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CARLO DALDOSS: CIA, IL SUO UN PATETICO TENTATIVO DI INCANTARE QUALCHE LISTA CIVICA

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17.30 - lunedì 13 marzo 2017

(Fonte: Claudio Cia) –  M​i sento in dovere di reagire alla lunga lettera pubblicata domenica 12 marzo scorso, a firma dell’assessore tecnico provinciale della giunta Rossi, Carlo Daldoss. Una lettera, mi scusi, solo travestita da analisi, che a ben vedere non aggiunge nulla a uno sguardo panoramico sulla realtà trentina, ma anzi, ha pure tolto spazio ad altri possibili contributi e tempo a chi si è accinto a leggerla, arrivando all’ultima riga con in cuore la domanda: “E adesso? Cosa vuole ancora questo?”.

Daldoss scrive di Autonomia, di un difficile dialogo con Roma, di una nuova spinta che deve venire dalla politica, di creare nuove occasioni di lavoro, di giovani avvantaggiati dall’uso della tecnologia, ecc… luoghi comuni sparsi in abbondanza e tra i quali inserire il continuo tentativo di far credere di aspirare a “luoghi nuovi della politica”.

La cosa più irritante è la citazione autoreferenziale del “mio contributo [suo, di Daldoss] nell’attivazione di modalità partecipative nuove (world cafè…), in un vero protagonismo dei territori nelle scelte di sviluppo (fondo strategico), nell’urbanistica, dove a breve sarà finalmente approvato il regolamento attuativo della legge”. Irritante, perché si tratta di una manciata di milioni di euro che l’Assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali, ed edilizia abitativa, ha sventolato con abilità sotto il naso di sindaci e imprenditori, ipotizzando interventi fantasiosi.

Scegliendo con cura tematiche misurate sul più ampio consenso popolare possibile, con grande abilità sta sfruttando la sua posizione di Assessore tecnico nella giunta Rossi per rilanciarsi come politico, assicurarsi la vita (politica) eterna. No, questi non sono “luoghi nuovi”, ma sono proprio le solite stanze entro le quali i vecchi marpioni della politica si ritagliano spazi di partecipazione (la loro) per mantenere lo status quo.

Mentre Daldoss cerca di riconquistare la scena da attore protagonista, sullo sfondo giace un centrosinistra “in cerca d’autore”, ma che non lo troverà certo in Daldoss, nè in questo patetico tentativo di incantare (e confondere) qualche lista civica con le solite parole (un po’ puttane), trasformate in fumogeni pseudo-autonomisti.

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