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COMUNE DI TRENTO * 25 APRILE: SINDACO IANESELLI, « IL FUTURO DIPENDE DALL’EREDITÀ DI CUI CI SENTIAMO PORTATORI E DALLE NOSTRE SCELTE »

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10.47 - domenica 25 aprile 2021

Autorità, gentili ospiti, signore e signori, oggi festeggiamo il settantaseiesimo anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. È con convinzione, è con ostinazione che, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, riteniamo non solo giusto, ma necessario, fermarci a ricordare le origini della nostra democrazia. Negli ultimi anni non di rado si sente dire che alla fatica della memoria sia preferibile la leggerezza dell’oblio: per non dividere, per convenienza, sarebbe più saggio dimenticare, rimuovere tutto quello che può evocare divisioni e rancori. Noi siamo qui per fare esattamente il contrario: contro le tentazioni, oggi in voga, di ridurre la complessità del passato, sentiamo il dovere di rievocare l’impresa eccezionale delle donne e degli uomini della Resistenza. Non è un ricordo fine a se stesso quello di oggi: è un ricordare per attingere, in questo tempo difficile, a un tesoro di valori di cui abbiamo più che mai bisogno. La libertà, la giustizia sociale, la fratellanza, la pace, l’internazionalismo sono l’eredità irrinunciabile del 25 aprile e insieme rappresentano l’orizzonte dell’Italia repubblicana.

Il rischio è che queste parole risuonino vuote e non sappiano più parlare al nostro mondo. Morti molti protagonisti di quel periodo tragico, la Resistenza corre il pericolo di diventare passato remoto senza punti di tangenza con l’oggi. È doveroso allora impegnarci a conoscere e a raccontare meglio quegli anni,  studiare, adottare nomi e storie, anche quelle meno conosciute, per sottrarle all’usura del tempo e farle diventare condivise. Giorni fa, leggendo della liberazione tardiva di Trento nei primi giorni di maggio, mi sono imbattuto nella vicenda di quei partigiani che nelle ultime ore di guerra, dopo la resa delle forze nazifasciste in Italia, hanno continuato a presidiare la città per impedire saccheggi, distruzioni e ritorsioni. Tra loro Ivo Maccani, studente universitario e comandante partigiano di soli 26 anni, ucciso da un soldato delle Ss il 2 maggio del 1945. Quella stessa sera, mentre si trovava di guardia a un ponte sul Fersina, Renzo Nardon muore a 17 anni durante una sparatoria con la retroguardia tedesca. E il partigiano Desiderio Andreatta, 39 anni, sposato con tre figli, viene falciato a Gabbiolo da soldati tedeschi sbandati. Alla fine, nelle strade di Trento, quel 2 maggio in cui la guerra sembrava già finita hanno perso la vita otto partigiani, che hanno solo intravvisto la Liberazione, ma non sono riusciti a viverla e ce l’hanno lasciata in custodia. Oggi siamo qui anche per loro e grazie a loro.

In verità la Liberazione è un processo che non finisce mai e che richiede tuttora il nostro vigile impegno. Tanto più oggi che la pandemia ci ha reso più deboli colpendo la nostra economia e aprendo profonde ferite anche a livello sociale e politico. L’assalto al Campidoglio a Washington dello scorso 6 gennaio ci dimostra che anche una delle prime democrazie dell’epoca moderna può finire sotto attacco quando qualcuno soffia sul fuoco invece di dare risposte al  disagio e alla sofferenza. Se c’è una lezione che abbiamo imparato dal fascismo, è che il vuoto lasciato dalla rappresentanza viene riempito da sciamani e apprendisti stregoni. Allora, è bene rammentare che ogni generazione ha la sua resistenza da fare: e lo dico innanzitutto per noi, rappresentanti delle istituzioni, per noi generazione adulta che forse non sempre ha saputo essere all’altezza delle sfide della nostra democrazia, e per i giovani, chiamati a rifare l’Europa, a combattere in difesa dell’ambiente, a reclamare il diritto al futuro.

Il 25 aprile non è una festa rivolta al passato, non è un anniversario polveroso. Il 25 aprile è il giorno in cui si rinnova il patto su cui si regge la nostra democrazia. Il 25 aprile è per il presente e per il mondo che verrà. Come ha scritto Vittorio Foa, dobbiamo coltivare la nostalgia del futuro: un futuro che dipende dall’eredità di cui ci sentiamo portatori e dalle nostre scelte.

A tutti voi buona festa della Liberazione.

 

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Franco Ianeselli

Sindaco Trento

 

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