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SMI TRENTINO * SANITÀ: PAOLI, «SUL PRONTO SOCCORSO EMERGONO CRITICITÀ, MENTRE TONINA PARLA DI “CARTELLI“ E “RICATTI“»

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18.06 - sabato 27 settembre 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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In relazioni alle gravi affermazioni riferite oggi sui giornali a bocca Tonina, sul “ricatto ai primari” e sul presunto “cartello” fatto, e di cui dovrebbe immediatamente ,se vero, interessare la Procura, ricordiamo che il pronto soccorso è la sintesi più estrema di tutto quello che non funziona nel nostro sistema sanitario provinciale.

Per chi arriva a bordo di una autolettiga, in codice rosso, è la zona di confine tra la vita e la morte, dove anche dieci secondi fanno la differenza. Per chi ci arriva con le proprie gambe è il luogo della speranza, o di una traduzione nella sua lingua. Quello di una soluzione rapida non trovata ancora; attendendo mesi che, qualcuno parli con Tonina e trovi una soluzione del CUP!.

Per i dirigenti medici e gli infermieri che ci lavorano, una trincea in cui difendersi da aggressioni verbali e fisiche da parte dei pazienti in attesa da troppo tempo. Le cronache di questi giorni raccontano di episodi terrorizzanti, proprio mentre Trento annuncia la scuola di specializzazione in Emergenza e Urgenza.

Una scuola dove ogni 4 posti, 3 restano vuoti. Nell’anno appena trascorso Agenas (Agenzia Nazionale Interegionale) ha dimostrato che su 18 milioni di accessi in Pronto soccorso, 2/3 sono codici bianchi e verdi, con problemi di salute brevi. Un codice bianco mediamente resta in PS in attesa tre ore (dati SIMEU), e un codice verde quattro ore. Nell’88% dei casi non segue ricovero alcuno. Dei 2/3 di casi dei 18 milioni, 1/3 a loro volta sono accessi impropri. Non dovrebbero neppure essere ammessi in PS, in presenza di alternative soddisfacenti.

Due anni fa, richiestoci da Tonina in persona, SMI aveva dato le soluzioni adeguate. Gli ambulatori codici minori (bianchi, verdi e azzurri) all’interno delle strutture ospedaliere, diretti dai medici di medicina generale, con grande soddisfazione di APSS che ci aveva firmato l’accordo; e dei Direttori del PS, a iniziare da quello di Rovereto.

Ci hanno risposto che dovevamo accettare il triage degli infermieri, mentre i medici di medicina generale non vengono diretti da dirigenti ma si autoorganizzano. E perché allora non si farebbe triage anche nelle sedi di guardia medica sul territorio? Avevamo capito che mancavano infermieri adibiti a codici rossi e gialli. Scopriamo oggi che addirittura verrebbero impiegati per le radiologie agli arti minori in PS. Abbiamo obtorto collo segnalato che la chiave di volta possono diventare le Case di Comunità, in cui raggruppare un consistente numero di medici di base, dotate di presenza infermieristica, per effettuare alcuni esami, di essere equipaggiate di strutture diagnostiche, di essere connesse con l’ospedale al fine del trasmettere immagini, ecg e avere una telerefertazione di consulenza.

Realizzando una sanità di iniziativa che riduce il flusso verso il pronto soccorso. Dove sono? Perché continua Tonina a parlare dei medici di medicina generale se non intende minimamente attivare nulla con loro? Perché non lavora la Casa di Comunità di Ala e di Mezzolombardo? Dove sono gli Ospedali di Comunità per le cure intermedie, dirette dai medici di medicina generale? Sempre per venire incontro alle richieste di Tonina, abbiamo predisposto un progetto che sorpassava il pronto soccorso per quanto riguarda le richieste di radiografie traumatiche ai piccoli arti, filtrando a monte le richieste dei pazienti.

Anche questo è stato stoppato dopo aver avuto l’OK di APSS. Oggi scopriamo che dei vertici aziendali si vorrebbe azzerare proprio quella figura che, con la medicina generale, più ha sintetizzato alcune criticità dei pronto soccorsi. Mentre Tonina parla di “cartelli”, di “Manzana” che decide, di CUP della medicina generale bloccata per mancata formazione che dovrebbe farci la società attualmente appaltatrice del servizio CUP aziendale. Cosi invece che formarci ci blocca i CUP ambulatoriali per gli anziani in prossimità. Se le liste d’attesa sono sempre più lunghe perché gli operatori al telefono non rispondono, o perché sono pochi o per altre ragioni, non si può che accettare il fatto che i cittadini non abbienti vadano al ps dove comunque, attendendo, una risposta subito la ottengono.

Se i medici non vogliono più lavorarci, forse non è per un “cartello”, ma perché i turni sono diventati massacranti, la pressione quotidiana enorme, sono esposti ad un numero sempre crescente di denunce, oltre alla dose quotidiana di insulti, se non vere e proprie aggressioni. La medicina generale è già in prima linea dal 1978 con le sedi di guardia medica, sempre vituperate fino al giorno in cui i Comuni hanno preso atto che le sedi chiudevano.

Tutto questo per uno stipendio recepito dopo 6 anni di università,5 di specialità,15 di anzianità nettamente più basso dei “gettonisti”giovani.I nostri dirigenti recepiscono il 70% meno dei loro colleghi tedeschi e il 40% di meno di quelli inglesi.Il 74% delle borse di specialità disponibile per i medici dirigenti di Emergenza sono andate deserte fino all’anno scorso.

Ma Tonina guarda alla Danimarca. Si attivi, invece che parlare, con i punti di primo intervento nelle valli; con le Case di Comunità ed i medici di medicina generale; attivi il settore dell’emergenza territoriale sanitaria che costava un terzo di quanto costa un infermiere dipendente e che è stato cancellato da una unica regione italiana:il Trentino.Pensi ad avere fiducia dei suoi dirigenti aziendali e di quanti ogni giorno sfornano risposte ai suoi dubbi.

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Dr. Nicola Paoli

Segretario SMI Trentino

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