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OPENPOLIS * DISPARITÀ DI GENERE – 2022: « DIVARIO OCCUPAZIONE, PRIMA LA GRECIA CON 21 PUNTI PERCENTUALI / SECONDA ITALIA (19,7) / TERZA ROMANIA (18,6) »

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09.54 - mercoledì 13 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Disparità di genere. In Italia il divario di genere sul lavoro è doppio rispetto al resto d’Europa. Sono ancora ampi i divari tra uomini e donne in ambito lavorativo. Tra queste ultime risulta più basso il tasso di occupazione, soprattutto in presenza di figli. Una condizione che invece è associata a valori più elevati tra gli uomini.

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10,7 punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione di uomini e donne in Ue. L’Italia è il secondo stato membro con il divario più ampio: quasi 20 punti. Le donne con figli sono penalizzate, mentre tra gli uomini con figli si registra il tasso di occupazione più elevato (90%).

 

Il lavoro è uno degli ambiti in cui i divari di genere sono più visibili. Molto spesso le donne incontrano maggiori difficoltà a trovare un impiego e a coprire ruoli di prestigio e responsabilità. Complici anche gli stereotipi riguardo al lavoro familiare e di cura, si ritrovano più spesso inattive: una condizione che riguarda il 30,5% delle donne europee, quasi 10 punti percentuali più degli uomini. Oppure sottoccupate, costrette a lavorare meno tempo per dare spazio alle attività domestiche.

Anche nell’Unione europea, dove da molti anni ormai vengono implementate strategie per appianare le differenze di genere, i divari non sono scomparsi. L’Italia è uno dei paesi in cui si registra la differenza più marcata tra il tasso di occupazione di uomini e donne, ma non esiste stato membro che non riporti un divario di questo tipo. Le donne più svantaggiate sono quelle con figli, al contrario dei padri che riportano un tasso di occupazione più elevato.

Ancora oggi in Europa gli uomini lavorano più delle donne. Secondo gli stereotipi di genere, le donne dovrebbero lavorare meno degli uomini o non lavorare affatto, per avere il tempo di dedicarsi alla cura dei figli e alle faccende domestiche. Tutta via il lavoro è imprescindibile per l’indipendenza economica e materiale ma anche per crearsi una rete sociale e sviluppare abilità e competenze.

Nonostante la graduale emancipazione delle donne nella società, persiste il fenomeno di una maggiore partecipazione maschile al mondo del lavoro. Lo dimostrano i dati: nell’Unione europea risulta occupato l’80% della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3% di quella femminile.10,7 punti percentuali la differenza di tasso di occupazione tra uomini e donne in Ue (2022). Da questo punto di vista si possono rilevare differenze molto marcate tra i vari stati membri, nonostante siano tutti accomunati dall’esistenza di tale divario.

Grecia e Italia prime per divario di genere nell’occupazione. La differenza tra tasso di occupazione maschile e femminile nei paesi Ue (2022).

Si fa riferimento alla quota di persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni che risultano occupate, rispetto al totale della popolazione residente, e al divario tra uomini e donne espresso in punti percentuali. I dati provengono dal rilevamento sulla forza lavoro di Eurostat (LFS).

La Grecia è il primo paese Ue per differenza di genere rispetto al tasso di occupazione: parliamo di 21 punti percentuali. Seguono l’Italia, con 19,7 punti, e la Romania, con 18,6. Ultimi alcuni paesi scandinavi e baltici, in particolare la Lituania (meno di 1 punto percentuale di differenza) e la Finlandia (1,2).

In questo caso, è importante evidenziarlo, parliamo specificamente di lavoro formale e regolarmente retribuito. Ma esiste anche il lavoro domestico, che non viene ufficialmente riconosciuto né pagato. Come rileva l’Ocse, le donne trascorrono mediamente 2,5 volte il tempo trascorso dagli uomini nella gestione della casa e dei figli.
4,73 ore il tempo trascorso mediamente ogni giorno dalle donne nel lavoro domestico e di cura, secondo l’Ocse. Nel caso degli uomini è 1,84.

Le donne con figli sono maggiormente penalizzate. Siccome il principale ostacolo all’inserimento lavorativo delle donne è la necessità di conciliare l’impiego con la vita privata, è facile comprendere come mai l’occupazione sia minore tra le donne con figli. Mentre al contrario l’incidenza del part-time è maggiore. Con meno tempo a disposizione, le donne che hanno molti impegni familiari si trovano infatti spesso costrette a lavorare meno ore o a non lavorare affatto. A questo si aggiunge il fatto che spesso mancano le strutture, in primis gli asili nido, che potrebbero permettere alle madri di avere più tempo per sé.

I figli sono associati a occupazione minore per le donne e maggiore per gli uomini. Il tasso di occupazione di uomini e donne europei con o senza figli (2021).

I dati provengono da un’estrazione ad hoc dalla rilevazione Eurostat sulla forza lavoro (LFS) e si riferiscono al tasso di occupazione (diviso per lavoro part-time e full-time) tra uomini e donne europei di età compresa tra i 25 e i 54 anni, con o senza figli.

Invece è interessante notare che per gli uomini si verifica il fenomeno opposto: gli uomini con figli hanno un tasso di occupazione più elevato (90,1%) rispetto a quelli che non ne hanno (81,1%) e lavorano meno frequentemente part-time. Le madri, oltre a essere quelle con il tasso di occupazione più basso, sono anche la categoria che presenta l’incidenza più marcata di lavoro a tempo parziale (più del 23%).

Dagli uomini, con e senza figli, alle donne, senza figli e madri, si restringe l’occupazione e parallelamente aumenta, al suo interno, l’incidenza del lavoro a tempo parziale. Tra gli uomini con figli e le donne con figli si registra quindi il divario maggiore in termini di occupazione: parliamo di quasi 20 punti percentuali di differenza, mentre tra le persone senza figli il valore scende a 4 punti. Avere figli è quindi una condizione che incide fortemente sull’inserimento lavorativo delle donne e dove si presentano le disuguaglianze più marcate.

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