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LETTERE AL DIRETTORE

AVV. VALERIA PAROLARI * PD: « IL CONGRESSO DI QUESTI GIORNI E CHE SI CONCLUDE CON LE PRIMARIE DEL 26/2, È OCCASIONE PER PROPORRE LA VISIONE DEL TRENTINO CHE VORREMMO »

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10.53 - venerdì 3 febbraio 2023

Egregio direttore Franceschi,

 

invio la mia riflessione sul Pd e sul Congresso, se di interesse. Il Congresso, che si svolge in questi giorni e che si conclude con le Primarie del 26 febbraio, è l’occasione per proporre la visione del Trentino che vorremmo. Il compito spetta a tutti, tesserati e candidati, capaci di ascoltare e cogliere i suggerimenti che provengono dalla cosiddetta “società civile”, di coloro che non sono militanti di un partito, ma che sono detentori del diritto di voto.

Il dibattito congressuale non può trasformarsi in una “bega” interna che allontana gli elettori e che non riesce a convincere quella fetta di cittadini che preferisce non andare a votare, perché delusa dalla politica. Sono molti i fattori che rendono la politica poco attrattiva, ne analizzo solo due: incoerenza e chiusura e volutamente non voglio parlare dell’aspetto più deleterio e forse peggiore, quello relativo alla brutalità degli attacchi personali e all’autoincensamento; di Degasperi mi riesce difficile individuarne nel nostro panorama politico!

Quindi parlo di incoerenza tra quanto si promette in campagna elettorale e quello che poi si pratica nell’attività politica di governo, ma anche di opposizione. Per cambiare il mondo bisogna avere le “redini” del mondo, ma per cambiarlo davvero serve anche la capacità di convincere che ciò che si propone, stando al governo o comunque tra i banchi delle Assemblee Legislative o semplicemente nei Movimenti civili e politici sia la cosa giusta da fare e si convince con la capacità di ragionare e con la conoscenza seria, puntuale, informata dei temi affrontati.
Troppo spesso i programmi elettorali nascono frettolosamente, quasi un obbligo, più che una necessità di pensare e progettare il futuro assieme alle Comunità, a cui si rivolgono.

È altresì vero che i programmi differiscono tra loro e chi vince le elezioni sente il dovere e il diritto di realizzare quanto promesso, ma nella realtà si realizzano pochi progetti, con l’aggravante che si tende a mettere in campo i più divisivi. Si evidenzia così l’incapacità di un vero confronto e di una modalità di partecipazione alle scelte più importanti, senza nulla imparare dagli insuccessi del passato. La politica degli slogan è quella adottata, che riesce facilmente ad attrarre, ma anche a deludere con la stessa velocità e facilità.

L’altro punto é inerente alla chiusura intesa come la poca propensione all’innovazione e al cambiamento, che passa anche attraverso il rinnovamento della classe dirigente. Non sottovaluto l’esperienza politica di chi ha ricoperto importanti ruoli politici o di chi semplicemente ha militato nei partiti, senza guadagnare nulla né in termini economici né in incarichi di un qualche prestigio, anzi penso che la progettazione del futuro debba partire da un’attenta analisi del passato, ma chi ne detiene la memoria non deve considerare ciò che è stato come l’esempio da riproporre e quindi non deve frenare la possibilità anche di cambiamenti radicali rispetto a ciò che di eccellente può aver caratterizzato un dato periodo storico. Ciò che era ottimale ieri, può essere inadeguato oggi. Ciò che invece rimane sempre attuale è il metodo con cui si partecipa e si assumono le decisioni e su questo il passato insegna che c’è molto da correggere.

Il coraggio con cui Letta ha aperto il Congresso a Movimenti e Forze politiche diverse, purché ci sia una chiara espressione, da parte degli organi dirigenti, di voler partecipare alla fase costituente del PD, è un esempio di apertura e di volontà di ascolto dell’intera Società.

Ecco, da ciò possiamo trarre esempio, serve davvero che ci impegniamo ad adottare un metodo partecipativo, che sappia essere mezzo per comunicare quanto si intende realizzare, che sappia cogliere le proposte correttive, alternative e che nulla sia calato dall’alto della classe dirigente. Molti sono gli esempi di partecipazione popolare, con cui assumere le decisioni, presenti nelle democrazie avanzate come la nostra, confrontiamoci su questo e smettiamola di accusare gli altri di perseguire ambizioni personali, nascondendo le proprie.

 

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Valeria Parolari
Avvocata e componente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico

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