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GUGLIELMI (FASSA) * MINORANZE – REPLICA DICHIARAZIONI CIA: « UNA LINGUA DEVE ESSERE PARLATA DALLA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE NEL TERRITORIO PER ESSERE RICONOSCIUTA DI MINORANZA »

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18.28 - venerdì 29 novembre 2019

Da consigliere provinciale ladino, eletto nel collegio della Val di Fassa, fiera popolazione di minoranza linguistica, è mio dovere porre all’attenzione di tutti alcune considerazioni riguardati le dichiarazioni dell’assessore regionale agli enti locali, Claudio Cia.

Secondo quanto dichiarato da quest’ultimo, si farebbe riferimento alla legge dello Stato del dicembre 1999, la n. 482, la quale prevede che qualora la popolazione di un territorio si dichiari appartenente ad una minoranza linguistica almeno per il 15%, essa sia da considerarsi minoranza linguistica. Se questo è vero, è vero anche che tale legge non si applica d’imperio nella nostra Provincia Autonoma di Trento, in quanto la competenza in materia è provinciale; si ricorda che la parte finale del procedimento di riconoscimento di una lingua come “lingua di minoranza” è di stretta competenza della Provincia Autonoma di Trento.

In secondo luogo, è bene chiedersi perché i nonesi dovrebbero dichiararsi di lingua “ladina – nonesa” e non solamente “nonesa”; lo studio della storia ci insegna che col termine Ladinia si indicano sia la regione storico-geografica delle quattro valli dolomitiche ladine disposte intorno al gruppo del Sella, sia quella, situata più a est, di Cortina d’Ampezzo. Se è anche vero che le valli di Non e Sole a suo tempo facevano parte della Rezia, provincia dell’Impero romano nella quale si parlava una sorta ladino primordiale, è anche vero che nell’accezione più comune di questa minoranza linguistica, il termine ladino esclude tutte le altre zone a parlata ladina/retoromanza, come per esempio quella del Bellunese e del Friuli; è evidente perciò che l’idioma ladino non possa essere ricondotto, in questa accezione, alle valli di Non e Sole.

Questa accezione non vuole essere di certo discriminatoria verso le altre aree di lingua ladina, ma evidenzia che solo nell’area ladina compresa nella Contea del Tirolo già prima dell’annessione al Regno d’Italia nel 1919, si usava il termine Ladinia. Entro questi confini si sono svolti degli eventi storici che hanno portato questo frammentario gruppo linguistico a una maggiore coesione etnica e coscienza territoriale, data, tra le altre cose, anche dall’appartenenza comune al Tirolo storico.

In aggiunta a ciò, è bene sottolineare anche la differente percentuale di popolazione dichiaratasi di minoranza linguistica al censimento della popolazione nel 2011. In Val di Fassa il dato medio fu del 81,1%, con picchi vicini al 90%, in area Mòchena il dato medio fu dell’89% ed infine l’area cimbra presentò un dato di poco superiore all’85%. Tali dati sono notevolmente superiori al 25% raccolto fra la popolazione nonesa, un dato sicuramente buono ed incoraggiante, anche grazie allo stimabile lavoro dell’Associazione Nonesa Ladina Rezia. Il dato citato risulta perciò non sufficiente, a parere del sottoscritto, al netto della legge 482, nel voler rivendicare diritti e tutele di una minoranza linguistica.

Una lingua deve, a parere di chi scrive, essere parlata ed usata dalla maggior parte della popolazione nel territorio nella quale insiste per essere riconosciuta come di minoranza all’interno di un territorio più ampio come per esempio quello Provinciale; difficile risulta riconoscere una lingua di minoranza, quando è essa stessa minoranza nel territorio dove dovrebbe essere usata per la maggiore.

Ancora, ritengo che la nostra Autonomia, ben legata alle minoranze linguistiche riconosciute sul nostro territorio, non deve essere strumento da utilizzare per il riconoscimento di qualsiasi ceppo linguistico come minoranza linguistica; ciò sarebbe davvero un brutto segnale di strumentalizzazione delle minoranze linguistiche, un loro “utilizzo” ai soli fini propagandistici e di “rafforzamento dell’autonomia”. La nostra Autonomia deve essere qualificata da minoranze ad alta intensità di riconoscimento all’interno di un territorio piuttosto che da un elevato numero di minoranze con scarso indice di intensità, quantitativa e qualitativa, legata alla minoranza stessa.

Nel comunicato dal quale partono queste mie considerazioni , il collega ed amico Claudio Cia si firma come assessore regionale; viene da chiedersi se questa sia una svista o invece, nel caso fosse voluto, è bene rimarcare ancora una volta il fatto che la disciplina riguardante le minoranze è di competenza provinciale, mentre per quanto concerne la Regione, le tematiche in questione sono in capo all’assessorato di Manfred Vallazza, assessore appunto alle minoranze linguistiche.

Anche in un gruppo coeso possono esistere posizioni ed ideali diversi rispetto a tempi specifici, non è una novità né un attestato di disistima nei confronti di chi la pensa diversamente; per questo motivo ho voluto chiarire la mia posizione, la mia idea in merito, peraltro da sempre sostenuta anche prima di essere Consigliere Provinciale, ma in qualità di leader del mio movimento politico.

 

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Consigliere Provinciale Ladino Luca Guglielmi

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