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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA POMERIGGIO: « NO ALLA MOZIONE DELLE MINORANZE PER L’ATTIVAZIONE DI UNA COMMISSIONE D’INDAGINE SUL COVID-19 »

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19.23 - giovedì 4 febbraio 2021

Sessione di febbraio conclusa in Consiglio provinciale con il no alla mozione delle minoranze che chiedevano l’attivazione di una commissione d’indagine sul Covid-19.

Un dibattito durato due ore e concluso con la bocciatura della mozione proposta da sei esponenti di minoranza che chiedeva di impegnare il presidente Kaswalder a nominare una commissione d’indagine dell’assemblea legislativa sulla pandemia da Covid-19, ha concluso nel pomeriggio la prima sessione mensile in aula del Consiglio provinciale. Esaurite le mozioni – poco prima l’aula ne aveva approvata un’altra sull’Euregio proposta da Ossanna – all’ordine del giorno rimanevano 12 interrogazioni che però non c’era il tempo di discutere e sulle quali, quindi, la Giunta invierà ai consiglieri interessati la risposta scritta preparato per oggi.

A seguire il presidente Kaswalder ha riunito i capigruppo ai quali ha sottoposto la richiesta, accolta, di assegnare la procedura d’urgenza all’esame del disegno di legge 82 proposto dall’esecutivo sui nuovi buoni pasto per il personale della Provincia e dei Comuni. La norma era stata inizialmente inserita sotto forma di emendamento in un altro ddl (l’81) proposto dall’assessore Tonina e oggetto di audizioni nei giorni scorsi in III Commissione. Dopo le consultazioni l’esecutivo ha preferito dedicare al provvedimento un apposito ddl che ora, sulla base della decisione dei capigruppo, potrà essere esaminato già martedì prossimo dalla I Commissione e che approderà in aula, grazie alla procedura d’urgenza, nella seduta del 23, 24 e 25 febbraio.

 

All’inizio della seduta pomeridiana, dopo la replica di Paolo Zanella (Futura) è stata votata all’unanimità, come auspicato dal proponente, la mozione sulla chiusura del quotidiano il “Trentino”.

 

Mozione 248 di Lorenzo Ossanna (Patt): Accendiamo l’interesse per l’Euregio.

La mozione, votata all’unanimità, impegna la Giunta a proseguire nel sostegno e nel rafforzamento della comunicazione relativa alle funzioni del Gect – Euregio e delle attività che svolge, nella consapevolezza dell’importanza delle attività per i cittadini del Trentino, dell’Alto Adige e del Tirolo. Parere positivo della Giunta espresso da Fugatti, il quale ha detto che c’è un percorso, in tema di informazione, avviato (si pensi ai cartelli messi ai confini euroregionali e alla bandiera dell’Euregio posta ai confini veneti e lombardi) e ci sarà presto una sede informativa del Gect a villa Moggioli in via Grazioli a Trento. Alessia Ambrosi (Lega) ha affermato che nella commissione Euregio si lavora sulla base dei 19 documenti approvati a Merano anche se si fa sentire il peso del Covid. Il 2021, ha ricordato, sarà anche l’anno dei 60 musei dell’Euregio. La nuova sede, ha continuato, sarà una vetrina che permetterà anche ai giovani di conoscere il lavoro dell’Euregio. Luca Guglielmi (Fassa), sottolineando l’importanza dell’Euregio e della presidenza trentina di questo organismo, ha affermato che ci si deve muovere sul fronte del turismo sui tre territori. Infine, ha auspicato che il presidente della Giunta vada avanti anche con l’informazione sul territorio. Ossanna, in replica, ha ricordato che tanti sono gli argomenti per una collaborazione transfrontaliera, ma va creata una coscienza favorevole a questa realtà che fa parte della storia del Trentino.

 

Mozione 307 di Ferrari, Zanella, Coppola, Degasperi, Marini e Rossi: attivazione di una Commissione consiliare di indagine su Covid-19.

