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ISTITUTO CATTANEO * ELEZIONI – STIME RIPARTIZIONI SEGGI: « POSSIBILE LISTA ITALIA VIVA-AZIONE, È IMPROBABILE CHE IL CENTRODESTRA OTTENGA MAGGIORANZA 2/3 IN ENTRAMBE LE CAMERE »

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15.24 - martedì 9 agosto 2022

In una precedente analisi abbiamo stimato il grado di contendibilità dei collegi uninominali e la probabile distribuzione complessiva dei seggi tra coalizioni e liste non coalizzate. Come abbiamo sottolineato, la nostra stima, come tutte quelle che possono essere pro- dotte con i dati disponibili, fornisce una indicazione di massima per rendere consapevole il pubblico degli esiti prevedibili considerando la situazione “ai nastri di partenza”. Non può essere presa come una “previsione” sul risultato complessivo né tanto meno sui risultati nei singoli collegi. Per memoria di chi ha già letto quella analisi e a vantaggio di chi non lo ha fatto, riportiamo ora nella nota metodologica gli elementi essenziali alla base delle nostre stime.
La stima precedente era stata prodotta ipotizzando che a sostegno dei candidati della coalizione di centrosinistra convergesse il complesso dell’elettorato che secondo i sondaggi di luglio (la media di tutti quelli pubblicati) aveva intenzione di votare per una delle forze politiche teoricamente collocabili in quell’area: PD, Sinistra, Verdi, Insieme per il Futuro (Di Maio), +Europa, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi). Gli eventi successivi hanno chiarito che le ultime due non faranno parte della coalizione di centrosinistra e che, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che ha chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale.

La nostra base empirica di riferimento è sempre costituita, come spiegato nella nota metodologica, da un lato dalla media dei sondaggi pubblicati nell’ultimo mese (da cui assumiamo i risultati complessivi), e dall’altro i risultati delle Europee (che costituiscono il migliore indicatore disponibile riguardo alla distribuzione territoriale del voto).
Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al CS e alla ipotizzata lista IV-Azione, facciamo ricorso alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato non è distante da ciò che vari sondaggisti cominciano a dire verbalmente basandosi su singole rilevazioni dell’ultima settimana. Il CS arriverebbe a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%.
Anche se ancora non sappiamo quali liste si presenteranno, sulla base dei risultati delle passate elezioni abbiamo ipotizzato che i seggi della ripartizione estero “America Meridionale” (due alla Camera, uno al senato) siano assegnati a liste indipendenti dalle due

principali coalizioni. Nel 2018, per esempio, Maie (Movimento associativo italiani all’estero) e Usei (Unione sudamericana emigrati italiani) ottennero percentuali di voti di molto superiori a quelle del Pd e della lista unitaria Lega-FI-Fdi, in maniera simile a quanto accaduto in elezioni precedenti. Nelle ripartizioni Europa e Africa-Asia-Oceania- Antartide il CS è in passato risultato prevalente, mentre nella ripartizione America settentrionale e centrale vi è sempre stata una maggiore contendibilità, con prevalenza ora di una ora dell’altra coalizione. Le nostre stime si basano su questi precedenti storici (ma è evidente che si tratta di elettorati molto meno prevedibili di quelli collocati sul territorio nazionale).

I grafici e le tabelle che seguono riportano dunque le stime aggiornate riguardo alla distribuzione complessiva dei seggi e alla contendibilità dei collegi uninominali. I collegi “sicuri” per il centrosinistra, naturalmente, rimangono sempre (più) confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli). Rispetto alla stima precedente, il CD conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo. Questo rende del tutto ragione- vole che ci si chieda se il CD non possa alla fine ottenere la maggioranza qualificata dei 2/3 grazie alla quale potrebbero essere approvare dal parlamento, con il solo voto di rap- presentanti del CD, riforme della Costituzione destinate ad entrare immediatamente in vigore, senza che siano sottoposte a referendum popolare.
Sulla base dei dati attualmente disponibili, questo scenario appare molto improbabile. Rispetto all’equilibrio che emerge da questa seconda stima, i margini di crescita sulla quota proporzionale appaiono risicati.

Anche assumendo, come avevamo implicitamente fatto nella stima precedente, che i parlamentari eletti in liste indipendenti della ripartizione dell’America meridionale aderiscano al CD, il CD dovrebbe conquistare altri 6 collegi uninominali del Senato (che le nostre stime ancora assegnano al CS) e, soprattutto, 20 collegi in più alla Camera. Il CS dovrebbe perdere non solo nei collegi di Prato, Grosseto o nel primo municipio di Genova, ma anche in tutti e tre i collegi del centro di Milano, a Napoli-Fuorigrotta e Napoli-San Carlo, nel I e III Municipio di Roma, a Imola, Ravenna, Carpi, Reggio Emilia, Modena (in tutti questi posti), conservando solo 3 collegi (verosimilmente: Firenze, Bologna, Scandicci).

