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SAT * GESTIONE RIFUGI: « “CARÈ ALTO“ A GIANNI MITTEMPERGHER / “MANDRON“ A DENIS REDOLFI / “SETTE SELLE“ A RUGGERO SAMADEN E GABRIELE ANDREATTA »

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15.57 - mercoledì 27 marzo 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Al rifugio Carè Alto arriva Gianni Mittempergher, la gestione del rifugio Mandron va a Denis Redolfi, il Sette Selle assegnato a Ruggero Samaden e Gabriele Andreatta. Ecco i nuovi gestori per tre rifugi SAT. Al rifugio Carè Alto arriva Gianni Mittempergher, al rifugio Mandron ci sarà Denis Redolfi, la gestione del rifugio Sette Selle è stata assegnata a Ruggero Samaden.

Un’apposita Commissione istituita da SAT ha vagliato gli allegati e i documenti prodotti, scegliendo i candidati idonei dopo uno specifico colloquio in cui si chiedeva tra i requisiti (richiesti dalle norme Provinciali): conoscenza del territorio, delle vie di accesso al rifugio e ai rifugi limitrofi, capacità di prestare, eventuali, necessarie azioni di primo soccorso. A decretare le nomine il Consiglio centrale della SAT lo scorso 21 marzo.

Entusiasta Denis Redolfi, del Mandron. Classe 1979, nato in Trentino e cresciuto a Mezzana in Val di Sole, Denis Redolfi è maestro di sci alpino e allenatore di sci club. “Da piccolo pensavo solo a sciare, ma poi all’età di 16 anni ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’alpinismo, con passeggiate, arrampicate e brevi gite con gli sci d’alpinismo. – racconta il gestore del Mandron – Con la mia famiglia gestisco un hotel a Mezzana e ora la mia futura casa diventerà il rifugio Mandrone. Sarà un luogo di aggregazione, di riparo e caloroso, l’obiettivo è creare un team di ragazzi giovani, appassionati di montagna. Sarà la nostra casa d’alta montagna, offriremo piatti locali e genuini e il nostro punto di forza sarà la super colazione, per permettere ai nostri escursionisti e alpinisti di affrontare le proprie mete in piena forma. Ma non saremo un albergo, il rifugio deve rimanere ciò che è: un rifugio. Siamo pronti ad accogliere i futuri ospiti, escursionisti e alpinisti. Un piatto caldo non si nega mai a nessuno, in montagna non ci sono orari”. Apertura prevista metà giugno.

Già operativo Ruggero Samaden, del Sette Selle. Classe 2001, di Pergine, Ruggero Samaden gestirà il Sette Selle insieme a Gabriele Andreatta, classe 2002, di Regnana (Bedollo). “La nostra proposta – racconta Samaden – parte dal pensiero che un rifugio alpino possa trasformarsi nel centro di una rete sociale, andando oltre la sua importante funzione tradizionale, per diventare un punto di riferimento culturale che rappresenti e diffonda i valori del territorio e della montagna”. Ruggero Samaden, perito agrario, lavora come tecnico in ambito agricolo/zootecnico per la Provincia autonoma di Trento e nei weekend e giorni festivi presso il rifugio Sette Selle. Membro del Soccorso Alpino, passa la maggior parte del suo tempo libero in montagna, in estate correndo e arrampicando e in inverno con gli sci d’alpinismo. Gabriele Andreatta sta ultimando gli esami per diventare accompagnatore di media montagna. Anche lui nei weekend e nei giorni festivi lavoro presso il rifugio Sette Selle. “Il nostro obiettivo a livello di affluenza turistica è quello di cercare un equilibrio con l’ambiente circostante e le caratteristiche uniche della struttura, mantenendo un alto standard di qualità del servizio. Non cercheremo quindi di aumentare l’affluenza nel mese di agosto, punteremo piuttosto attraverso tutte le iniziative proposte precedentemente a dare più continuità durante l’anno inserendo varie attività nei periodi più ’vuoti’”. Apertura prevista 1° maggio.

Soddisfatto Gianni Mittempergher, del Carè Alto. Classe 1974, di Rovereto, Gianni Mittempergher lascia l’esercizio rurale de Il Masetto di Terragnolo. Grande appassionato di montagna ha compiuto nel 2003 due trekking in Nepal (campo base Everest e circuito dell’Annapurna), la salita del monte Bianco con gli sci d’alpinismo, del Jbel Toubkal (m 4167) durante un viaggio in Marocco, un trekking sui Lefka Ori a Creta, la traversata delle Maddalene e del Lagorai oltre all’ascensione di numerose cime in Trentino Alto Adige sia a piedi che con gli sci, e di vie ferrate. “Gestire il Carè Alto – dice – è fare un passo avanti e un passo indietro. Indietro perché torno a quando ero più giovane con diverse esperienze in rifugio e avanti perché mi faccio carico di una nuova assunzione di responsabilità. Il nostro obiettivo è quello di portare avanti la gestione del Carè Alto con la sensibilità di raccontare e far conoscere che il rifugio è una porta aperta sulla montagna, non un’attrazione turistica in sé”. Mittempergher in passato è stato tra i gestori del rifugio SAT Damiano Chiesa sul monte Altissimo, ha lavorato presso il rifugio alpino Viote sul monte Bondone, presso il rifugio SAT Silvio Agostini in val d’Ambiez, nelle Dolomiti di Brenta, presso il rifugio Passo Santner, nel gruppo del Catinaccio. “La scelta di lavorare nei rifugi di montagna mi ha permesso di imparare ad affrontare i problemi che si verificano in contesti in cui è necessaria una buona manualità e capacità decisionale – dice ancora il gestore del Carè Alto -. Ho un profondo rapporto con la montagna, derivante da una lunga e assidua frequentazione e dall’impegno ambientalista a cui mi sono sempre dedicato con passione”. Apertura prevista metà giugno.

