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CASA AUTONOMIA.EU * SANITÀ TRENTINO: « OSPEDALI DI VALLE, SIANO AL CENTRO DI UNA SERIA RIFORMA »

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18.36 - mercoledì 27 settembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Sistema Sanitario Provinciale: una riforma in cerca d’autore. La difficile situazione in cui versa la nostra sanità è ormai cosa arcinota. Purtroppo chi ora governa non si è dimostrato all’altezza del compito che era chiamato a svolgere, ossia riformare e rilanciare il nostro Sistema sanitario provinciale. In questo settore non sono infatti ammessi populismi, la sanità non va in vacanza e non è possibile coprirne le mancanze organizzando mega concerti al fine di sviare l’attenzione della popolazione dalle problematiche connesse.

Vero è che al centro di una seria riforma sanitaria hanno assoluta rilevanza gli ospedali di valle, i quali devono tornare a garantire le prestazioni base di ogni disciplina. Non è tollerabile dover centralizzare i pazienti anche per le visite di routine. Questo è ovviabile investendo sulle strutture già esistenti e rinnovandone altre, che attendono una ricollocazione adeguata per risultare fruibili al sistema. Non è complesso attivare dei nuovi ambulatori o riattivare quelli non più in funzione, ampliando così l’offerta per smaltire le liste d’attesa.

Altra problematica concerne la medicina territoriale, che deve essere riorganizzata in modo da poter presidiare adeguatamente la provincia e fornire un valido servizio alla popolazione. Per perseguire lo scopo è fondamentale, a mio avviso, la creazione dei cosiddetti “ambulatori codice bianco”, che di fatto superano la vecchia concezione della guardia medica, la quale viene sostituita da poliambulatori in cui il personale medico coadiuvato da quello infermieristico e dotato di strumentazione di base, possa far fronte alle patologie e problematiche di più semplice gestione.

Quelle che affollano i Pronto soccorsi e che impediscono un’attività serena all’interno dei nostri ospedali. A ciò è direttamente connessa una revisione completa del corso di formazione in medicina generale, i cui diplomati devono essere in grado di diagnosticare, anche strumentalmente, le malattie di base per tornare ad essere il raccordo tra il territorio e i presidi ospedalieri.

Tali proposte, riportate in estremo riassunto, possono indicare la giusta via per una riforma lungimirante capace di rendere efficiente un servizio così prezioso per il Trentino, territorio che dispone delle risorse finanziarie per fornire ai cittadini una sanità di qualità. Manca ora un terzo fattore, cruciale, per far funzionare le cose: l’attrattività per reperire in tempi brevi il personale medico necessario.

È solo di qualche giorno fa la notizia del disperato appello del Rettore dell’Università di Trento, la quale presenta ora purtroppo bilanci in profondo rosso, tra i 10 e 15 milioni. Un ente fondamentale, strettamente connesso al territorio e dunque alla sanità. Essa può diventare il fulcro della riforma sanitaria, puntando sulla creazione di un centro di formazione medica post-lauream nella nostra provincia. L’Italia non ha infatti problemi a livello universitario, lì il fabbisogno è coperto e anzi talvolta sovrabbondante, il numero di accademie è consono alle necessità del Paese.

Le criticità si accumulano nel percorso dopo il conseguimento del titolo. I giovani medici, gli specializzandi, sono sottopagati e sfruttati, come dimostrano anche numerose inchieste giornalistiche e quindi essi sono sempre più inclini a migrare all’estero. In Italia, a differenza di molti altri Paesi, non si riesce a garantire il percorso di formazione post-lauream ai medici e anche allorquando essi guadagnino l’accesso alle scuole di specializzazione, ricevono trattamenti sia economici che professionali inadeguati. I numeri parlano chiaro, dagli ultimi dati si apprende che sono 6.000 i giovani migranti dal nostro Paese per trovare realizzazione altrove. Su 30.452 contratti di specializzazione banditi dal Ministero (dati 2021-2022) sono 5.724 quelli non assegnati o abbandonati. In percentuale si parla di un 20%, cioè tantissimo, per un Paese che dovrebbe invece profondere ogni sforzo per trattenere i suoi giovani professionisti.

Questa situazione rappresenta una tipica sfida autonomista per il Trentino, che deve tornare a essere così come fu in passato, un laboratorio di idee e innovazioni, possibili proprio grazie al suo particolare status giuridico. Deve cioè elaborare un percorso autonomo per formare i propri medici specialisti. Gli specializzandi, già laureati e abilitati alla professione, possono essere da subito spesi come effettiva forza lavoro dall’Azienda per i servizi sanitari, attivando un percorso formativo che veda lo specializzando come Dirigente medico in formazione, con trattamento carrieristico, economico e pensionistico idoneo alla propria figura professionale, come accade in molti Paesi europei.

Questo si realizza attivando quei canali formativi, nazionali e internazionali che in parte il Trentino già possiede, essendo per esempio connesso a Innsbruck per quanto attiene ai trapianti d’organo. Internazionalizzazione che è già realtà in molti settori e a cui dovranno per forza di cose tendere le aziende ospedaliere per rimanere di qualità. Si noti inoltre come un sistema sanitario lungimirante, il quale offra possibilità di formazione continua, divenga attrattivo anche per i medici già specialisti, creando un volano positivo e contribuendo così alla realizzazione dello scopo.

Tutto questo necessita di una regia. Tale dovrebbe essere il ruolo, fondamentale, da attribuire all’ateneo in campo sanitario e quindi la presa di coscienza che il Governo provinciale ritiene l’università e con essa la cultura un settore di secondo piano, non solo intristisce, ma spaventa, per le ricadute che i mancati investimenti in questa direzione causeranno nell’imminente futuro. Per poter ambire a simili progetti è necessario che il Trentino inverta la rotta. Non è un progetto conciliabile con chi vuole dolosamente distruggere il sistema sanitario pubblico per favorire poi la case di cura private, con chi priva gli ospedali di valle delle professionalità adeguate per fornire servizi di qualità, con chi non sostiene finanziariamente la ristrutturazione di uno dei servizi fondamentali per garantire ai cittadini uguali diritti nell’accesso alle cure.

 

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Alleanza Democratica Autonomista
Dott. Federico Busetti

 

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Casa Autonomia.eu
Paola Demagri
Michele Dallapiccola

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