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PROF LAURA RUBAGOTTI – TRENTO * ESAMI RIPARAZIONE: « IL LORO RITORNO È OPPORTUNO, AVRÀ EFFETTI POSITIVI SUL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE » (IN ALLEGATO LA PETIZIONE CONSEGNATA AD ASSESSORE BISESTI)

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14.40 - lunedì 5 agosto 2019

All’assessore all’Istruzione dott. Mirko Bisesti. Al dirigente generale del Dipartimento Istruzione dott. Roberto Ceccato. I sottofirmati docenti in servizio negli istituti d’istruzione secondaria del Trentino, avendo appreso dalla stampa locale l’intenzione dell’assessore all’Istruzione di reintrodurre dall’anno scolastico 2020/21 gli “esami di riparazione”, propongono al riguardo le seguenti riflessioni.

Nell’esperienza ultradecennale di applicazione delle “carenze formative” in difformità rispetto al restante territorio nazionale, il sistema adottato in provincia di Trento ha mostrato tutti i suoi limiti. Il titolo di promozione assegnato a giugno rende di fatto ininfluente la verifica condotta sul superamento delle lacune. Ciò determina per alcuni studenti – a causa di un impegno inadeguato o della gravità delle lacune stesse – un percorso formativo che non consente di affrontare efficacemente le difficoltà e di superarle.

L’ammissione all’esame di Stato con “media complessivamente sufficiente” fa il resto, consentendo di conseguire un diploma superiore anche a fronte di più carenze mai sanate.

Per tali ragioni il ritorno all’esame di riparazione è senz’altro opportuno e auspicabile. Esso avrà anche effetti positivi sull’intero sistema d’istruzione, per almeno tre motivi.

1) Responsabilizzerà effettivamente le scuole nel recupero delle lacune. Il superamento delle carenze non può essere affidato a una verifica priva d’influenza immediata e diretta sul percorso formativo degli studenti, ma deve diventare un impegno concreto anzitutto per gli insegnanti, chiamati a fornire gli strumenti necessari ad affrontare e superare le difficoltà.

2) Responsabilizzerà gli studenti rispetto al loro impegno di studio e ai suoi esiti futuri. Non si può pensare all’alternanza scuola–lavoro (comunque da ricalibrare) come mezzo di educazione e orientamento, senza ricordarsi che il primo mestiere di uno studente è lo studio e che le discipline sono il primo fattore di orientamento.

3) Indirizzerà le risorse economiche e logistiche da destinare alla qualità del sistema. Una scuola davvero inclusiva e formativa si preoccupa del recupero effettivo, non solo certificativo, degli studenti bisognosi di maggiore cura. È evidente che il sistema delle “carenze” è stato introdotto per evitare d’investire risorse nelle attività di recupero e sostegno, destinandole invece alla progettualità extra–curricolare o a forme d’incentivo per i docenti (il cosiddetto “bonus”) per nulla limpide. I progetti possono contribuire a qualificare l’offerta formativa, purché non si perda di vista l’obiettivo essenziale: che tutti gli studenti abbiano raggiunto almeno un livello di reale sufficienza nelle materie di studio, condizione senza la quale la scuola non può dare nessun futuro specie agli studenti socialmente più svantaggiati.

Per queste ragioni, i sottoscritti non ritengono il progetto di reintroduzione dell’esame a settembre un “ritorno al passato”, ma la soluzione migliore per le responsabilità educative e formative della scuola di fronte a studenti, famiglie e società.

Nell’auspicio che questo dibattito possa coinvolgere nelle sedi opportune tutti i protagonisti del mondo della scuola, offrono fin d’ora ampia disponibilità a proseguire il confronto.

Le 221 adesioni che seguono sono state raccolte dal 25 al 31 luglio u.s. attraverso un modulo Google che prevedeva la firma virtuale della lettera sopra riportata ed il consenso ad apporre il nominativo sul documento.

 

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Professoressa Laura Rubagotti

Docente presso liceo classico Prati

 

 

Nota; il testo è relativo alla consegna del documento il giorno 1/8/2019

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