Dopo un dibattito durato quasi 2 ore, la mozione è stata respinta dal Consiglio con 11 sì, 20 no e un voto di astensione (De Godenz). Il dispositivo prevedeva di impegnare il presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, “ad attivare la procedura prevista dagli articoli 16 e 148 del regolamento interno del Consiglio finalizzata alla nomina di una commissione consiliare d’indagine sulla pandemia da Covid-19, che operi secondo le modalità e i limiti temporali indicati in premessa, e, comunque, nel rispetto della disciplina regolamentare consiliare, allo scopo di verificare il tasso di effettiva diffusione del virus Covid-19 sul territorio Trentino, le modalità del suo monitoraggio, la trasmissione degli esiti di esso alle autorità preposte e le azioni adottate per la sua gestione”.

 

Sara Ferrari, capogruppo del Pd, ha ricordato che le commissioni d’indagine sono organismi del Consiglio e servono per approfondire le tematiche in corso, affrontarle politicamente e se possibile migliorarle. Sul modello della commissione sui minori e su Vaia. L’emergenza Covid è stata ed è un inedito ma, nella seconda ondata, il Trentino si è trovato con numeri pesanti nei ricoveri e purtroppo decessi sui quali siano risultati secondi solo alla Lombardia. Eppure, nonostante i dati, il Trentino è stato considerato a basso rischio. I dati reali sui contagi, seppur non richiesti dal ministero, si conoscevano e le minoranze, segnalando le incongruenze, hanno chiesto a Fugatti di intervenire con restrizioni in base ai numeri reali. Sara Ferrari ha detto di aver proposto a Fugatti un emendamento per sgombrare il campo da una ricerca dei colpevoli ma per andare a cercare i perché ci sono stati elementi di fragilità, anche in prospettiva del nuovo modello per la sanità annunciato dalla Giunta. A questa proposta, ha ricordato la capogruppo dem, è stato detto no perdendo così un’occasione. Invece, l’intento, non era quello della tifoseria, ma quello di capire e disegnare una sanità trentina che sia pronta ad affrontare emergenze come quelle del Covid.

 

Alex Marini (Misto-M5S) ha detto che l’atteggiamento della Giunta, incomprensibile, va a scapito anche dello stesso governo provinciale. In Veneto c’è la commissione d’inchiesta sulla pandemia per studiare il contagio nelle Rsa, così in Lombardia e in Alto Adige sull’acquisto delle mascherine. Commissioni, istituite già nella prima ondata, presiedute da esponenti di opposizione che hanno dimostrato il coraggio di quelle amministrazioni che sono dello stesso colore di quella trentina. L’esponente pentastellato ha ricordato che la Quarta commissione, sull’emergenza sanitaria, non ha mai ascoltato neppure i rappresentanti delle professioni sanitarie.

 

Lucia Coppola (Misto-Europa Verde) ha detto che non ci sono intenti accusatori ma la volontà di approfondire in modo organico a fronte delle difficoltà che la nostra popolazione stanno affrontando. Coppola ha ricordato che le minoranze hanno mostrato spirito costruttivo nella partecipazione alle commissioni speciali volute dalla maggioranza. Per questo ha chiesto al presidente Fugatti di ripensare al suo no.

 

Roberto Paccher (Lega) ha affermato che una commissione d’indagine non può portare nulla di buono, anzi rischia di danneggiare l’immagine del Trentino. La nostra terra ha avuto l’orgoglio di essere sempre stato zona gialla che ha permesso alle attività economiche di sopravvivere. L’esponente leghista ha ricordato che le limitazioni non hanno dato grandi risultati, inoltre l’Rt trentino è il più basso d’Italia. La battaglia politica, ha continuato, non può arrivare a danneggiare il Trentino. Si sono fatte comparazioni con l’Alto Adige, ad esempio sui tamponi di massa, che però hanno messo in evidenza che la strada scelta dalla Giunta è stata giusta.

