
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Non so se sono più arrabbiata o più interdetta. Continuano a rimbombarmi le parole di Chiara Tramontano: “Ci si dimentica che saremmo diventati zii, nonni, avremmo cresciuto un’altra anima gentile”. Chiara è la sorella di Giulia Tramontano. Un nome che probabilmente hai sentito ovunque: la sua storia ha straziato i cuori di milioni di italiani (tra cui il mio).
Giulia era al settimo mese di gravidanza, aspettava il suo primo figlio, Thiago, quando è stata brutalmente uccisa con 37 coltellate dal compagno, Alessandro Impagnatiello. Il motivo? Perché aspettava Thiago. Gli stessi Pubblici Ministeri hanno riconosciuto che Impagnatiello ha agito contro di lei per eliminare Thiago, il bambino che non voleva.
Giulia è stata uccisa perché era incinta. Lunedì scorso è arrivata la sentenza di primo grado: Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo.
Ma è stata fatta davvero giustizia? No, e ti spiego il perché.
THIAGO NON È STATO RICONOSCIUTO COME VITTIMA!

La morte del piccolo Thiago è stata derubricata a “interruzione di gravidanza non consensuale”. Per la legge italiana Thiago non esiste. Il necrologio voluto dalla famiglia di Giulia, invece, non lascia spazio a interpretazioni: Giulia e Thiago: due vite, due vittime.
Per questo, anche in nome di Giulia e Thiago, è arrivato il momento che la giustizia italiana riconosca pienamente la gravità di questo crimine e può farlo solamente approvando una legge che riconosca il reato di DUPLICE OMICIDIO nel caso di uccisione di una donna incinta.
Al Senato è stato depositato il PDL Ronzulli, un disegno di legge che, se approvato, riconoscerebbe finalmente che, insieme alla madre, viene ucciso anche il bambino che porta in grembo.
Se anche tu pensi che non sia stata fatta giustizia, ti chiedo di entrare in azione subito: firma ora la petizione per chiedere al Presidente del Senato, Ignazio La Russa, di calendarizzare e discutere il PDL Ronzulli il prima possibile!
Clicca qui per firmare ora
Sai, come donna e come madre, questa vicenda mi ha toccato nel profondo. Penso a Giulia, a come ha custodito Thiago finché ha potuto. Penso a tutte le mamme che, come lei, portano in grembo una nuova vita, e all’urgenza di proteggere loro e le vita che custodiscono in grembo.
Trovo davvero ingiusto leggere che la morte di Thiago è stata considerata “interruzione di gravidanza non consensuale”. Thiago è un essere umano ed è stato ucciso, e la legge lo deve riconoscere come un vero e proprio omicidio!
È un’ingiustizia che non possiamo tollerare! L’Italia è pronta per questa legge: secondo un sondaggio commissionato da Pro Vita & Famiglia, il 76% degli italiani è favorevole al riconoscimento del duplice omicidio in questi casi. Di quel 76%, il 78% sono donne.
Questa non è solo la nostra voce. È la voce di un intero Paese che chiede giustizia! la tua firma può fare la differenza. Può essere quel passo in più per far sì che il Presidente del Senato dia la priorità a questa proposta. Firma ora per dire forte e chiaro che la giustizia non può fermarsi a metà.
Puoi firmare su questo link.
La tua firma è importante ma sai cos’altro può fare davvero la differenza? Condividere questa battaglia.

Clicca sul link della petizione, firma la petizione e condividila con almeno 10 contatti su WhatsApp. Poi condividilo su tutti i tuoi social.
Usa l’hashtag #2vite2vittime e aiutaci a far arrivare la voce di Giulia e Thiago ovunque. Non sottovalutare il tuo gesto. Ogni condivisione può portare una firma in più, ogni firma può portare giustizia per Thiago.
Giulia era una donna come me, come tante altre. E Thiago era un bambino, come lo eri tu e lo ero io nella pancia delle nostre mamme. Uccidere una donna è un omicidio. Uccidere una donna incinta è un duplice omicidio! Insieme possiamo fare in modo che questa realtà venga definitivamente riconosciuta.
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Maria Rachele Ruiu
Portavoce
Pro Vita & Famiglia Onlus
