Attentato incendiario nella notte alla Chiesa di San rocco in corso Bettini a Rovereto, quella di Don Matteo Graziola, tenace difensore del diritto dei bambini a nascere e vivere.
Coraggio che gli viene dalla sua fede in Cristo e non dalla smania di piacere ad ogni costo a tutti; per questo è stato più volte preso di mira da politici, o presunti tali, e da cattolici “progressisti”, perfino con il colletto sacerdotale.
Recentemente nella Chiesa di San Rocco aveva promosso l’allestimento di un presepe con l’intento di richiamare tutti a riflettere sul dramma dell’aborto, una rievocazione moderna della strage dei Santi Innocenti, i bambini di cui Erode ordinò l’uccisione con l’intento di eliminare Gesù in tenera età. Qualcuno però non ha gradito… e ha dato fuoco al portone della chiesa!
La violenza è e rimarrà sempre l’espressione degli incapaci.
Ciò che però mi preoccupa, non è tanto la violenza dei frustrati della vita, ma il silenzio complice di quanti sbraitano per il rispetto dei diritti civili, e minimizzano ingiustizie tra le quali il dramma dei bimbi strappati dal grembo materno e gettati nei contenitori dei rifiuti speciali ospedalieri; una delle più vergognose violazioni dei diritti umani.
Ringrazio Don Matteo per suo il suo coraggio e mi auguro che il Vescovo non chiuda questo luogo di culto per non “dare fastidio” e assecondare la realpolitik del pensiero unico seguendo la via dell’ambiguità: almeno la Chiesa ha la fortuna di non avere problemi di scadenze elettorali, tali da condizionarne l’agire.
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Cons. Claudio Cia