 

Paolo Zanella (Futura 2018) ha espresso amarezza per il no all’emendamento Ferrari anche perché l’intento della commissione d’indagine sarebbe quello semplicemente di capire. Nessuno vuole istituire dubbi tra una popolazione che li ha già. La commissione invece permetterebbe di dissiparli e di capire perché siamo rimasti gialli. C’è un’evidente incongruenza sui dati che non è detto dipenda dal Trentino ma che richiede chiarezza.

 

Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha ricordato che la trasparenza da parte della Pat è stata totale e si è chiesto quale sia il senso della richiesta di una commissione quando ci si trova di fronte a una popolazione impaurita, ad un mondo del lavoro in ginocchio. Sembra quasi che si cerchi di alimentare il dubbio e il sospetto, una politica che fa male al Trentino. Provincia che ha potuto tenere un livello di vita accettabile anche grazie alla visione e alla strategia che Giunta e strutture sanitarie hanno dimostrato. Bolzano, indicato come esempio, con la campagna di screening di massa, è passato un messaggio che tutto andava tutto bene che ha portato l’Alto Adige di nuovo vicino alla zona rossa. Errori ne sono stati fatti, ha detto ancora Cia, ma meno rispetto a regioni che hanno bloccato la vita dei cittadini. La mozione, per l’esponente di Fratelli d’Italia, non ha obiettivi chiari e ha ricordato che nessuno ha chiesto la convocazione della Quarta commissione. Infine, si è chiesto che senso ha, oggi, discutere dei dati di novembre. Meglio sarebbe istituire una commissione anticrisi per il rilancio del post Covid.

 

Filippo Degaperi (Onda Civica) ha proposto di cambiare il nome dell’organismo per evitare che sia percepito in termini negativi e ha ricordato l’esempio costruttivo della commissione di studio sulla tempesta Vaia. Secondo Degasperi, se si concepisce uno strumento come questo con una certa laicità, potrebbe rivelarsi utile per dimostrare come le responsabilità di quel che è accaduto con il Covid non gravino né esclusivamente né prevalentemente sulla Giunta. La commissione potrebbe permettere di scoprire dove stiano i problemi e di prevenire errori futuri. Degasperi ha negato di aver mai preso come riferimento l’Alto Adige e di aver invocato lockdown o zone rosse per il Trentino. E ha aggiunto che se un tema come questo dovrebbe, come sostiene il presidente, essere lasciato agli scienziati e agli storici, basterebbe coinvolgere in quest’organismo anche queste figure. Ha infine ricordato che in Inghilterra, tra i Paesi più colpiti dalla pandemia, Boris Johnson si è reso disponibile a creare una commissione sul Covid. E ha concluso: sfuggire a uno strumento di questo tipo concorre ad alimentare i dubbi anziché a dipanarli.

 

Ugo Rossi (Patt) ha chiesto alla Giunta come mai non abbia fornito i dati sui tamponi molecolari di conferma della positività emersa dai test rapidi antigenici, dati oggetto dall’impegno contenuto nella risoluzione approvata quasi all’unanimità dal Consiglio in aula il 4 dicembre scorso. Rossi ha invitato il presidente Kaswalder, nel caso ancora l’esecutivo non desse risposta alla domanda di questi dati, di sollecitare la Giunta a soddisfare la richiesta. O quantomeno a spiegare perché non viene data e quando si darà.

 

Il presidente della Giunta Fugatti ha motivato il no alla mozione delle minoranze citando un passaggio dell’intervento di Sara Ferrari, nel quale la prima firmataria del documento aveva dichiarato che il dubbio sull’operato della Giunta era “senz’altro infondato”. Il presidente ha ribadito che i dati forniti dalla Provincia hanno sempre rispettato le indicazioni e le richieste delle autorità nazionali da cui erano richiesti e che non hanno mai eccepito nulla al riguardo. Tant’è che il Trentino è l’unico territorio ad essere rimasto sempre giallo in Italia. Sulla gestione dei dati relativi ai test antigenici, Fugatti ha detto che fa testo la tabella emanata ogni giorno dal ministero della salute a partire dal 3 dicembre scorso, giorno a partire dal quale Roma ha chiesto il numero di questi tamponi. E ha aggiunto che ad oggi in 6 o 7 regioni importanti i test antigenici resi noti sono pari a zero, oppure arrivano a 50 o 100. Il che dimostra una certa disomogeneità e difficoltà nella classificazione di quel dato. Non tutti ne tengono conto. Non c’è bisogno di una commissione d’indagine se dal 3 dicembre scorso la Provincia fornisce questo dato che il ministero della salute non ha mai messo in discussione. .

