(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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È notizia di queste ore quella che indica il Trentino come il territorio dove gli stipendi medi sono inferiori, non solo al vicino Alto Adige, ma persino alla media nazionale. I dati non sono frutto dell’invenzione della solita sinistra “rosicona”, ma escono dagli studi dell’Istituto provinciale di Statistica e si basano sulle analisi della Ragioneria generale dello Stato ed hanno quindi tutti i crismi dell’ufficialità.
Si tratta di una situazione di debolezza che investe tutti i settori di attività e tutte le relative qualifiche e che non può essere risolta dalla politica con generiche affermazioni di solidarietà ai lavoratori ed, al contempo, con dichiarazioni di impotenza istituzionale della Provincia, come quelle rilasciate alla stampa dal presidente Fugatti e dall’ assessore di merito (“L’Adige” 18.12.2023 pag. 13). Soprattutto quest’ultimo sostiene che “la Provincia ha poche leve per riequilibrare la situazione e migliorare il potere d’acquisto delle famiglie”.
Ma a tutti è noto che proprio dalla Provincia dipende la ripresa del confronto con le parti sociali, sospesa e mai più riattivata ancora nella scorsa primavera dalla Giunta provinciale e della rabberciata maggioranza che la sostiene. Dal rinnovo del contratto del pubblico impiego, che può fare da volano anche per i settori produttivi del privato, all’introduzione di contratti territoriali ed integrativi, all’attivazione, come proposto dai Sindacati confederali, di un “bonus” mensile per tutti quei lavoratori il cui contratto collettivo è scaduto sono quindi molte le leve che la Provincia può azionare, se solo prevale, sul grande impegno fin qui profuso nel trovare consoni equilibri di rappresentanza e di poltrone, un reale senso di responsabilità ed un irrinunciabile dovere di governo dei problemi che la società trentina pone.
La lunga e triste stagione delle alchimie e dei dispetti è finita e adesso bisogna affrontare la realtà. Con concretezza e rapidità, anziché con le solite vuote promesse e le rassicurazioni buone per ogni circostanza. Il lavoro e la sua dignità debbono tornare al centro dell’autonomia speciale che solo così si giustifica ed incide sulla vita dei cittadini, senza alcun bisogno di assessorati “ad hoc” che la promuovano.
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Cons.ra Lucia Maestri
Pd del Trentino