Questa è la conclusione a cui si perviene analizzando i dati. Naturalmente, sulla base di questi dati, si possono sviluppare congetture riguardo alla eventualità che il CD sia in grado di allargare la sua base parlamentare ad elezioni avvenute, attraverso saldi positivi delle migrazioni di parlamentari tra gruppi di diverse aree politiche. Così come del resto ci si può chiedere se, anche qualora il CD dovesse in qualche modo raggiungere questo risultato, sarebbe così conveniente per i leader del CD approvare importanti riforme costituzionali da soli per poi sottrarle anche al giudizio finale dei cittadini.

 

 

 

 

NOTA METODOLOGICA

Secondo la legge elettorale in vigore, dopo la riduzione del numero complessivo dei parlamentari, 245 seggi per la Camera dei deputati (122 per il Senato) sono assegnati in collegi plurinominali su base proporzionale, 147 sono assegnati in collegi uninominali (74 per il Senato) con metodo maggioritario (in ciascun collegio vince il seggio il/la candidato/a prende più voti), 8 su base proporzionale (4 per il Senato) nella circoscrizione degli italiani residenti all’estero. I seggi del senato, anche quelli della quota proporzionale, si assegnano tuttavia, separatamente, regione per regione. Quelli per gli italiani all’estero si assegnano, separatamente, in collegi in cui sono in palio da 1 a 3 seggi.

La ripartizione complessiva dei seggi della quota proporzionale avviene in prima battuta al livello nazionale tra le coalizioni, poi tra i partiti che hanno ottenuto almeno il 3% dei voti. Poi questi seggi vengono attribuiti a coalizioni/partiti nelle circoscrizioni, infine assegnati ai candidati presenti nelle liste dei collegi plurinominali. Ad esempio, per l’assegnazione dei seggi in quota proporzionale della Camera, la Lombardia è divisa in 4 circoscrizioni e 7 collegi plurinominali; la Basilicata ha una sola circoscrizione e un solo collegio plurinominale. Questo sistema rende non del tutto prevedibile in quale collegio plurinominale verranno assegnati i seggi e quindi quali candidati risulteranno eletti. Rende però semplice prevedere quanti seggi otterrà nel complesso ciascuna coalizione se i risultati si avvicineranno alle intenzioni di voto registrate oggi dai sondaggi.

Per stimare i risultati nei collegi uninominali abbiamo considerato i voti espressi in occasione delle Europee 2019: le più recenti elezioni generali nelle quali si era già verificato il principale flusso di voti rispetto alle politiche del 2018 di cui è necessario tenere conto, cioè il passaggio o il ritorno verso il centrodestra di una metà circa dell’elettorato penta- stellato. Dopo di allora, i sondaggi hanno segnalato vistosi spostamenti tra partiti della stessa area politica, ed in particolare dalla Lega a FDI, ma un equilibrio abbastanza sta- bile tra le aree. In base ai sondaggi, possiamo ora attenderci lo spostamento di circa un terzo degli elettori che nel 2019 hanno votato per il M5S verso il centrosinistra o verso l’astensione. Poiché le nostre stime riflettono sostanzialmente i risultati attesi per le tre aree politiche (centrodestra, centrosinistra, M5S), i dati delle europee 2019 sono un buon indicatore della distribuzione territoriale dei consensi. In ogni caso, il migliore disponi- bile, dato che i sondaggi non possono produrre stime ugualmente dettagliate sul piano territoriale. Abbiamo quindi ricalibrato i dati delle europee per adeguare il risultato complessivo a quello stimato dai sondaggi, assumendo che i principali flussi rispetto alle europee citati in precedenza si verifichino in maniera uniforme nei vari territori.

 

 

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Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
L’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo è sorto nel gennaio 1965, raccogliendo l’eredità dell’Associazione di cultura e politica Carlo Cattaneo, costituita nel 1956 per iniziativa dello stesso gruppo di giovani studiosi che nel 1951 avevano fondato la rivista il Mu- lino e poi, nel 1954, l’omonima Società editrice. Il 15 maggio 1986, con decreto del Presidente della Repubblica, ha assunto la personalità giuridica di Fondazione e l’attuale denominazione.
L’Istituto svolge ricerche e analisi sulla società italiana, sulla partecipazione e l’opinione pubblica, sulle istituzioni di governo e le policy che promuovono le libertà individuali, uno sviluppo economico sostenibile, la coesione sociale. Il suo principale impegno consiste nel coniugare il rigore metodologico della migliore ricerca accademica con l’esigenza di fornire interpretazioni del cambiamento sociale utili ad orientarlo attraverso scelte consapevoli di attori pubblici e privati. In tutti questi campi l’Istituto è impegnato ad offrire analisi originali attraverso l’apporto congiunto di specialisti di diverse discipline: statistici, giuristi, sociologi, scienziati politici, economisti, psicologi sociali.
Nel corso degli ultimi 40 anni, il Cattaneo ha curato oltre 100 rapporti per istituzioni pubbliche e private ed ha pubblicato – con continuità nel corso del tempo – una media di 4 volumi di ricerca all’anno, la gran parte dei quali presso la casa editrice il Mulino. In aggiunta, dal 1986 produce l’annuario Politica in Italia – Italian Politics, pubblicato in duplice edizione, italiana e inglese. Dal 1987 promuove, inoltre, la pubblicazione della rivista quadrimestrale Polis, collocata in fascia “A” dall’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria (Anvur) nei settori sociologico e politologico.
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