Ferrari ha riconosciuto di aver dichiarato che il dubbio sulla malafede della Giunta è infondato. Ma a suo avviso dovrebbe comunque essere il presidente a dimostrare che quel dubbio non è fondato, perché è lui che l’ha generato. Non si spiega infatti come sia stato possibile registrare il massimo dei decessi da una parte e il minimo dei contagi dall’altra. “Non c’è una logica in questo, qualcosa non torna – ha proseguito – ed ecco allora che occorre indagare con una commissione sul perché di questa incongruenza. Se non lo si fa i conti continuano a non tornare i conti e il dubbio diventa giustificato”. Secondo Ferrari i conti non vanno fatti per decidere di chi è la colpa, ma per capire meglio cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa non dobbiamo lasciare che succeda nei prossimi mesi. Le macchie indelebili sull’immagine del Trentino si fugano con la trasparenza. Se il colore giallo del Trentino è un merito, allora è un demerito il numero dei ricoveri e dei decessi. Da questo dilemma non si esce rifiutandosi di fare una verifica. Anche perché, ha ricordato la consigliera, in due regioni leghiste come il Veneto e la Lombardia, sono state istituite analoghe commissioni d’indagine sul tema. Questo strumento permetterebbe di analizzare tutti assieme quel che è successo per rendere più sicuro e tutelato il nostro sistema. Indagare vuol dire approfondire e andare al fondo delle cose, non accusare qualcuno. Ferrari ha ricordato che il presidente aveva dichiarato in aula la sua preoccupazione che il Trentino potesse diventare arancione. “Non si tratta di essere orgogliosi del colore giallo – ha concluso – ma di prestare la massima attenzione possibile per non peggiorare la situazione. Il Trentino deve sì essere orgoglioso, ma della sua trasparenza, serietà e responsabilità, che comprende anche la capacità di riflettere su se stesso. La consigliera ha infine lamentato il fatto che oltre a questa mozione la maggioranza aveva già bocciato la proposta di un tavolo sulla futura gestione del Covid nel Trentino.

 

Marini ha ricordato una proposta di risoluzione, la 34, discussa nel novembre scorso ma respinta dall’aula consiliare, che sottolineava l’opportunità di dare una risposta coordinata ed efficiente alla crisi convocando in seduta permanente la IV Commissione, valutando anche sedute congiunte con le altre commissioni consiliari, in relazione all’emergenza sanitaria Covid-19.

 

Giorgio Tonini (Pd) ha espresso preoccupazione per la replica del presidente Fugatti, dicendo di non capire il perché di questa chiusura. Le opposizioni, ha ricordato, avevano manifestato alla Giunta il massimo di solidarietà anche umana fin dagli inizi della pandemia, quando tutti eravamo stati colti impreparati e non si disponeva nemmeno delle mascherine. Tonini ha citato l’esempio della commissione istituita dal Senato americano durante l’amministrazione Bush sull’11 settembre, dal momento che quell’attentato aveva colto impreparati anche i servizi segreti degli Usa. Si voleva capire che cosa non aveva funzionato dal punto di vista strutturale. Dopo questo no della Giunta, ha osservato, non si capisce quale terreno di confronto resti per collaborare al bene del Trentino in questa fase emergenziale, sia pur nella distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione. Per Tonini non è chiudendosi in questo modo che si difende il buon nome del Trentino. Da qui ad agosto – ha concluso – cambierà il modello della sanità in Italia: si potrebbe allora iniziare fin d’ora a ragionare insieme per prepararsi a questa svolta. E ha concluso con la domanda: di cosa avete paura?

