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NURSING UP TRENTO * CORONAVIRUS: « PERMANGONO MOLTI PROBLEMI IRRISOLTI E DALLA PAT IL SILENZIO ASSOLUTO »

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11.12 - giovedì 23 aprile 2020

I nostri infermieri ed i nostri professionisti sanitari non sono eroi e non vogliono medaglie, ma soltanto il giusto riconoscimento per il loro grande sacrificio, per la loro grande professionalità e per il loro grande impegno, cosa che purtroppo a livello istituzionale trentino ancora viene a loro negato. Cosa devono ancora dimostrare per avere l’attenzione che meritano da parte della Provincia di Trento?

Non siamo in una “guerra” ma siamo in “sistema di cura” e per curare bene bisogna essere messi nelle migliori condizioni per farlo! Il coronavirus non è il nostro nemico, questo modo di concepire la pandemia è fuorviante! Sconfitto il cosiddetto nemico, resteranno invece i veri problemi della sanità (i veri nemici!) e le soluzioni che bisognerà individuare dovranno essere efficaci e durature nel tempo.

Noi vogliamo riportare l’attenzione su quelli che sono i reali problemi sanitari con i quali dobbiamo convivere, come i continui tagli fatti alla sanità pubblica in questi anni, l’elevatissimo carico di lavoro, lo scarso coinvolgimento istituzionale dei nostri professionisti, una retribuzione tra le più basse d’Europa e decisamente non coerente con il livello di professionalità, di responsabilità, di percorso di studio, la necessità di potenziare ancora di più i servizi di prossimità al cittadino, la fuga all’esterno dei nostri giovani laureati.

Inoltre, il numero di infermieri in Italia per mille abitanti resta tra i più bassi dei 35 paesi considerati nel Rapporto OCSE 2018 (confermato anche nel 2019), come basso è anche il rapporto medici/infermieri. Terminata l’emergenza, si dovrà aprire una profonda riflessione sull’organizzazione dell’azienda sanitaria e delle Apsp trentine, viste le innumerevoli problematiche organizzative emerse, con un largo coinvolgimento della base lavorativa, che ha molte cose da dire e proporre, da questa vicenda se ne esce tutti insieme e non è pensabile gestirla in maniera esclusivamente verticistica.

Il Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria provinciale ha inviato ieri alle parti sociali un documento sui principi generali per il riavvio delle attività lavorative, dove si parla di limitare il rientro al lavoro delle persone ultracinquantenni, ebbene vogliamo ricordare che l’età media di infermieri e sanitari è di oltre cinquant’anni, per loro certi tipi di precauzioni non esistono, visto che hanno dovuto sopportare il peso dell’emergenza coronavirus sulle proprie spalle, lavorando in una situazione di rischio aggravato dalla problematica dell’età elevata.

Ma i disagi per noi non finiscono mai, i figli delle nostre colleghe sono ancora a casa dalla scuola, con l’impossibilità nella stragrande maggioranza dei casi di avere per le stesse la concessione dei famosi 15 giorni di congedo parentale straordinario previsti dal decreto salva Italia, causa impellenti esigenze di servizio.
Abbiamo notizia che molti professionisti sono stati posti in ferie d’ufficio.

Per noi è cosa doverosa concedere al personale un adeguato recupero psicofisico dopo il grande sforzo compiuto, riteniamo però più corretto e confacente garantirlo in primis e per gli aventi diritto utilizzando istituti legislativi come il congedo straordinario parentale di 15 giorni del decreto legge n.18 17/3/2020 e i 3 giorni annui di permesso retribuito per particolari motivi personali o familiari documentati previsti dall’art.31 del CCPL 2006/2009, quindi senza consumare le preziose ferie maturate nel corrente anno. In alternativa, abbiamo chiesto all’amministrazione che sia il dipendente ad optare per un eventuale recupero ore, viste le molte ore di straordinario maturate in questo periodo.

I nostri infermieri sono ora stanchi, spossati e l’enorme stress accumulato in questi 50 giorni ora si fa sentire, le sindromi post-traumatiche iniziano ad emergere, ecco perchè abbiamo proposto alla Provincia di Trento di attivare e prevedere dei congedi straordinari ristoratori, aggiuntivi a quelli già esistenti, che dovranno essere adottati nel tempo in particolare nei confronti di quei reparti che continueranno ad occuparsi della pandemia.

Molte regioni italiane hanno già dato risposte economiche ai loro professionisti per il grande contributo nell’affrontare la pandemia da coronovirus, a questo punto ci domandiamo come mai Fugatti e Segnana non ci abbiamo dato ancora nessuna risposta concreta.

 

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Cesare Hoffer

Coordinatore Nursing up Trento

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