo ecc. legate appunto alla sfera gestionale-amministrativa sono rimaste in subordine, nonostante la valle avesse realmente bisogno di interventi in tal senso; basti pensare ad esempio alle politiche turistiche, alla viabilità, alle strade dei passi dolomitici, alla sanità, alle esigenze dei comuni, ecc. Questo mancato riconoscimento tra l’altro, la dice lunga sulle differenze nell’interpretare il senso della parola “Autonomia” fra Trento e Bolzano; in Sudtirolo, infatti, è stato proprio il partito di maggioranza a volere il rappresentante ladino – in quanto rappresentante di una comunità – sia nel Consiglio provinciale che nell’ambito dell’esecutivo, anche rinunciando a un seggio del gruppo linguistico tedesco.

Detto questo, quali possono essere le prospettive politiche che attendono la minoranza linguistica ladina di Fassa? A nostro avviso, la scomparsa delle tematiche identitarie, etnico-culturali e linguistiche dal dibattito locale, ha portato ad un appiattimento del confronto e a scimmiottare gli scenari nazional-generalisti, caratterizzati da messaggi e slogan legati alla destra, alla sinistra, ai sovranisti, agli europeisti, ai populisti, ai riformisti ecc.. Tuttavia, ci chiediamo se la piccola Valle di Fassa ha qualche possibilità – con le sue sole forze – di riportare al centro del dibattito politico le questioni locali anzidette, legate al senso di appartenenza, ai principi e ai valori che caratterizzano una minoranza linguistica e che a nostro avviso dovrebbero stare anche alla base della nostra autonomia. Ebbene, ci sentiamo di dubitare fortemente che ciò sia realizzabile nel contesto politico e socio-culturale trentino odierno il quale si trova in ben altre faccende affaccendato, con altre priorità all’ordine del giorno e dove le minoranze linguistiche non costituiscono sicuramente la tematica preminente o perlomeno rilevante sul piano politico-istituzionale.

In conclusione, riteniamo che i fassani di oggi si trovino davanti ad un bivio: o riescono a ritrovare una propria dimensione identitaria, che si rifà alla propria storia, alle proprie radici culturali, al proprio passato religioso legato alla ladinità tirolese dolomitica del Sella, oppure sono destinati all’assimilazione culturale, magari lenta, ma inesorabile. Se la valle non riuscirà a riprendere in mano il suo destino, la ladinità fassana finirà per essere relegata solamente ad una questione di immagine, magari utile in qualche sporadico frangente all’autonomia trentina, ma limitata ai costumi tradizionali e alle cartoline folcloristiche.

 

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Riccardo Zanoner e Giancarlo Dorich

Val de Fascia

 

 

Foto: archivio Comun de Fascia

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