 

Mara Dalzocchio (Lega) ha giudicato legittimo chiedere informazioni ma ha aggiunto che è sbagliato tentare, come fanno le minoranze con questa mozione, di screditare l’operato della Giunta sul tema Covid. Sospettare che la Giunta abbia manipolato dei dati non fa il bene del Trentino e non fa bene ai trentini, perché i dati sono stati inviati a Roma come richiesto dall’Istituto superiore di sanità. Lo stesso dottor Brusaferro ha sempre riconosciuto la correttezza dei dati trentini. La consigliera ha ricordato che ogni volta che si è parlato di dati le discussioni in quest’aula sono sempre state animate dal tentativo di screditare l’esecutivo fino alla richiesta di dimissioni dell’assessore Segnana. Con le dirette televisive la Giunta ha sempre informato i trentini dei contagi e dei tamponi. Inoltre durante l’emergenza la Provincia di Trento è stata la prima in Italia a prendere l’iniziativa in varie occasioni e materie, ad esempio predisponendo un protocollo sperimentale per effettuare tamponi rapidi antigenici nelle farmacie, o aprendo per prima le scuole dell’infanzia nel giugno scorso. Dobbiamo essere orgogliosi che il Trentino sia sempre rimasto giallo, e questo dimostra la correttezza dei dati forniti dalla Provincia. Anzi, per la capogruppo leghista il Trentino ha gestito la pandemia meglio del governo. A questo punto quindi, ha concluso, le polemiche delle opposizioni non sono più accettabili.

 

Giorgio Leonardi (FI) ha osservato che le indagini si fanno quando qualcuno vuole trovare dei colpevoli o persone da mettere sotto accusa. Una commissione d’indagine sarebbe a suo avviso inutile perché i dati ci sono e c’è un azienda sanitaria che ha sempre lavorato bene. Per Leonardi gli esponenti di opposizione che tentano di individuare solo le cose che non sono andate bene danneggiano con la dietrologia il Trentino. “Portate i documenti in Procura”, ha concluso.

 

Zanella ha evidenziato che se solo si rispondesse alle domande poste dalle minoranze non sarebbe stata fatta questa mozione per chiedere una commissione d’indagine. Zanella ha ricordato le domande da lui poste sui dati fuori scala che emergono dalla gestione della pandemia in Trentino, sull’Rt terzo più alto d’Italia, sul numero dei morti, dei ricoveri, sui ritardi nel fornire questi dati, ecc. Se non si vuole istituire una commissione d’indagine, ha concluso, si istituisca una commissione di studio per capire cos’è successo nel nostro territorio. Altrimenti questo vuol dire che non c’è la volontà di capire. E di questo la Giunta si deve assumere la responsabilità.

 

Cia ha motivato il suo voto contrario alla mozione perché la Giunta ha ben condotto la sua lotta contro l’epidemia, come dimostra il fatto che il 15 febbraio si potranno riaprire le piste da sci del Trentino come nelle altre zone gialle, cosa che rimarrà invece vietata nelle regioni arancioni e rosse. Segno che il lavoro portato avanti dalla Giunta è stato giudicato dalle autorità nazionali meritevole di rispetto.

 

Degasperi ha detto che i dati testimoniano che questa gestione della pandemia non ha fatto bene ai trentini. E’ stato detto infatti, ed è vero che il Trentino primeggia. Ma il problema è che primeggia – e non di poco – per l’incidenza della mortalità. Tra modalità di gestione e risultati il divario è tale che una commissione di studio sarebbe poco. L’incidenza della mortalità per Covid in Trentino è di 2,2 per mille mentre nel resto d’Italia è all’1,49. Questo sì è un primato da ricordare e che sta anche alla base della richiesta di approfondimento con una commissione. Finora la Giunta ha detto che a queste domande le risposte ancora non ci sono. Ma proprio a questo servirebbe la commissione d’indagine. Se è vero che c’è stata un’ottima gestione, allora i risultati dovrebbero essere diversi da quelli che registriamo. E meritano di essere approfonditi. I primati andrebbero resi noti tutti e non solo alcuni.

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