 

 

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Le schede dei rifugi

Rifugio Carè Alto
La costruzione si trova sulla grande cresta orientale che scende dalla cima del Carè Alto dividendo le valli di Conca e Niscli, e le rispettive vedrette nella parte alta della Val di Borzago. La sua posizione dominante e la quota ne fanno un punto panoramico di grande interesse, con una splendida vista, ad oriente, verso le Dolomiti di Brenta. Il rifugio Carè Alto sorge dove al tempo della grande guerra era stato costruito un vero e proprio villaggio militare in quota, con tanto di teleferiche (ben cinque) e centrale elettrica autonoma. È stato costruito nel 1912 da una società di amici alpinisti rendenesi denominata SARCA, come il fiume che scorre in Val Rendena, e acronimo di “Società Alpinisti rifugio Carè Alto”. In seguito venne ceduto alla SAT resistito con la struttura originale a cubo fino alla fine degli anni 80, allorché venne ampliato e ammodernato. Il nuovo rifugio Carè Alto è stato inaugurato nell’estate del 1988. L’intera zona circostante estremamente selvaggia si è preservata grazie alle difficoltà di accesso sia da Borzago che dalle altre direzioni (adatto agli escursionisti più allenati. Dal parcheggio al rifugio ci sono 1200 metri di dislivello e ci si impiega circa 3 ore e mezza di cammino). I dintorni del rifugio sono ancora oggi un museo all’aperto della grande guerra, con camminamenti, trincee e residuati. Nelle immediate vicinanze della costruzione il caratteristico passaggio detto “Bus del Gat” avvia l’alpinista alla salita ai ghiacciai del Lares e di Niscli, mentre poco sopra, sulla cresta Cerana, si trova ancora un cannone della prima guerra mondiale: lo si raggiunge in circa 1 ora di cammino dal rifugio. Nei pressi del rifugio rimane un’ulteriore testimonianza della grande guerra: si tratta della piccola chiesa, costruita con tronchi di legno dai prigionieri russi.

Rifugio Mandron
Ci troviamo nella parte alta della Val Genova, all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta e, in vista di quello che uno dei più vasti e importanti ghiacciai italiani, sorge il rifugio Mandron. Inaugurato dalla SAT nel 1959 in sostituzione del vecchio rifugio – Lepzigerhuette – realizzato nel 1878 dagli alpinisti della Sektion Leipzig del DuOeAV. I dintorni del rifugio sono ancora ricchi di testimonianze della Grande Guerra: camminamenti, posti di vedetta, trincee e il piccolo cimitero militare. Dal rifugio l’occhio spazia verso la vedretta, dalla quale nasce il fiume Sarca, immissario del Lago di Garda. Sopra i ghiacci emergono i tre allineamenti tettonici del lago Mingo – Lares – Care’ Alto, delle Lobbie – Dosson – Monte Fumo e dell’Adamello – Lagoscuro. Quest’ultimo è anche il nome di un lago di origine glaciale che si trova a monte del rifugio. Da rilevare che la sala principale del rifugio è stata intitolata a Giovanni Spagnolli, senatore e presidente del CAI. Qui si trova anche uno dei musei più alti d’Europa, il Centro studi “Julius Payer” dedicato al primo salitore dell’Adamello: Julius Payer, ufficiale e cartografo austriaco, che contribuì alla conoscenza e all’esplorazione delle montagne del Trentino e in particolare del Gruppo Adamello-Presanella. La posizione del Mandron è strategica per le escursioni sui ghiacciai. Agli inizi dell’estate i laghetti si impreziosiscono dei bianchi pennacchi dell’erioforo, mentre ad estate avanzata, la bocca del ghiacciaio scarica a valle una quantità impressionante di acqua. Una bella chiesetta, costruita con il granito del posto, completa il paesaggio circostante il rifugio.

Rifugio Sette Selle
Ci troviamo in Valsugana, nell’Alta Val Laner (Intertol), la più alpina delle vallette che convergono sulla Val dei Mocheni, nella catena del Lagorai, verso il Monte Croce, la Val Calamento, il Laiton, il Lago di Erdemolo, la cresta di cime che portano fino alla Panarotta. Il rifugio Sette Selle costruito con pietre del luogo, semplice e austero, ma dotato di tutti i servizi indispensabili, è stato realizzato grazie al lavoro dei soci della Sezione SAT di Pergine Valsugana. Il rifugio è stato presentato il 7 ottobre 1978 in occasione dell’84° Congresso della SAT. Ma ben prima ha inizio la frequentazione della zona, da parte della Sezione SAT di Pergine. Dopo la fine della grande guerra per vari motivi i soci SAT non poterono acquisire una struttura in questa zona e quindi ripiegarono sulla Panarotta dove, nel 1934 videro coronati i loro sforzi di disporre una propria base tra le montagne di casa. Il rifugio Panarotta permise di coltivare lo scialpinismo sulle cime circostanti; tuttavia quando la Panarotta fu trasformata in stazione sciistica quel rifugio venne a perdere la sua originale funzione. Fu allora che i soci di Pergine pensarono di costruire un nuovo rifugio e la scelta cadde sulla zona di Palù, ambiente che conserva ancora tutti i suoi caratteri originari e dove le montagne si mostrano aspre e impervie.

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