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UNICEF – UNRWA – OMS – UNFPA * GUERRA MEDIO ORIENTE: « A GAZA IL 67% DI TUTTE LE VITTIME SONO DONNE E BAMBINI, CHIUSI 14 OSPEDALI »

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06.46 - sabato 4 novembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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UNICEF-UNRWA-OMS-UNFPA: a Gaza il 67% di tutte le vittime sono donne e bambini. Nella Striscia di Gaza sono stati uccisi 2326 donne e 3760 bambini. A Gaza ci sono 50.000 donne in gravidanza, con più di 180 parti al giorno. Il 15% di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e di aver bisogno di ulteriori cure mediche. La vita di 130 bambini prematuri è a rischio senza incubatrici. Sono stati chiusi 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria primaria. Sono già stati segnalati oltre 22.500 casi di infezioni respiratorie acute, oltre a 12.000 casi di diarrea.

Le donne, i bambini e i neonati di Gaza stanno sopportando in modo sproporzionato il peso dell’escalation delle ostilità nei territori palestinesi occupati, sia in termini di vittime, che di ridotto accesso ai servizi sanitari, avvertono UNICEF, UNRWA, UNFPA e OMS.

Al 3 novembre, secondo i dati del Ministero della Sanità, 2326 donne e 3760 bambini sono stati uccisi nella Striscia di Gaza, pari al 67% di tutte le vittime, mentre altre migliaia sono state ferite. Ciò significa che ogni giorno vengono uccisi o feriti 420 bambini, alcuni dei quali di pochi mesi.

I bombardamenti, le strutture sanitarie danneggiate o non funzionanti, i massicci livelli di sfollamento, il collasso delle forniture di acqua ed elettricità e il limitato accesso a cibo e medicinali stanno mettendo in grave crisi i servizi di salute materna, neonatale e infantile. Si stima che a Gaza ci siano 50.000 donne in gravidanza, con più di 180 parti al giorno. Il 15% di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e di aver bisogno di ulteriori cure mediche.

Queste donne non possono accedere ai servizi ostetrici di emergenza di cui hanno bisogno per partorire in sicurezza e prendersi cura dei loro neonati. Con 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria primaria chiusi, alcune donne sono costrette a partorire nei rifugi, nelle loro case, nelle strade in mezzo alle macerie o in strutture sanitarie sovraccariche, dove le condizioni igieniche stanno peggiorando e il rischio di infezioni e complicazioni mediche è in aumento. Anche le strutture sanitarie sono sotto tiro: il 1° novembre è stato bombardato l’ospedale Al Hilo, un ospedale materno cruciale.

Si prevede che le morti materne aumenteranno, data la mancanza di accesso a cure adeguate. Il bilancio psicologico delle ostilità ha anche conseguenze dirette – e talvolta mortali – sulla salute riproduttiva, tra cui un aumento degli aborti indotti dallo stress, dei nati morti e dei parti prematuri.

Prima dell’escalation, la malnutrizione era già elevata tra le donne in gravidanza, con conseguenze sulla sopravvivenza e sullo sviluppo infantile. Con il peggioramento dell’accesso al cibo e all’acqua, le madri faticano a nutrire e a prendersi cura delle loro famiglie, aumentando il rischio di malnutrizione, malattie e morte.

Anche la vita dei neonati è appesa a un filo. Se gli ospedali finiranno il carburante, la vita di circa 130 bambini prematuri che si affidano ai servizi di cura neonatale e intensiva sarà minacciata, poiché le incubatrici e altre attrezzature mediche non funzioneranno più.

Più della metà della popolazione di Gaza ora si rifugia in strutture dell’UNRWA in condizioni terribili, con acqua e cibo inadeguati, che causano fame e malnutrizione, disidratazione e diffusione di malattie trasmesse dall’acqua. Secondo le prime valutazioni dell’UNRWA, 4600 donne in gravidanza sfollate e circa 380 neonati che vivono in queste strutture hanno bisogno di cure mediche. Sono già stati segnalati oltre 22.500 casi di infezioni respiratorie acute, oltre a 12.000 casi di diarrea, che sono particolarmente preoccupanti dati gli alti tassi di malnutrizione.

Nonostante la mancanza di un accesso sicuro e duraturo, le Agenzie delle Nazioni Unite hanno inviato a Gaza medicinali e attrezzature salvavita, tra cui forniture per i neonati e per la salute delle donne. Ma c’è bisogno di molto di più per soddisfare le immense necessità dei civili, tra cui donne in gravidanza, bambini e neonati. Le agenzie umanitarie hanno urgentemente bisogno di un accesso continuo e sicuro per portare a Gaza più medicinali, cibo, acqua e carburante. Dal 7 ottobre non arriva più carburante nella Striscia di Gaza.Le agenzie umanitarie devono ricevere immediatamente il carburante per poter continuare a sostenere ospedali, impianti idrici e panifici.

È necessaria una immediata pausa umanitaria per alleviare le sofferenze ed evitare che una situazione disperata diventi catastrofica.

Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario di proteggere i civili e le infrastrutture civili, compresa l’assistenza sanitaria. Tutti i civili, compresi gli ostaggi attualmente detenuti a Gaza, hanno diritto all’assistenza sanitaria. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati senza ritardi o condizioni.

In particolare, tutte le parti devono proteggere i bambini dalle violenze e garantire loro la protezione speciale a cui hanno diritto in base alle leggi internazionali umanitarie e sui diritti umani.

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